Il magnifico viaggio - volume 5

DENTRO IL TESTO Il ricordo di una giornata festosa Una morte senza tragedia Il fitto gioco dei richiami interni I contenuti tematici Pascoli scrisse questa poesia nel 1899, quando si trovava a Messina. Il senso del cambio di stagione, dall inverno alla primavera, lo riporta altrove (v. 2), un altrove sia spaziale sia temporale. Il poeta infatti ricorda Urbino, dove fanciullo, terminata la prima elementare, era stato mandato a studiare presso il collegio Raffaello. Per questo ciò che di nuovo (v. 1) egli ora percepisce nel sole (cioè nell aria, nel clima, nell atmosfera) è piuttosto qualcosa di antico (v. 2): la situazione, infatti, lo riporta al passato, a un altro luogo, a un altro mese, a un altra vita (vv. 10-11). Non si tratta però di un passato generico, bensì di un ricordo preciso, che era rimasto sepolto nella mente del poeta e che oggi è pronto a riaffiorare alla memoria. Pascoli rievoca una giornata specifica ( questa una mattina / che non c è scuola, vv. 13-14), quando, vista la bella stagione, gli insegnanti avevano deciso di condurre gli studenti in un escursione all aperto, affinché essi potessero far volare i loro aquiloni. Questi ultimi si innalzano nel cielo azzurro, divertendo ed eccitando i ragazzi, quando una ventata / di sbieco e uno strillo alto (vv. 35-36) interrompono la rievocazione. Possiamo immaginare ma Pascoli non ce lo dice, perché si ferma prima che il vento abbia fatto precipitare all improvviso gli aquiloni o, meglio, un aquilone. Subito dopo assistiamo infatti a un improvviso cambio di scena. Dagli spazi aperti si passa a uno spazio chiuso, quello della camerata del collegio, in cui il poeta rivede, riconoscendoli uno a uno, i compagni di allora. Lo sguardo si posa in particolare su un ragazzo pallido e silenzioso, con la testa mollemente piegata su una spalla: ragazzo malato, che dopo poco muore. La terribile circostanza viene però rievocata in maniera indiretta, attraverso una sorta di reticenza: dissi sopra te l oraz oni (v. 43). Eppure, ora che il poeta è un uomo maturo (quando scrive questa poesia ha quarantaquattro anni) e ha quindi avuto esperienza della vita, è portato a ritenere che la sorte toccata al suo antico compagno di collegio sia stata tutt altro che negativa. Felice te che al vento / non vedesti cader che gli aquiloni (vv. 44-45): l adolescente morto ha visto cadere soltanto gli aquiloni, non anche i sogni della giovinezza, come è capitato invece a chi è progredito nel cammino dell esistenza. il motivo leopardiano delle illusioni, destinate a infrangersi con il raggiungimento dell età adulta (si ricordi, per esempio, A Silvia), ma in questo caso il motivo della morte non assume alcun carattere tragico. Al contrario, il momento del trapasso è rappresentato come un momento sereno, privo di dolore, una sorta di privilegio che risparmia dalla parte più amara della vita e ricongiunge con il nido materno: la rievocazione della madre che pettina dolcemente i capelli del figlio defunto, come se fosse ancora vivo, è un immagine di grande delicatezza che simboleggia la felice regressione dell io all infanzia e al contatto con un corpo che riscalda e protegge. Le scelte stilistiche L efficacia rappresentativa di questa poesia pascoliana si gioca tutta su un abile intersecarsi di immagini che richiamano alternativamente la vita e la morte. Potremmo suddividere idealmente il testo in tre parti: il sentore del rinnovarsi della vita in una natura non più autunnale ma già primaverile (vv. 1-12); la rievocazione del volo degli aquiloni ai tempi del collegio a Urbino (vv. 13-36); il ricordo del John Hassall, Aquiloni, 1910 ca. L AUTORE / GIOVANNI PASCOLI / 485

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento