Il magnifico viaggio - volume 5

185 190 195 200 205 spaventato sul letto. Ma sua figlia il giorno dopo non gli volle dir nulla; sembrava anzi che le sue domande l infastidissero. Misuravano fino le parole e i sospiri in quella casa, ciascuno chiudendosi in corpo i propri guai, il duca col sorriso freddo, Isabella con la buona grazia che le aveva fatto insegnare in collegio. Le tende e i tappeti soffocavano ogni cosa. Però, quando se li vedeva dinanzi a lui, marito e mo glie, così tranquilli, che nessuno avrebbe sospettato quel che covava sotto, si sentiva freddo nella schiena. Del resto, che poteva farci? Ne aveva abbastanza dei suoi guai. Il peggio di tutti stava lui che aveva la morte sul collo. Quand egli avrebbe chiuso gli occhi tutti gli altri si sarebbero data pace, come egli stesso s era data pace dopo la morte di suo padre e di sua moglie. Ciascuno tira l acqua al suo mulino. Ne aveva data tanta dell acqua per far macinare gli altri! Speranza, Diodata,31 tutti gli altri un vero fiume. Anche lì, in quel palazzo di cuccagna, era tutto opera sua; e intanto non trovava riposo fra i lenzuoli di tela fine, sui guanciali di piume; soffocava fra i cortinaggi e le belle stoffe di seta che gli toglievano il sole. I denari che spendeva per far andare la baracca, i rumori della corte, il cameriere che gli tenevano dietro l uscio a contargli i sospiri, insino al cuoco che gli preparava certe brode insipide che non riusciva a mandar giù, ogni cosa l attossicava;32 non digeriva più neanche i bocconi prelibati, erano tanti chiodi nelle sue carni. «Mi lasciano morir di fame, capisci! , lagnavasi colla figliuola, alle volte, cogli occhi accesi dalla disperazione. Non è per risparmiare Sarà della roba buo na Ma il mio stomaco non c è avvezzo Rimandatemi a casa mia. Voglio chiu der gli occhi dove son nato! . [Gesualdo, sentendo la fine vicina, vuole stilare il testamento. Poi ha un ultimo dialogo con la figlia.] Gli ultimi desideri di Gesualdo morente 210 215 Ansimava perché aveva il fiato corto, ed anche per l emozione. Guardava intorno, sospettoso, e seguitava ad accennare del capo, in silenzio, col respiro affannato. Ella pure volse verso l uscio gli occhi pieni di lagrime. Don Gesualdo alzò la mano scarna, e trinciò una croce in aria,33 per significare ch era finita, e perdonava a tut ti,34 prima d andarsene. «Senti Ho da parlarti intanto che siamo soli . Ella gli si buttò addosso, disperata, piangendo, singhiozzando di no, di no, colle mani erranti35 che l accarezzavano. L accarezzò anche lui sui capelli, lenta mente, senza dire una parola. Di lì a un po riprese: «Ti dico di sì. Non sono un ragazzo Non perdiamo tempo inutilmente . Poi gli venne una tenerezza. «Ti dispiace, eh? ti dispiace a te pure? .36 La voce gli si era intenerita anch essa, gli occhi, tristi, s erano fatti più dolci, e qualcosa gli tremava sulle labbra. «Ti ho voluto bene anch io quanto ho po tuto come ho potuto Quando uno fa quello che può .37 31 Speranza, Diodata: la prima era la so- rella di Gesualdo, la seconda la sua serva e concubina, dalla quale aveva avuto due figli illegittimi (Nunzio e Gesualdo). 32 attossicava: avvelenava. 33 trinciò aria: fece in aria un gesto come a disegnare una croce. 34 perdonava a tutti: il complemento og- getto retto dalla preposizione a è un tipico costrutto dialettale siciliano. 35 erranti: frenetiche, in movimento. 36 ti dispiace a te pure?: Gesualdo prova a convincere sé stesso di non essere solo. Ma la domanda rivolta alla figlia rivela che si tratta di un pietoso autoinganno. 37 Ti ho voluto può: Gesualdo ripete termini e frasi per poi non concluderle: è la conseguenza dell affanno della sua voce, ma anche dell emozione da cui è attanagliato. L AUTORE / GIOVANNI VERGA / 287

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento