Il magnifico viaggio - volume 5

30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 sua sciabola. E fui io ad averla vinta, alla fine. Smise di tintinnarla. D altronde tutto ciò avveniva ai tempi della mia giovinezza. Ma lo sapete, signori miei, in cosa consisteva il punto principale della mia cattiveria? Tutta la faccenda consisteva in questo, e in questo stava altresì la maggior turpitudine: nel fatto che in ogni istante, e persino nel-l istante della bile più nera io rimanevo ignominiosamente consapevole tra me e me di non essere affatto un individuo cattivo, e nemmeno inasprito da chissà che, ma soltanto uno che faceva lo spaventapasseri così, tanto per farlo, trovandoci diletto. Sì, perché io potrei avere foss anche la schiuma alla bocca, ma se in quel momento uno di voi mi portasse che so, una bambolina di pezza, o mi mettesse davanti una tazza di tè con gli zuccherini, io magari mi calmerei sull istante. Mi si intenerirebbe persino il cuore, anche se poi probabilmente mi metterei a digrignare i denti contro me medesimo e per la vergogna mi toccherebbe patir l insonnia per diversi mesi. Così son fatto, io. Comunque ho mentito poco fa, riguardo a me stesso, quando ho detto che ero un cattivo impiegato. Per cattiveria ho mentito. Facevo solamente un po i capricci, tanto con i postulanti che con quell ufficiale, ma in sostanza non avrei mai potuto essere veramente cattivo. Ero perpetuamente consapevole di come vi fossero in me tantissimi elementi quantomai in contraddizione con ciò. Li sentivo che mi brulicavano dentro, quegli elementi di contraddizione. Sapevo che era tutta la vita che brulicavano in me, e che chiedevano di poter uscire fuori da me, ma io non li lasciavo uscire, no e no, apposta non li lasciavo venir fuori. E mi tormentavano fino alla vergogna; fino alle convulsioni m avevano portato, e m erano venuti a noia, alla fin fine, altroché se m erano venuti a noia! Ma non starete mica pensando, signori, che adesso io voglia pentirmi di qualcosa qui al vostro cospetto, che vi stia in un certo qual modo chiedendo perdono per chissà che? Voi la pensate proprio così, ne sono sicuro D altronde, vi garantisco che a me non importa affatto, se anche la pensate così Non soltanto non ho saputo essere cattivo, ma non ho saputo essere niente di niente: né cattivo né buono, né canaglia né galantuomo, né eroe né insetto. E adesso passo i miei giorni qui nel mio cantuccio, burlando3 me stesso con la maligna e del tutto inutile consolazione che, comunque sia, una persona intelligente non può diventare sul serio qualcosa, giacché a diventar qualcosa ci riesce solamente l imbecille. Sissignori: una persona intelligente in questo nostro secolo diciannovesimo ha il dovere, anzi l obbligo morale di essere una creatura prevalentemente priva di carattere; viceversa l uomo di carattere, colui che agisce, è una creatura prevalentemente limitata. Questa è da quarant anni una mia convinzione. Io ho quarant anni, adesso, e quarant anni son tutta una vita, dico bene? Sono o no i quarant anni la più profonda vecchiaia? Vivere più di quarant anni è una cosa sconveniente, è volgare, immorale! Chi vive più di quarant anni? Rispondetemi sinceramente, onestamente. Ve lo dirò io chi: gli imbecilli e i mascalzoni, nessun altro. E questa cosa io la dico alla faccia di tutti i vecchi, alla faccia di tutti codesti rispettabili vecchi, di tutti questi vegliardi dalle chiome d argento e profumati! Alla faccia del mondo intero la dico, questa, cosa! Io ho il diritto di parlare così, perché dal canto mio camperò fino ai sessant anni. Fino ai settant anni vivrò, io! Fino a ottant anni vivrò! Aspettate! Lasciatemi riprender fiato un momento 3 burlando: prendendo in giro. LA CORRENTE / IL DECADENTISMO / 393

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento