Il magnifico viaggio - volume 5

35 40 45 50 55 60 65 70 del suo panciotto. A mio onore posso dire che bastò quel riso rivolto alla mia innocenza quand essa non esisteva più, per impedirmi per sempre di rubare. Cioè rubai ancora, ma senza saperlo. Mio padre lasciava per la casa dei sigari virginia6 fumati a mezzo, in bilico su tavoli e armadi. Io credevo fosse il suo modo di gettarli via e credevo anche di sapere che la nostra vecchia fantesca,7 Catina, li buttasse via. Andavo a fumarli di nascosto. Già all atto d impadronirmene venivo pervaso da un brivido di ribrezzo sapendo quale malessere m avrebbero procurato. Poi li fumavo finché la mia fronte non si fosse coperta di sudori freddi e il mio stomaco si contorcesse. Non si dirà che nella mia infanzia io mancassi di energia. So perfettamente come mio padre mi guarì anche di quest abitudine. Un giorno d estate ero ritornato a casa da un escursione scolastica, stanco e bagnato di sudore. Mia madre m aveva aiutato a spogliarmi e, avvoltomi in un accappatoio, m aveva messo a dormire su un sofà sul quale essa stessa sedette occupata a certo lavoro di cucito. Ero prossimo al sonno, ma avevo gli occhi tuttavia8 pieni di sole e tardavo a perdere i sensi.9 La dolcezza che in quell età s accompagna al riposo dopo una grande stanchezza, m è evidente come un immagine a sé, tanto evidente come se fossi adesso là accanto a quel caro corpo che più non esiste.10 Ricordo la stanza fresca e grande ove noi bambini si giuocava e che ora, in questi tempi avari di spazio, è divisa in due parti. In quella scena mio fratello non appare, ciò che mi sorprende perché penso ch egli pur deve aver preso parte a quell escursione e avrebbe dovuto poi partecipare al riposo. Che abbia dormito anche lui all altro capo del grande sofà? Io guardo quel posto, ma mi sembra vuoto. Non vedo che me, la dolcezza del riposo, mia madre, eppoi mio padre di cui sento echeggiare le parole. Egli era entrato e non m aveva subito visto perché ad alta voce chiamò: «Maria! . La mamma con un gesto accompagnato da un lieve suono labbiale11 accennò a me, ch essa credeva immerso nel sonno su cui invece nuotavo in piena coscienza. Mi piaceva tanto che il babbo dovesse imporsi un riguardo per me, che non mi mossi. Mio padre con voce bassa si lamentò: «Io credo di diventar matto. Sono quasi sicuro di aver lasciato mezz ora fa su quell armadio un mezzo sigaro ed ora non lo trovo più. Sto peggio del solito. Le cose mi sfuggono . Pure a voce bassa, ma che tradiva un ilarità trattenuta solo dalla paura di destarmi, mia madre rispose: «Eppure nessuno dopo il pranzo è stato in quella stanza . Mio padre mormorò: « perché lo so anch io, che mi pare di diventar matto! . Si volse ed uscì. Io apersi a mezzo gli occhi e guardai mia madre. Essa s era rimessa al suo lavoro, ma continuava a sorridere. Certo non pensava che mio padre stesse per ammat- 6 sigari virginia: così chiamati perché fat- ti di tabacco originario dello stato americano della Virginia. 7 fantesca: domestica (vocabolo letterario). 8 tuttavia: ancora. 9 perdere i sensi: addormentarmi. 10 quel esiste: espressione poetica per indicare la madre ormai morta. 790 / IL PRIMO NOVECENTO 11 labbiale: emesso a fior di labbra, sot- tovoce. Le parole valgono ilarità Ci sono parole che mettono allegria al solo pronunciarle: ilarità è il buon umore che si manifesta senza freno, è la giovialità che prorompe nella risata, è il divertimento che scoppia dopo una battuta felice condivisa con gli amici. L ilarità in effetti è un sentimento che traspare quando siamo in compagnia. Basta poco a provocarla: una parola, un atto buffo, un gesto ridicolo. Scrivi almeno due parole che indicano uno stato d animo contrario rispetto a quello evocato dal termine ilarit .

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento