La vita agiata di uno scrittore clandestino

S V E VO A TRIESTE Oggi chi passeggia tra le vie di Trieste può imbattersi in una serie di scrittori di bronzo , monumentalizzati in pose quotidiane e in grandezza naturale. Tra questi non poteva mancare Italo Svevo, un libro e un cappello in mano, mentre si immagina stia per recarsi al suo luogo preferito, la Biblioteca Civica, in piazza Hortis, dove amava trascorrere ore a leggere. Statua di Italo Svevo, Trieste. redatto in terza persona, «alla carriera che al padre pareva la più felice, quella del commerciante . Nondimeno, di nascosto (la clandestinità con cui vive le sue passioni culturali sarà una costante della sua vita) si avvicina alla letteratura e alla filosofia, leggendo Schiller, Goethe, Schopenhauer, Shakespeare e i Naturalisti francesi. nel 1878, vorrebbe trasferirAl rientro a Trieste si a Firenze per perfezionare la conoscenza della lingua italiana (a casa si parla soltanto il dialetto triestino), ma le sue aspirazioni e le velleità letterarie vengono ostacolate: il padre, infatti, convinto che al figlio serva ben altro per diventare un bravo commerciante come lui, si oppone al trasferimento. l influente intellettuale triestino che ha contribuito alla sua scoperta alla metà degli anni Venti, lo descrive come «stupido, egoista, calcolatore, senza tatto . Eppure quest uomo che ha sempre cercato di nascondersi, appagato in apparenza dalle comodità domestiche, in realtà ha depistato tutti, nascondendo sotto la superficie della mediocrità la sua impassibile e tenace investigazione dell interiorità degli individui. E rimane un segreto come un borghese qualunque e tanto a suo agio nella ritualità un po snob del benessere mercantile sia stato capace di coltivare fino all ultimo, sotto le false sembianze del dilettante, una dissacrante e sovversiva attività di profondo, impietoso e sorprendente indagatore della coscienza collettiva. Piegatosi al volere della famiglia, Ettore si iscrive a un istituto commerciale, ma non rinuncia all ambizione di diventare uno scrittore; nel 1880 inizia a collaborare al quotidiano triestino L Indipendente , a cui invia articoli di critica letteraria e teatrale firmandoli con uno pseudonimo (Ettore Samigli): «Mi fa pena nel nome Schmitz quella povera I fracassata da tante consonanti , si giustifica. La sua vita conosce tuttavia un improvvisa cesura nel 1883: il fallimento dell azienda paterna lo costringe a lasciare gli studi e a cercare un impiego, che troverà presso la filiale triestina della Banca Union di Vienna, come addetto alla corrispondenza francese e tedesca. Oppresso dal lavoro impiegatizio, Schmitz trova nella letteratura una via di fuga e di evasione, tanto che inizia a cimentarsi anche in prove di scrittura; porta a termine così il suo primo romanzo, che esce nel 1892 con il titolo Una vita: sulla copertina del libro figura un altro pseudonimo, Italo Svevo, che salda le due culture di cui si sente figlio (quella italiana e quella tedesca) e nasconde l identità dello scrittore, persino ai parenti stretti. LA VITA AGIATA DI UNO SCRITTORE CLANDESTINO L esordio letterario dell impiegato Ettore Schmitz è un fallimento, o quasi: le poche recensioni si soffermano più sulle ombre che sulle luci del romanzo e le mille copie dell edizione rimangono quasi del tutto invendute. L indifferenza di lettori e critici non scalfisce per il momento la sua passione per la scrittura, di cui è frut- L AUTORE / ITALO SVEVO / 753

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento