le opere
Nucleo della poetica leopardiana è la teoria del piacere. L’immaginazione, che non cede al dominio dell’intelletto e della logica, costituisce l’unica fonte del piacere: essa si esprime mediante la poesia che, attraverso la «rimembranza», ripropone alla mente immagini vaghe e indefinite (che offrono un illusorio appagamento al bisogno di infinito). La poesia degli antichi, a differenza di quella moderna, mantiene una prospettiva ingenua, non contaminata dalla razionalità: per questo, all’interno della polemica tra Classicisti e Romantici, Leopardi si schiera a favore dei primi, rimproverando ai moderni un eccessivo attaccamento alla logica e al ragionamento.
Lettere e scritti autobiografici La natura autobiografica della produzione leopardiana si manifesta in una vasta serie di opere. Gli scritti memorialistici, tra cui rientrano le Memorie del primo amore, i Ricordi d’infanzia e di adolescenza e Storia di un’anima, si ricollegano a esperienze autobiografiche dell’autore; lo Zibaldone raccoglie numerose annotazioni, in cui emergono le tappe e l’evoluzione del pensiero leopardiano, mai cristallizzato e non privo di contraddizioni; negli ultimi anni scrive anche dei Pensieri e un Epistolario.
Saggi e discorsi letterari e civili Giacomo prende parte al dibattito intellettuale occupandosi dei temi politici e culturali del suo tempo; a questa categoria di scritti appartengono il Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica e il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani.
Canti La produzione poetica di Leopardi è raccolta nei Canti, pubblicati in varie edizioni e dati definitivamente alle stampe solamente dopo la morte dell’autore. Si tratta di una raccolta di componimenti, scritti tra il 1817 e il 1836, ordinati secondo specifiche relazioni tematiche e cronologiche.
La struttura può essere suddivisa in quattro sezioni fondamentali.
Alle Canzoni giovanili appartengono le poesie di tematica civile e patriottica, in cui l’autore mostra la propria indignazione per la decadenza dell’Italia; sono presenti anche canzoni filosofiche in cui vengono affrontate le tematiche esistenziali connesse al crollo delle illusioni (Ultimo canto di Saffo).
Ai “piccoli idilli” appartengono i componimenti che, attraverso la poetica del vago e dell’indefinito, analizzano i moti interiori dell’animo; questi canti (tra i quali si annoverano L’infinito, La sera del dì di festa, Alla luna) esprimono le risonanze che il mondo esterno assume nella mente del poeta, alla luce del ricordo e del vagheggiamento dell’amore.
I “grandi idilli” detti anche “canti pisano-recanatesi” superano i toni frementi e ribelli della giovinezza, per approdare alla lucida consapevolezza dell’infelicità esistenziale. La ▶ natura è concepita come una «matrigna» indifferente alla sorte dei propri figli; la nostalgia della giovinezza riaffiora come unico ricordo della felicità perduta. Di questa categoria fanno parte A Silvia, Il passero solitario, Le ricordanze, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, Il sabato del villaggio, La quiete dopo la tempesta.
Chiudono la raccolta il cosiddetto “ciclo di Aspasia” e i canti napoletani (A se stesso, La ginestra o fiore del deserto) in cui si scorge un nuovo tono della poesia leopardiana: l’amore è definito come «inganno estremo» e il destino deve essere accettato rifiutando ogni passione consolatoria. Tuttavia Leopardi affida un messaggio di solidarietà tra gli uomini che li esorti a reagire alla tirannia del destino, pur consapevoli dell’inutilità di tale ribellione.
Operette morali Le Operette morali mettono in luce il ▶ pessimismo materialistico dell’autore, con un tono satirico e distaccato: mediante i dialoghi dei protagonisti, il poeta illustra la propria visione della vita, svelando la durezza e lo strazio della condizione umana.