Il magnifico viaggio - volume 5

ché ha finalmente sperimentato la necessità di un impegno concreto, che poi è stato coronato da successo: Fu il mio commercio che mi guarì e voglio che il dottor S. lo sappia (rr. 23-24). Questa volta Zeno ha fatto la scelta giusta (dal punto di vista economico; è qui assente qualsivoglia considerazione di tipo morale): poiché durante le guerre il rischio di inflazione è molto alto, egli ha deciso di impiegare gran parte della propria liquidità per acquistare merci di tutti i tipi, in modo da poterle rivendere a prezzi sensibilmente maggiorati quando la domanda lo consentirà. Una realtà malata In secondo luogo, Zeno raggiunge la consapevolezza di essere guarito nel momento in cui comprende che la malattia riguarda non solo lui come singolo, bensì la vita umana nel suo complesso, e in particolare quella contemporanea: La vita attuale è inquinata alle radici. L uomo s è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l aria, ha impedito il libero spazio ecc. (rr. 62 ss.). Ora che ha accumulato denaro speculando sulla guerra, Zeno non ritiene più necessario procedere nella propria autoanalisi. Tuttavia una cupa sensazione lo ammonisce che l umanità non potrà progredire continuando a inquinare l ambiente e negando la validità delle leggi naturali. Peraltro l uomo, potenzialmente, sarebbe in grado di fare anche di peggio: V è una minaccia di questo genere in aria (r. 65). Zeno non allude ad alcunché di specifico, ma possiamo pensare che Svevo, da conoscitore dei processi chimici, fosse particolarmente consapevole del fatto che i progressi nella scienza e nella tecnica potevano essere utilizzati a fini distruttivi. In un inquietante visione apocalittica, il mondo gli appare tornato allo stato di una nebulosa nell universo, dopo che un ordigno l ha distrutto: Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute ecc. (rr. 86 ss.). L esperienza di Zeno perde all improvviso la propria esclusiva specificità: si assolutizza come quella di un individuo calato nella modernità, che interrompe il proprio itinerario autoconoscitivo per osservare l irruzione della Storia e presagisce uno scenario collettivo drammatico. Freud e il «disagio della civiltà Queste ultime considerazioni del protagonista alla fine del romanzo riecheggiano concetti propri del pensiero freudiano. La critica ha segnalato, in particolare, alcune pagine del saggio di Freud Il disagio della civiltà, nel quale leggiamo tra l altro: «Il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva e autodistruttrice. In questo aspetto proprio il tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione . Il testo di Freud venne pubblicato nel 1929 e quindi è di alcuni anni posteriore al romanzo di Svevo. Va detto però che quest ultimo «conosceva Freud da sempre, e la vicinanza tra i due scritti è documento di un atmosfera comune, di una comune partecipazione a un dibattito che scosse in quegli anni tutta la cultura europea (Petronio-Masiello). Il cambiamento del tono Le scelte stilistiche Nello sviluppo di questo brano assistiamo a un deciso mutamento nel tono: dalla narrazione vera e propria inerente alla ripresa del libercolo (r. 2) e ai rapporti del protagonista con il dottor S., nonché alle sue riflessioni sulla propria malattia (Io sono guarito!, r. 12) e alle azioni messe in atto nella mutata situazione economica (Allora io cominciai a comperare, r. 26) si passa, a partire dalla r. 62 (La vita attuale è inquinata alle radici ecc.), a una più ampia meditazione cosmica, che si svolge con toni quasi profetici, anche perché l analisi del passato è sostituita dalla visione del futuro. Zeno ha perso la propria tipica insicurezza, per affermare invece in modo netto e deciso il superamento della propria condizione di inetto e autoconvincersi di essersi adattato al mondo. Un lungo tragitto lo ha condotto alla consapevolezza della propria identità e delle proprie miserie: a che vale scappare, come ha fatto Alfonso Nitti in Una vita? Perché rifugiarsi nel sogno allo stesso modo di Emilio Brentani in Senilità? Guarire sé stesso e guarire la vita non è che una sciocca velleità: per salvarsi, l unica ricetta è guardarsi con ironia, osservando con il sorriso la provvisorietà del vivere. L AUTORE / ITALO SVEVO / 813

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento