T5 - La morte del padre

La morte del padre / T5 / La coscienza di Zeno, cap. 4 / Lo schiaffo e il senso di colpa / Tutto il quarto capitolo è incentrato sulla malattia e sull agonia del padre, oltre che, di riflesso, sul rapporto conflittuale che Zeno ha sempre avuto con lui. Una sera il protagonista, rincasato più tardi del solito, trova il genitore che, piuttosto irrequieto, lo ha atteso per la cena. Nel colloquio che ne segue si profilano le differenze caratteriali tra il figlio e il padre: quest ultimo vorrebbe comunicare a Zeno alcune verità importanti, ma sembra che gli manchino le parole. Dopo che entrambi sono andati a letto, quella notte stessa l anziano è vittima di un serio malore, dal quale non si riprenderà più. Passano alcune settimane in cui alterna momenti di incoscienza ad altri di lucidità, fino alla notte in cui muore, nel brano qui antologizzato, su cui si chiude il capitolo. 5 10 15 20 25 30 La notte fu lunga ma, debbo confessarlo, non specialmente affaticante per me e per l infermiere. Lasciavamo fare all ammalato quello che voleva, ed egli camminava per la stanza nel suo strano costume,1 inconsapevole del tutto di attendere la morte. Una volta tentò di uscire sul corridoio ove faceva tanto freddo. Io glielo impedii ed egli m obbedì subito. Un altra volta, invece, l infermiere che aveva sentita la raccomandazione del medico, volle impedirgli di levarsi dal letto, ma allora mio padre si ribellò. Uscì dal suo stupore,2 si levò piangendo e bestemmiando ed io ottenni gli fosse lasciata la libertà di moversi com egli voleva. Egli si quietò subito e ritornò alla sua vita silenziosa e alla sua corsa vana in cerca di sollievo. Quando il medico ritornò, egli si lasciò esaminare tentando persino di respirare più profondamente come gli si domandava. Poi si rivolse a me: «Che cosa dice? . Mi abbandonò per un istante, ma ritornò subito a me: «Quando potrò uscire? . Il dottore incoraggiato da tanta mitezza mi esortò a dirgli che si forzasse di restare più a lungo nel letto. Mio padre ascoltava solo le voci a cui era più abituato, la mia e quelle di Maria3 e dell infermiere. Non credevo all efficacia di quelle raccomandazioni, ma tuttavia le feci mettendo nella mia voce anche un tono di minaccia. «Sì, sì , promise mio padre e in quello stesso istante si levò e andò alla poltrona. Il medico lo guardò e, rassegnato, mormorò: «Si vede che un mutamento di posizione gli dà un po di sollievo . Poco dopo ero a letto, ma non seppi chiuder occhio. Guardavo nell avvenire indagando per trovare perché e per chi avrei potuto continuare i miei sforzi di migliorarmi. Piansi molto, ma piuttosto su me stesso che sul disgraziato che correva senza pace per la sua camera. Quando mi levai, Maria andò a coricarsi ed io restai accanto a mio padre insieme all infermiere. Ero abbattuto e stanco; mio padre più irrequieto che mai. Fu allora che avvenne la scena terribile che non dimenticherò mai e che gettò lontano lontano la sua ombra, che offuscò ogni mio coraggio, ogni mia gioia. Per dimenticarne il dolore, fu d uopo4 che ogni mio sentimento fosse affievolito dagli anni. 1 nel suo strano costume: secondo la pe- culiare abitudine che aveva assunto du- rante la malattia. 2 stupore: intontimento. 3 Maria: la domestica. 4 fu d uopo: fu necessario (forma arcaica). L AUTORE / ITALO SVEVO / 797

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento