Il magnifico viaggio - volume 5

biennio. In un primo momento, il tasso di evasione scolastica è altissimo, a causa del largo impiego del lavoro minorile e anche per le remore persistenti di alcuni gruppi politico-intellettuali, che temono lo scatenarsi della conflittualità sociale derivante da un alfabetizzazione di massa o sminuiscono il problema dell istruzione rispetto alle altre urgenze materiali della popolazione più modesta. Nonostante le oggettive carenze iniziali e il percorso accidentato, il sistema scolastico è via via più efficace nel ridurre il divario fra i ceti e nel ridimensionare la percentuale di analfabeti, anche in quelle aree meridionali e rurali penalizzate da una maggiore debolezza culturale. La crescita dell italiano, intesa come estensione della lingua comune, scritta e parlata, a fasce della popolazione che lungamente ne erano state escluse, avviene dunque per gradi, in gran parte grazie al processo di coesione innescato dall unificazione politica. Il programma manzoniano Spingono a favore dell uso comune della lingua italiana anche specifiche iniziative culturali, prima fra tutte la nomina da parte del ministero dell Istruzione (1868) di una commissione di saggi, con il compito di definire il modello linguistico di riferimento e di indicare le vie utili alla sua diffusione. La comunanza di intenti non è sufficiente ad azzerare le divergenze operative tra i componenti del gruppo, ma la relazione che ne esce (Dell unità della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla, 1868), a firma di Alessandro Manzoni, è il più importante contributo sulla questione della lingua nell Italia postunitaria. Nella relazione, l autore dei Promessi sposi indirizza verso un concreto progetto esecutivo gli esiti teorici di una lunga meditazione, non solo rinnovando la sua fiducia verso un esempio univoco e preciso come sappiamo, il fiorentino dei parlanti colti , ma anche indicando gli strumenti principali per la sua espansione: la scelta di insegnanti toscani o educati in Toscana e soprattutto la compilazione di un vocabolario basato sull uso di Firenze. Si deve tener presente che Firenze era allora capitale provvisoria, in attesa che lo diventasse Roma, non ancora parte del Regno d Italia. Poiché v era motivo di supporre che la nuova capitale, una volta divenuta italiana, avrebbe influito sullo sviluppo della lingua nazionale, l assunzione del modello fiorentino destava non poche perplessità, perfino in chi lo promuoveva (nel 36 / IL SECONDO OTTOCENTO Arnaldo Ferraguti, illustrazione per l edizione del 1892 di Cuore di De Amicis. Milano, Biblioteca Ambrosiana. 1862 lo stesso Manzoni aveva scritto a un amico: «Una capitale ha, per natura delle cose, una grande influenza sulla lingua della nazione. Sarebbe, credo, un caso unico che il capo della nazione fosse in un luogo e la sua lingua in un altro ). Un modello alternativo: la proposta di Ascoli Le critiche maggiori alla soluzione indicata e alla rigidità del metodo provengono da letterati celebri come Giosuè Carducci, che declassa il problema dell unità della lingua a una «fissazione giacobina . Il più autorevole oppositore della teoria manzoniana è però il linguista Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907), il fondatore della scienza glottologica italiana. Nel 1873, Ascoli pubblica il primo fascicolo dell Archivio glottologico italiano: nel Proemio, polemizza contro l imposizione del fiorentino, contestando l esigenza di far riferimento a una lingua modello. Egli ritiene infatti che lo sviluppo culturale e sociale della nazione porterà in modo naturale all unificazione linguistica: all ipotesi centralistica di Manzoni contrappone un modello policentrico, che conduca alla creazione non imposta dall alto di una sintesi nazionale, da far scaturire sia dalla tradizione letteraria sia dalle diverse parlate locali. La prevalenza della tesi manzoniana La tesi di Ascoli, in ogni modo, non riesce ad attecchire e la proposta manzoniana del fiorentino vivo prevale, anche grazie a sempre più ampie aperture alla lingua parlata. Voci colloquiali e modi di dire prettamente fiorentini trovano infatti spazio fra le letture scolastiche, ed è lecito collegare al filotoscanismo manzoniano i pur diversissimi capolavori di Collodi e di Edmondo De Amicis. Se nelle Avventure di Pinocchio (1883) l espressiva coloritura regionale e familiare sembra la misura giusta per comunicare in modo amichevole con i «piccoli lettori , nel libro Cuore (1886) contano la consapevole adesione dell autore al pensiero manzoniano e la condivisione di un ideale linguistico che concili l impegno unitario con il riconoscimento delle varie parlate vive.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento