T8 - Languore

/ T8 / / Senso di fine e di vuoto / Languore Paul Verlaine Pubblicato per la prima volta il 26 maggio 1883 sul periodico francese Le Chat Noir (Il gatto nero), questo sonetto di Verlaine dà ufficialmente l avvio alla storia vera e propria del Decadentismo, poiché il concetto di decadenza verrà d ora in poi rivendicato da Verlaine e dai suoi sodali quale tratto distintivo di una nuova poetica. 5 10 a Georges Courteline* Sono l Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i grandi bianchi barbari componendo acrostici indolenti in uno stile dorato in cui danza il languore del sole. L anima solitaria è colpita al cuore da una densa noia. Laggiù si dice vi sono lunghe cruente battaglie. Oh non potervi così fragile nei miei lenti desideri oh, non volervi fiorire un po questa esistenza! Oh, non volervi, non potervi un po morire! Ah, tutto bevuto! Batillo, hai smesso di ridere? Tutto bevuto! Tutto mangiato! Più nulla da dire! Solo un poema un po sciocco gettato in mezzo al fuoco, solo uno schiavo un po venale che vi trascura, solo un indicibile noia che vi affligge! * Georges Courteline: poeta e dramma- turgo francese (1858-1929). 3 acrostici: l acrostico è un tipo di poesia in cui le iniziali dei singoli versi, lette nell ordine, formano una parola o frase (detta anch essa acrostico), per esempio il nome dell autore o della donna amata, il titolo di un opera o altro. Fu molto diffuso fra i Greci dell età ellenistica. 6 Laggiù battaglie: ai confini dell Impero, dove l esercito romano cerca di arrestare l avanzata dei barbari. 10 Batillo: famoso mimo di Alessandria, caro a Mecenate. Nella generale condizione di stanchezza e di distacco dalla realtà, neppure lui ha più la forza di ridere. DENTRO IL TESTO La descrizione della decadenza I contenuti tematici L Impero romano nella sua ultima fase di decadenza guarda le invasioni barbariche con indifferenza. I letterati compongono poesie intellettualistiche (gli acrostici del v. 3) in una forma splendida (lo stile dorato del v. 4) ma priva di contatto con la realtà, nella quale il cambiamento avanza inesorabile. La vita è altrove, qualcosa di lontano e di remoto: Laggiù si dice vi sono lunghe cruenti battaglie (v. 6), ma non vi è alcun desiderio di prendervi parte. Non soltanto mancano la volontà e la possibilità di agire (vv. 7-8), ma anche quel tanto di energia necessaria per prendere la decisione di morire (v. 9), di scomparire del tutto. Ogni esperienza è stata consumata, ogni via è stata tentata, non c è più niente da dire (Tutto bevuto! Tutto mangiato!, v. 11), e ora ci si può solo ritrarre delusi. Non resta che abbandonarsi a un tedioso languore, all indicibile noia (v. 14) che affligge lo stanco letterato insoddisfatto del proprio lavoro (v. 12) come dello schiavo-amante dal quale si sente trascurato (v. 13). Contemplare la fine delle cose e la morte (alla quale, pure, non si è capaci di votarsi con determinazione) ha però un suo fascino, tanto che questo testo è diventato anch esso (come quello di Verlaine che abbiamo presentato nelle pagine precedenti, Arte poetica) una sorta di manifesto del Decadentismo. LA CORRENTE / IL DECADENTISMO / 383

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento