Il magnifico viaggio - volume 5

ricordi, descrizioni e visioni su migliaia di strisce di carta (i cosiddetti «cartigli ) che la figlia Renata, ribattezzata affettuosamente «la Sirenetta , ritaglia per lui. L opera, composta a Venezia dal febbraio al maggio del 1916, viene pubblicata nel 1921 e pubblicizzata come il «commentario della tenebra . Un angoscioso canto di tenebra In effetti, dal punto di vista tematico, le impressioni che si accumulano nel testo sono legate alla descrizione sofferente di ferite, incidenti, traumi e morti, senza più traccia di proclami universali e roboanti slogan oratori. L angoscia che vi domina viene resa attraverso il prevalere di percezioni sensoriali e notazioni talvolta perfino macabre sul disfacimento dei corpi e della carne. La sensualità è sempre presente in sottofondo ma, venuta meno la prorompente e giovanilistica ostentazione dei primi libri delle Laudi, ora spesso diventa allusione morbosa e sofferta, incupita dall incombere della «turpe vecchiezza che priva il poeta di energia e vitalità. Il frammentismo dannunziano Anche lo stile contribuisce ad accrescere l atmosfera mortuaria di queste pagine: frammentario, paratattico, ridotto a un essenzialità quasi espressionistica, articolato in frasi concise, spezzate dalla frequenza sistematica dei segni di interpunzione. Il carattere meditativo e intimo della materia si esplicita nell allusività del lessico e in una sintassi scarna e spesso nominale, che riproduce la scrittura istantanea dei taccuini. Come in un diario a cui affidare illuminazioni fugaci, la pagina dannunziana si abbandona qui al flusso delle esperienze, in una successione quasi irreale di attimi fuori del tempo, secondo una modalità che eserciterà un influsso decisivo sui letterati della rivista La Voce (come Giovanni Boine, Camillo Sbarbaro, Piero Jahier ecc.). L asciutta prosa del Notturno è però, al tempo stesso, soffusa di ritmo lirico: anche se scarna per la brevità delle immagini, si arricchisce di enigmatiche «fosforescenze (il termine è dannunziano), cioè di bagliori improvvisi, ardite analogie e pause musicali. La cecità come privilegio creativo Tuttavia, anche in questa posa così debole e stanca, d Annunzio rimane sempre d Annunzio. Proprio perché privato del rapporto sensoriale con la realtà, il poeta cerca di scandagliare la propria interiorità, saggiando le inedite sensazioni di chi scopre la nuova fisicità di una «creatura terrestre insonne e sofferente, che vive e sente il proprio corpo costretto in una sorta di letto-bara. Al mito sebbene mito rovesciato egli, insomma, non rinuncia: il Comandante senza vista che scrive al buio le sue sensazioni possiede invero la vista lunga del vaticinatore, dell oracolo che legge la realtà sotto le apparenze, la scompone e la porge in frammenti ai comuni mortali. La componente sublime dell arte dannunziana, apparentemente consumata, si mantiene invece intatta: sotto altra veste questo straordinario illusionista della parola conserva gli attributi del poeta artefice e veggente a cui è permesso esprimere ogni esperienza, anche la più oscura. Paolo Trubetzkoy, Gabriele d Annunzio, gesso patinato verde rame, 1892. Verbania Pallanza, Museo del Paesaggio. L AUTORE / GABRIELE D ANNUNZIO / 609

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento