Il magnifico viaggio - volume 5

40 45 50 55 60 65 70 75 al ritratto. Nell angolo di sinistra c era il suo nome, tracciato in lunghe lettere di un vermiglio chiaro. Era una sozza parodia,3 una satira infame, ignobile. Non l aveva fatto lui, eppure era il suo quadro, lo sapeva; e gli parve che in un attimo il suo sangue non fosse più di fuoco, ma di ghiaccio inerte. Il suo quadro? Che significava? Perché si era alterato? Si volse e guardò Dorian Gray cogli occhi di un uomo ammalato; la sua bocca si contorse e la sua lingua arida sembrò incapace di articolare una parola. Passandosi la mano sulla fronte la sentì madida di un sudore appiccicoso. Il giovine, appoggiato al caminetto, lo guardava con quell espressione che si vede talvolta nel viso di coloro che sono assorti in un dramma interpretato da un grande attore. In essa non c era né vera gioia né vero dolore, ma semplicemente la passione dello spettatore e forse un bagliore di trionfo negli occhi. S era tolto il fiore dall occhiello e l annusava, o fingeva di annusarlo. «Che significa questo? gridò finalmente Hallward. La sua voce sonò stranamente stridula ai suoi stessi orecchi. «Anni fa, quand ero un ragazzo disse Dorian Gray schiacciando il fiore nel cavo della mano, «tu mi conoscesti, mi adulasti e mi insegnasti a esser vano4 della mia bellezza. Un giorno mi presentasti a un tuo amico, che mi spiegò il miracolo della giovinezza, e tu finisti il mio ritratto, che mi rivelò il miracolo della bellezza. In un momento di pazzia, del quale non posso dire neanche adesso se lo deploro o no, io espressi un desiderio, o forse preferisci di chiamarlo preghiera . «Lo ricordo! oh, come lo ricordo bene! Ma no, la cosa è impossibile. La stanza è umida, la muffa dev esser penetrata nella tela, oppure i colori che adoperavo contenevano qualche sciagurato veleno minerale. Ti dico che è una cosa impossibile . «Ah, che cosa è impossibile? mormorò il giovine, andando alla finestra e premendo la fronte contro il vetro freddo, appannato dalla nebbia. «Mi dicesti che l avevi distrutto . «Avevo sbagliato. questo che ha distrutto me . «Non credo che sia il mio ritratto . «Non ci ritrovi il tuo ideale? disse Dorian, amaro. «Il mio ideale, come tu lo chiami . «Come tu lo chiamavi . «In esso non c era nulla di malvagio o di obbrobrioso. Tu per me eri un ideale quale non mi sarà mai più dato d incontrare. Questa è la faccia di un satiro .5 « la faccia dell anima mia . «Dio! che cosa avevo adunque adorato! Gli occhi sono gli occhi di un diavolo . «Basil, ognuno di noi porta in se stesso il cielo e l inferno esclamò Dorian con un gesto furioso di disperazione. 3 una sozza parodia: una ripugnante imi- tazione. 4 esser vano: provare vanto. 5 satiro: antica divinità pagana con figura umana, piedi e orecchie caprini, coda di cavallo o di capro; qui indica l opposto dell angelica bellezza del Dorian di un tempo. Alcuni elementi della figura del satiro sono tipici della rappresentazione popolare e folclorica del demonio. Le parole valgono obbrobrioso Anche il disonore e l infamia hanno le loro sfumature: tra queste, l obbrobrio (attenzione all ortografia corretta!) è un sentimento definitivo e privo di attenuanti. Il suono duro della parola (dal latino opprobrium, composto di ob- e probrum, vergogna ) sembra quasi accentuarne la negatività: l aggettivo obbrobrioso infatti sta proprio a indicare qualcosa di abietto (una condotta può esserlo) o di ignobile al punto di offendere il senso estetico, come certi edifici moderni costruiti nei centri storici o alcuni film natalizi che rimpiangiamo di aver visto. Anche un trattamento subìto inaspettatamente può essere obbrobrioso: quale sinonimo potresti usare al suo posto? LA CORRENTE / IL DECADENTISMO / 405

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento