I caratteri e i confini temporali del Decadentismo italiano

Non diversamente accade in Italia: nel 1881 escono Malombra di Antonio Fogazzaro (uno dei tre autori di maggiore spicco del Decadentismo nostrano, insieme a Giovanni Pascoli e a Gabriele d Annunzio), ma anche I Malavoglia di Verga, capolavoro del Verismo, mentre nel 1889 vengono pubblicati sia Il piacere di d Annunzio sia Mastro-don Gesualdo dello stesso Verga. Il Decadentismo italiano e la condanna di Croce I CARATTERI E I CONFINI TEMPORALI DEL DECADENTISMO ITALIANO Il termine Decadentismo viene sostituito ben presto in Francia da altri quali Simbolismo ed Estetismo, che invece in Italia costituiscono dei sottogeneri del Decadentismo stesso, concetto a cui arride una fortuna maggiore. La ragione della preferenza accordata in Italia a questa formula è da attribuire in primo luogo a Benedetto Croce, l influente critico letterario e filosofo che sceglie di adoperare in senso squalificante tale etichetta per associare in un unico giudizio negativo una serie di autori da lui condannati sia su un piano estetico sia su un piano morale. Croce infatti definisce con disprezzo «tre malati di nervi i massimi autori di questa tendenza letteraria: Antonio Fogazzaro, Giovanni Pascoli e Gabriele d Annunzio. A suo giudizio la loro psicologia turbata (oggi diremmo nevrotica ) li portava a esprimere in arte una deprecabile concezione della vita, morbosa e degradata. Tratteremo separatamente questi tre autori (Fogazzaro in questa stessa Unità, Pascoli e d Annunzio in Unità a essi dedicate), ma possiamo già anticipare che si tratta di scrittori molto diversi tra loro. Nonostante ciò, Croce li accomuna in una condanna formulata su basi moralistiche, vedendo in loro una stessa decadenza dei valori etici e culturali dell epoca liberale e borghese (quei valori, sani e virili , che avevano avuto il loro ultimo cantore nel poeta vate Carducci): «Tutti costoro, sotto vari nomi e maschere varie, lasciano tralucere una comune fisionomia. Sono tutti operai della medesima industria: la grande industria del vuoto . I tre autori vengono cioè definiti decadenti non in quanto partecipi di una medesima corrente letteraria, ma in quanto espressione di un più generale declino degli ideali risorgimentali e postunitari e di una diffusa sfiducia nella capacità del pensiero di dominare la realtà. Croce intende così propugnare una sorta di restaurazione del razionalismo ottocentesco (di cui il Positivismo aveva rappresentato la più recente declinazione), in polemica con l irrazionalismo che egli vede ora dilagare pericolosamente. Il superamento dell impostazione crociana L atteggiamento fortemente polemico di Croce ha fatto sì che tutti gli studiosi che si sono occupati del Decadentismo dopo di lui non abbiano potuto fare a meno di partire dalle sue tesi, per sostenerle, rettificarle o confutarle. In particolare Walter Binni, in un saggio dal titolo La poetica del decadentismo (1936), distingue per la prima volta in modo netto fra decadenza e Decadentismo, assegnando a quest ultimo una precisa autonomia dal Romanticismo e un identità unitaria che lo rende «un fenomeno storico concretato in singole personalità poetiche . Diverse ipotesi per una definizione I critici che si sono successivamente cimentati con la questione hanno offerto interpretazioni più o meno estensive del termine, il quale tuttavia continua a denotare una categoria ambigua e in perpetua ridefinizione. Per esempio Mario Praz ha limitato il Decadentismo a d Annunzio e ai bizantini (cioè gli autori raccolti, negli anni Ottanta dell Ottocento, attorno alle riviste Cronaca bizantina e Il Convito ), mentre per Franco Fortini e Carlo Salinari esso arriva fino alla Seconda guerra mondiale, comprendendo autori 354 / IL SECONDO OTTOCENTO

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento