Il magnifico viaggio - volume 5

I grandi temi Il «nido è la madre Nessuno deve interferire in questo universo difensivo e primigenio, che il poeta-fanciullo cerca di rivivere e rendere eterno attraverso il canto. La madre stessa è quindi simbolo del «nido : è il ventre, la culla, il focolare, la casa, l elemento ctonio , la garante, cioè, del rapporto con la terra misteriosa, che governa la vita con i suoi cicli eterni. la madre che simboleggia la felicità dell infanzia, non ancora compromessa dalla conoscenza del male, e al tempo stesso la sopravvivenza degli unici vincoli possibili per l uomo: quelli del sangue e della discendenza. Per questo, la madre costituisce una sorta di divinità-guida nella sfera degli affetti: la sua morte coincide con una perdita irreparabile e con un lutto che non può conoscere riparazione. La violazione del «nido comporta dunque la scoperta di tutto ciò che di spaventoso e letale sta fuori di esso. La religione della memoria La rievocazione della condizione protetta dell infanzia cura il dolore e l angoscia della vita vissuta tra gli adulti. «O mamma , scrive il poeta, «ma io voglio rimanere con te. Io non sono potuto crescere : perduto il padre e privo della tutela genitoriale, il figlio Giovanni si sente un orfano condannato allo sradicamento. Grazie alla poesia può però viaggiare a ritroso e ritrovare nella memoria una luce pallida che lo conforta, che lo assiste e lo culla, rassicurandolo di fronte alle difficoltà dell esistenza. Il recupero di una lingua spontanea La situazione reale del poeta è infatti quella dell incertezza, dello smarrimento, della paura; non a caso, come ha notato lo studioso Vito Bonito, nella poesia pascoliana troviamo tante voci inarticolate e tanti segni di una regressione all infanzia degli esseri viventi: il vagito del neonato, il belato dell agnello, il pigolio dell uccellino. Si tratta di suoni più che di parole, quasi di voci pre-verbali: tra una ninna nanna e una cantilena funebre, tra un canto che si apre alla vita (i «canti di culla che troviamo nella poesia La mia sera) e uno che prepara la morte, una continua onomatopea (non a caso, la figura retorica più frequente nelle poesie pascoliane) accompagna il viaggio del poeta nei respiri, nei bisbigli, nei lamenti e nelle grida che si percepiscono nel cielo, nelle cose, nella natura prima che svaniscano nel nulla, perduti per sempre. La compensazione del sogno D altronde il ricordo della lontana e intima felicità infantile non consola il poeta: l impossibilità di concretizzarla nel presente, di riproporla cioè nella realtà (come Pascoli ha tentato di fare ricostruendo un secondo «nido con le sorelle), aumenta il rimpianto di non poter più abitare in quel paradiso perduto. «Io voglio che tu mi pettini come una volta , scrive rivolgendosi alla madre; ma il desiderio è destinato a scontrarsi con la vanità di ogni speranza di ricongiungimento. L incontro con il passato non può avvenire su questa terra, ma solo al di là dello spazio e del tempo, nell immaginazione e soprattutto nel sogno, l unica (sia pure falsa) realtà dove il colloquio con le anime e con i morti è ancora possibile. LA PAROLA CTONIO/ Questo aggettivo (derivante dal greco kt n, terra ) veniva attribuito, nella mitologia greca, alle divinità il cui culto o mito era collegato con la vita terrestre e sotterranea, dette appunto divinità ctonie . Per questo tali figure si richiamano spesso al mondo dell oltretomba e quindi al regno dei morti. Indicate con nomi diversi dai greci, dai romani e dagli altri popoli mediterranei, erano divinità per lo più femminili e scandivano l alternarsi delle stagioni e della vita con i suoi cicli immortali, avendo potere su terremoti e vulcani ed essendo depositarie di segreti ed esperte di magie e riti esoterici. 432 / IL SECONDO OTTOCENTO

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento