Il magnifico viaggio - volume 5

140 145 150 155 160 165 170 175 180 tendeva di sapere come li spendeva per la sua salute. Mentre qui gli pareva d essere all ospedale, curato per carità. Doveva stare in suggezione anche del genero che ve niva ad accompagnare i pezzi grossi chiamati a consulto. Parlavano sottovoce fra di loro, voltandogli le spalle, senza curarsi di lui che aspettava a bocca aperta una parola di vita o di morte. Oppure gli facevano l elemosina di una risposta che non diceva niente, di un sorrisetto che significava addirittura «Arrivederci in Paradiso, buon uomo! . C erano persino di quelli che gli voltavano le spalle, come si tenes sero offesi. Egli indovinava che doveva essere qualche cosa di grave, al viso stesso che facevano i medici, alle alzate di spalle scoraggianti, alle lunghe fermate col genero, e al borbottìo che durava un pezzo fra di loro in anticamera. Infine non si tenne più. Un giorno che quei signori tornavano a ripetere la stessa pantomima,29 ne afferrò uno per la falda, prima d andarsene. «Signor dottore, parlate con me! Sono io il malato, infine! Non sono un ragaz zo. Voglio sapere di che si tratta, giacché si giuoca sulla mia pelle! . Colui invece cominciò a fare una scenata col duca, quasi gli si fosse mancato di rispetto in casa sua. Ci volle del bello e del buono per calmarlo, e perché non piantasse lì malato e malattia una volta per sempre. Don Gesualdo udì che gli dicevano sottovoce: «Compatitelo Non conosce gli usi un uomo primitivo nello stato di natura . Sicché il poveraccio dovette mandar giù tutto, e rivolgersi alla figliuola, per sapere qualche cosa. «Che hanno detto i medici? Dimmi la verità? una malattia grave, di ? . E come le vide gonfiare negli occhi le lagrime, malgrado che tentasse di cac ciarle indietro, infuriò. Non voleva morire. Si sentiva un energia disperata d alzar si e andarsene via da quella casa maledetta. «Non dico per te Hai fatto di tutto Non mi manca nulla Ma io non ci sono avvezzo, vedi Mi par di soffocare qui dentro . Neppur lei non ci stava bene in quella casa. Il cuore glielo diceva, al povero padre. Sembrava che fossero in perfetto accordo, marito e moglie; discorrevano cortesemente fra di loro, dinanzi ai domestici; il duca passava quasi sempre una mezz oretta nel salottino della moglie dopo pranzo; andava a darle il buon gior no ogni mattina, prima della colazione; per i Morti, a Natale, per la festa di Santa Rosalia,30 e nella ricorrenza del suo onomastico o dell anniversario del loro ma trimonio, le regalava dei gioielli, che essa aveva fatto ammirare al babbo, in prova del bene che le voleva il marito. «Ah, ah capisco dev essere costata una bella somma! Però non sei con tenta si vede benissimo che non sei contenta . Leggeva in fondo agli occhi di lei un altro segreto, un altra ansietà mortale, che non la lasciava neppure quand era vicino a lui, che le dava dei sussulti, allorché udi va un passo all improvviso, o suonava ad ora insolita la campana che annunziava il duca; e dei pallori mortali, certi sguardi rapidi in cui gli pareva di scorgere un rim provero. Alcune volte l aveva vista giungere correndo, pallida, tremante come una foglia, balbettando delle scuse. Una notte, tardi, mentre era in letto coi suoi guai, aveva udito un agitazione insolita nel piano di sotto, degli usci che sbattevano, la voce della cameriera che strillava, quasi chiamasse aiuto, una voce che lo fece rizzare 29 pantomima: scena. La pantomima è una rappresentazione scenica muta, in cui l azione è affidata unicamente al gesto, 286 / IL SECONDO OTTOCENTO all espressione del volto, ai movimenti del corpo, alla danza. 30 Santa Rosalia: patrona di Palermo, la cui festa si svolge nel mese di luglio.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento