Il magnifico viaggio - volume 5

un eco di tedio risponde doloroso, che spasimo pare. 25 30 35 40 E gli sportelli sbattuti al chiudere paion oltraggi: scherno par l ultimo appello che rapido suona: grossa scroscia su vetri la pioggia. Già il mostro, conscio di sua metallica anima, sbuffa, crolla, ansa, i fiammei occhi sbarra; immane pe l buio gitta il fischio che sfida lo spazio. Va l empio mostro; con traino orribile sbattendo l ale gli amor miei portasi. Ahi, la bianca faccia e l bel velo salutando scompar ne la tènebra. O viso dolce di pallor roseo, o stellanti occhi di pace, o candida tra floridi ricci inchinata pura fronte con atto soave! Fremea la vita nel tepid aere, fremea l estate quando mi arrisero; e il giovine sole di giugno si piacea di baciar luminoso 45 50 in tra i riflessi del crin castanei la molle guancia: come un aureola più belli del sole i miei sogni ricingean la persona gentile. Sotto la pioggia, tra la caligine torno ora, e ad esse vorrei confondermi; 26-27 l ultimo appello: l ultimo annun- cio a salire sulla carrozza per la partenza. 29 il mostro: il treno. 30 crolla: vibra. ansa: ansima. 30-31 fiammei occhi: i fanali anteriori (accostati metaforicamente agli occhi di fiamma di un mostro). 32 gitta: emette. 33 empio: crudele perché separa il poeta da Lidia. con traino orribile: trainando le carrozze con un rumore lacerante. 34 sbattendo portasi: il treno, raffigurato come un prodigio mostruoso, sbattendo le ali (ossia gli stantuffi della locomotiva), gli porta via la donna amata (gli amor miei, al plurale, come accade nella poesia latina). 38 stellanti occhi di pace: occhi lumino- 58 / IL SECONDO OTTOCENTO si come le stelle, che infondono un senso di serenità. 39 inchinata: reclinata. 41-42 Fremea arrisero: nell aria tiepida vibravano (Fremea) la vita stessa e l estate, quando quegli occhi mi sorrisero (mi arrisero). Il poeta è passato qui a rievocare un piacevole incontro con la donna amata, avvenuto nel giugno del 1875, contrapponendolo alla tristezza autunnale in cui avviene l addio narrato in questi versi. 43-46 il giovine guancia: il sole primaverile (perciò giovine) di giugno provava piacere nello sfiorare la sua dolce (molle) guancia tra i riflessi castani dei suoi capelli. 48 ricingean: avvolgevano. 49 caligine: nebbia. 50 ad esse: con esse. Le parole valgono spasimo Nella lingua greca antica, spao significava lacerare , tirare . un etimologia che rende bene l idea di che cosa sia lo spasimo e quali siano i suoi effetti: un dolore così intenso e acuto che spesso, quasi in modo automatico, gli spasimi sono definiti atroci. Del resto, come tante altre parole dello stesso campo semantico, lo spasimo può essere, oltre che fisico, morale, a indicare un tormento affannoso o un ansia angosciosa. Dal verbo spasimare deriva il participio con valore sostantivale spasimante: forma una frase di senso compiuto che lo contenga.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento