Il magnifico viaggio - volume 5

stormir di frondi, cinguettìo d uccelli, risa di donne, strepito di mare. 50 55 60 Ma da quel nido, rondini tardive, tutti tutti migrammo un giorno nero; io, la mia patria or è dove si vive; gli altri son poco lungi; in cimitero. Così più non verrò per la calura tra que tuoi polverosi biancospini, ch io non ritrovi nella mia verzura del cuculo ozioso i piccolini, Romagna solatìa, dolce paese, cui regnarono Guidi e Malatesta, cui tenne pure il Passator cortese, re della strada, re della foresta. 49 rondini tardive: come rondini che mi- grano in ritardo. 50 nero: triste, infausto. Si allude al trasferimento a Rimini (1871) o alla vendita della casa dopo la morte del fratello Giacomo (1879-1880). 51-52 io cimitero: ora per me la patria è il luogo dove vivo, mentre gli altri della famiglia sono poco lontano (poco lungi), al cimitero. In pochi anni, dopo il padre, era- no morti altri membri della famiglia; riferendosi a loro il poeta dice che sono poco lungi «non solo perché sepolti nel vicino cimitero, ma perché dalla vita alla morte il passo è breve (Melotti) e con i morti, nella visione pascoliana, rimane una forma di comunicazione che non si interrompe. 53 per la calura: nel caldo dell estate e del mezzogiorno. 55-56 ch io non ritrovi i piccolini: affin- ché non trovi nel mio verde giardino (nella mia verzura) i piccoli del pigro (ozioso) cuculo. La proposizione finale (ch io non ritrovi) è costruita come in latino con la congiunzione ne; il cuculo è detto ozioso perché è solito deporre le uova nei nidi di altri uccelli: Pascoli dice di non voler tornare nella casa dell infanzia per non trovarla abitata da altre persone. 57 solatìa: soleggiata. DENTRO IL TESTO L infanzia felice Il «nido violato I contenuti tematici Nel ripensare alla sua infanzia e alla Romagna, il poeta si sente, nello stesso tempo, felice e infelice (mi ride al cuore (o piange), v. 2), perché la tristezza che deriva dalla consapevolezza di aver abbandonato definitivamente quei luoghi vela di pianto la dolcezza dei ricordi: la calura estiva, la ricerca dell ombra nel momento più caldo del giorno, i giochi, le fantasie di bambino, la suggestione proveniente dai suoni della natura. Egli vorrebbe tornare lì dove ha trascorso un infanzia serena, popolata di sogni, immersa in letture favolose (i poemi cavallereschi e le avventure di Napoleone) e riassaporare quella serenità, la gioiosa spensieratezza, l intatta innocenza. Ma la vita è stata crudele con lui, e la felicità, ormai perduta per sempre, può essere rivissuta soltanto nella memoria. Una volta lasciata la Romagna, il poeta non ha più una terra che senta come propria (io, la mia patria or è dove si vive, v. 51) e il ritorno nei luoghi del passato si rivela impossibile. Torna diverse volte nel testo un idea chiave della simbologia pascoliana: il «nido . Era il mio nido, dice il poeta al v. 33, riprendendo il possessivo già utilizzato al v. 5 (il mio paese). Esso è il nucleo tematico principale della lirica: il concetto si ripresenta ai vv. 49-50 (Ma da quel nido, rondini tardive, / tutti tutti migrammo un giorno nero), che segnano un netto stacco tra la dolcezza di ieri e l amarezza di oggi, e al v. 55 (mia verzura). Qui il ricordo trasognato si spezza: il bambino è diventato uomo e non gli resta che recuperare la coscienza della realtà. Il «nido rappresenta chiaramente la comunità degli affetti familiari, minacciata dall irruzione di ciò che viene percepito come estraneo. Al mio nido (v. 33) si contrappongono così l altrui covata (v. 10) e soprattutto i piccoli del cuculo ozioso (v. 56). Commenta Maria Pascoli: «Strano uccello il cuculo e veramente ozioso! Esso depone le uova nel nido di altri uccelli (capinere, ballerine, ecc.) e dalle uova nascono piccolini che molto spesso, più grossi e forti, L AUTORE / GIOVANNI PASCOLI / 453

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento