Il partito dei Romantici

Un classicista anomalo: Giacomo Leopardi Qualche mese dopo, anche Giacomo Leopardi, nella Lettera ai sigg. compilatori della Biblioteca italiana (luglio 1816), si allinea sostanzialmente alle tesi classiciste, senza però contribuire nei fatti al dibattito, dal momento che il suo scritto sull argomento non viene pubblicato. Come vedremo, Leopardi rifiuta di avvicinare l immaginario italiano a quello dei poeti romantici, timoroso che un imitazione dei loro temi e del loro stile comporti lo smarrimento di una gloriosa identità culturale. Due anni più tardi, nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica (1818), il poeta ribadisce la necessità, per l artista moderno, di essere originale, rifiutando però di ispirarsi all attualità: le tendenze realistiche che egli vede affermarsi nella letteratura europea devono essere sostituite dalle passioni, dai sentimenti e dalle istanze soggettive di cui i classici costituiscono la massima e ineguagliabile espressione. La posizione teorica di Leopardi è indubbiamente anomala: la sua esaltazione della letteratura antica avviene infatti mediante l insistenza su concetti come illusione , fantasia e immaginazione , certo più vicini alle idee poetiche dei Romantici che a quelle seguite dai Classicisti. va letteratura romantica la «poesia de vivi , contrapposta alla «poesia de morti , quella classicista , salvo poi fingere di aver scherzato (la lettera è, appunto, semiseria) e tornare a esaltare i caratteri dell arte classica. L opera definisce un nuovo ruolo per il poeta, non più distinto dal resto dell umanità, ma immerso nella società in cui vive e della quale interpreta sentimenti e ideali. Tutti gli esseri umani, afferma Berchet, hanno un innata tendenza alla poesia, che si manifesta fortissima in alcuni e rimane passiva in altri. Sta a coloro a cui la natura ha donato in maggior misura questa disposizione dell anima il compito di farsi capire dal «popolo , cioè da quel pubblico che si distingue sia dai rozzi e insensibili «Ottentotti , ossia dalle masse incolte e analfabete, sia dagli stanchi e raffinati «Parigini , cioè dal mondo chiuso ed elitario degli intellettuali. Il concetto di popolo che ha in mente Berchet corrisponde sostanzialmente alla borghesia colta, la classe sociale che possiede gli strumenti culturali per avvicinarsi alla letteratura romantica. La nuova arte sarà popolare se saprà rivolgersi a questo ceto, esprimendosi con argomenti adatti alla sensibilità collettiva e tramite un linguaggio più moderno e accessibile, che superi le regole ereditate dalla tradizione classica. IL PARTITO DEI ROMANTICI Borsieri, di Breme e Berchet Nel 1816 il dibattito viene fortemente orientato dalla pubblicazione di alcuni testi che, in virtù della loro importanza nella definizione della nuova poetica, sono stati poi considerati come veri e propri manifesti del Romanticismo italiano. A sostegno delle teorie della de Sta l interviene un gruppo di intellettuali milanesi, tra cui compaiono Pietro Borsieri (1788-1852), Ludovico di Breme (17801820) e Giovanni Berchet (1783-1851). Borsieri auspica che la letteratura italiana sappia immergersi nella società e raggiungere un nuovo pubblico grazie a generi popolari come il romanzo. Di Breme esorta gli italiani a riconoscersi eredi, più che dei greci e dei latini, dei padri fondatori della nostra lingua e letteratura, da Alighieri a Petrarca fino a Tasso, tutti considerati romantici in quanto portatori di modernità e originalità creativa. Il testo più importante ed efficace a sostegno delle testi romantiche è la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo (1816) di Berchet. Rivolgendosi al figlio, Grisostomo gli consiglia di seguire i dettami della nuo- L esperienza del Conciliatore Il dibattito tra Classicisti e Romantici prosegue negli anni successivi e decisivo si rivela soprattutto il ruolo di una seconda, prestigiosa rivista milanese, Il Conciliatore . Animata da Silvio Pellico, Giovanni Berchet, Pietro Borsieri, Federico Confalonieri (1785-1846) ed Ermes Visconti (17841841), sin dalla sua fondazione, nel 1818, essa aspira a diventare l organo ufficiale delle idee romantiche, cercando di conciliare (da qui il titolo) la critica letteraria con l indagine sui problemi scientifici, economici, sociali e politici, necessaria, quest ultima, per il progresso collettivo e, come si afferma nell introduzione al primo numero, per l «utilità generale . Sul piano culturale, tale impostazione si traduce nell invito a sprovincializzare la letteratura nazionale e a trasformarla in uno strumento di divulgazione, finalizzato in primo luogo alla crescita della coscienza civile e della sensibilità patriottica. A poco più di un anno dalla fondazione, il foglio viene però bandito dalla censura austriaca e i suoi principali animatori verranno poi dispersi dalla repressione seguita ai moti del 1821. L EPOCA E LE IDEE / 13

Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi
Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi