Il magnifico viaggio - volume 5

echi profondi che quell evento traumatico innesca. Le considerazioni di Zeno, narratore inattendibile , come al solito sono ambivalenti: propongono un interpretazione dei fatti ma lasciano filtrare, al contempo, indizi che sembrano avallare un interpretazione diversa o addirittura opposta. Analizziamo lo svolgimento dei fatti. Lo sguardo dentro sé stesso Finché il padre era vivo, l inettitudine di Zeno, che ancora si percepiva come figlio , poteva apparire come immaturità, ma con la sua morte essa si rivela nella sua essenza di sostanziale inadeguatezza alla vita e di inguaribile deficit esistenziale. Il rapporto è tra due personalità antitetiche: solido e borghesemente sereno il padre, nevrotico e inconcludente il figlio. Non dobbiamo pensare però che questo contrasto sia assimilabile a quello, davvero aspro e insanabile, comune a molti altri scrittori, contemporanei o precedenti (si pensi a Leopardi o a Kafka). In Svevo, infatti, il dissidio conserva qualcosa di ambiguo, di irrisolto: potrebbe essere quello che Freud ha chiamato complesso di Edipo , vale a dire, come già accennato, il desiderio inconscio del bambino di sbarazzarsi della figura del padre per non avere rivali nell ottenere l amore della madre. D altro canto, Zeno non ha certo la natura del ribelle che reclama libertà e autonomia, mai negategli dal padre, ma soltanto la consapevolezza di essere un debole e un incapace. Ciò che gli rende ostile la figura paterna è, in fondo, la stessa ragione per cui diffida di chiunque: lo considera giudice del proprio operato, un avversario sempre pronto a scrutarlo e colpevolizzarlo. In altri termini, nella contrapposizione generazionale affiorano il consueto egocentrismo di Zeno e quella sua tendenza all autocommiserazione che lo porta a nutrire, in ogni circostanza, sensi di colpa, aggressività latenti, autoaccuse e giustificazioni che sono vere e proprie scuse non richieste. Ogni vicenda a maggior ragione quelle tragiche viene dunque rielaborata da un inconscio ipertrofico che gli fa ingigantire i fatti della vita in un ottica esclusivamente autoreferenziale. Per questo il suo pianto è più per sé stesso, destinato a rimanere solo, che per il padre, destinato a morire: Guardavo nell avvenire indagando per trovare perché e per chi avrei potuto continuare i miei sforzi di migliorarmi. Piansi molto, ma piuttosto su me stesso che sul disgraziato che correva senza pace per la sua camera (rr. 22-25). Lo schiaffo misterioso Allo stesso modo si può leggere la grande quantità di rimproveri e assoluzioni che il protagonista regala a sé stesso dopo la scena terribile (r. 28): mentre il figlio tenta di sollevarlo, con l aiuto dell infermiere, il padre sente la morte arrivare e alza, nell ultimo spasmo dell agonia, la mano alto alto (r. 49) lasciandola poi ricadere sul volto di Zeno. Di che cosa si è trattato? Di uno schiaffo? O di un movimento inconsulto? Nella prima ipotesi l atto equivarrebbe a una punizione (r. 52): ma per quale colpa? E anche nel caso che si trattasse di un azione irriflessa, la psicanalisi freudiana avverte che dietro ad atti apparentemente gratuiti si possono celare ragioni che affondano le radici nell inconscio del soggetto che le compie. Anche in Edipo uccide il padre Laio, affresco del II secolo d.C. Il Cairo, Museo Egizio. 800 / IL PRIMO NOVECENTO

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento