Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi

loro abitanti. Ciò mostra come la natura sia indifferente allo stesso modo agli uomini e al le formiche; essa non si interessa né agli uni né alle altre, e dunque l uomo non ha alcun privilegio particolare rispetto agli altri esseri viventi, dei quali condivide la sorte, ugual mente inserita nell eterno ciclo di nascita, trasformazione e morte. Sesta strofa: l indifferenza della natura Il personaggio, evocato a questo punto, di un contadino che scruta preoccupato i segni del Vesuvio, sembra prelevato a prima vista da una scena idillica (in questa direzione van no, oltre che l immagine del villanello, v. 240, anche quelle dell ostel villereccio, v. 250, e del picciol campo, v. 264): in realtà la sua innocenza sottolinea per contrasto l onnipoten za devastatrice della natura, che lo costringe a lasciare ogni avere pur di mettersi in salvo con la famiglia. Il destino che incombe su di lui è lo stesso che ha travolto l antica Pompei, ora tornata alla luce grazie agli scavi archeologici e descritta con un gusto delle rovine e del macabro cimiteriale, influenzato dalla letteratura preromantica. Qui però all intento puramente estetico si sostituisce quello ideologico: alla civiltà uma na si contrappone la natura, insensibile all uomo e alle sue realizzazioni. Essa si perpe tua attraverso un tempo lunghissimo, incurante delle generazioni e delle epoche storiche. Settima strofa: il coraggio della ginestra e la dignità dell uomo Infine il discorso torna al punto di partenza: il poeta si rivolge infatti nuovamente alla gi nestra, meditando sulla sua situazione. Anch essa, prima o poi, dovrà soccombere anco ra una volta al furore distruttivo del vulcano, ma si piegherà sotto la lava senza protesta re. Leopardi ammira nella ginestra la dote dell umiltà: non come accade con l uomo la sottomissione codarda e magari anche un po ipocrita alla divinità (il tuo capo [ ] / [ ] non piegato [ ] / codardamente supplicando innanzi / al futuro oppressor, vv. 306309) e neppure, al contrario, la sciocca esaltazione di sé (eretto / con forsennato orgoglio inver le stelle, vv. 309310) nel credersi appartenente a una specie superiore alle altre. Il mes saggio di Leopardi è chiaro: la constatazione del dolore e dell infelicità che avvolgono la vita umana non deve condurre né alla falsa opinione di un impossibile immortalità né a una resa rinunciataria, ma a un accettazione dignitosa del destino. Le scelte stilistiche Le variazioni di ritmo Il testo è abilmente costruito sull alternanza tra fasi descrittive, squarci paesaggistici e momenti riflessivi. E a seconda delle situazioni, il poeta varia il ritmo della versificazione. Così troviamo, per esempio, nella sequenza della distruzione, nella quinta strofa, un ritmo incalzante ottenuto attraverso il ricorso a una serie di climax ascendenti (spesso scanditi dal polisindeto): schiaccia, diserta e copre (v. 211); di ceneri e di pomici e di sassi (v. 215); di liquefatti massi / e di metalli e d infocata arena (vv. 220221); confuse / e infranse e ricoperse (vv. 224225). A fasi di forte tensione drammatica come questa, ne seguono altre in cui il periodare è meno concitato, come nella quarta strofa, in cui la meditazione sull in finità dell universo si distende nel movimento di periodi assai lunghi, caratterizzati dall i potassi. L autore riesce a conseguire i diversi effetti ritmici anche modulando di volta in volta quella successione di endecasillabi e settenari che la canzone libera gli consente con la massima flessibilità: prevalgono gli endecasillabi nelle fasi più distese (per esempio, per limitarci alla prima strofa, quando viene descritta la ginestra: vv. 48; 1416; 3437), men tre sono più frequenti i settenari nei passaggi dal ritmo più incalzante (a partire dai primi tre versi del testo, con la presentazione del vulcano minaccioso). L alternanza dei toni Alla variazione del ritmo corrisponde spesso un analoga variazione del tono, che alterna mo menti ragionativi, accenti polemici e inflessioni liriche. Una delle modalità espressive più ri correnti è quella dell ironia, che a volte sconfina nel sarcasmo. Ciò avviene per esempio quan do Leopardi vuole deridere la presunzione dell uomo rispetto al suo ruolo nell universo e alla supposta benevolenza nei suoi confronti da parte della divinità: si vedano, per esempio, i vv. 4951 (Dipinte in queste rive / son dell umana gente / le magnifiche sorti e progressive) e anche quelli che aprono la strofa immediatamente successiva (Qui mira e qui ti specchia, / secol superbo e sciocco, vv. 5253). Altre volte, invece, troviamo un tono elegiaco, come nei passi nei quali sono presentati la ginestra o il paesaggio (si vedano, all inizio della quarta strofa, i vv. 158166); oppure un tono drammatico, quando viene descritta l attività del vul cano; e ancora un tono meditativo quando il poeta riflette su quanto sia piccola la Terra ne gli spazi infiniti dell universo o sullo scorrere del tempo, come accade nella quarta strofa. 122 / GIACOMO LEOPARDI

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