Il magnifico viaggio - volume 5

10 15 20 25 30 Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell umida sera. , quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell ultima sera. Che voli di rondini intorno! che gridi nell aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l ebbero intera. Né io e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don Don E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, 9-10 Si devono vivo: il cielo appare co- sì umido a causa della pioggia (tenero) e vibrante che le stelle sicuramente dovranno spuntare. Il verbo aprire sottintende un analogia tra l accendersi delle stelle e lo sbocciare dei fiori. 13 quel cupo tumulto: ci si riferisce al forte rumore del temporale. 14 aspra: violenta. 15 dolce singulto: il singhiozzo (ossia il rumore del ruscello, il rivo del v. 12) è definito, tramite un ossimoro, dolce per sintetizzare il passaggio dal pianto di dolore del giorno alla quiete riposante della sera, in cui del pianto resta, nel singulto, un residuo, un eco. 17 infinita: che sembrava non dover mai finire. 18 rivo canoro: ruscello che produce un suono simile a un canto. 19 fulmini fragili: l attributo fragili sembra riferirsi alla forma (a zig-zag, come se dessero l impressione di spezzarsi nel cielo) e alla breve durata dei fulmini. Secondo 502 / IL SECONDO OTTOCENTO un altra interpretazione, fragili andrebbe collegato al sostantivo cirri del verso successivo. 20 cirri: nuvole sfilacciate e leggere di alta quota. 21 stanco dolore: si tratta del dolore dell uomo vinto dalla Storia e da un presente angoscioso. riposa!: plàcati! 22-24 La nube ultima sera: la nube che ora, a sera inoltrata, vedo del colore più rosa è la stessa che, durante il giorno, era la più nera. Giunto alla sera della vita, il poeta può dunque ricordare con maggior distacco le sofferenze passate. 27-28 La fame cena: la fame patita in un giorno povero di cibo a causa della tempesta allunga la durata della cena dei rondinini, che continuano a garrire per la felicità. 29-30 La parte intera: i piccoli nel nido non hanno avuto, durante il giorno, tutta la parte di cibo, per quanto piccola, di cui avevano bisogno. 31 Né io: neanche io. 33 dicono: il soggetto di questo verbo, al plurale come i seguenti, è il suono delle campane. Le parole valgono sussurrare Può essere dolce oppure malevolo: mentre il sussurro della natura ci fa pensare al mormorio lieve e prolungato delle foglie mosse dal vento o delle acque di un ruscello, quello degli uomini conserva un che di nascosto e negativo. Quando si sussurra sul conto di qualcuno, è certo che si sta versando veleno, adoperando la parola a bassa voce per parlare male e criticare in segreto. «Si sussurrano certe cose sul suo conto! : un esclamazione pettegola e molto pericolosa poiché, come si suol dire, la calunnia è un venticello . A seconda che il verbo si riferisca al parlare sotto voce o all insinuare critiche, si hanno diversi sinonimi. Tra i seguenti sottolinea solo quelli che si riferiscono al primo caso: mormorare; sparlare; bisbigliare; zufolare; confabulare; parlottare.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento