Il magnifico viaggio - volume 5

La servitù e il declino del patrimonio 60 65 70 75 80 85 90 95 Perciò lui doveva ricacciare indietro le parole buone e anche le lagrime, che gli si gonfiavano grosse grosse dentro, e tenersi per sé i propri guai. Passava i giorni malinconici dietro l invetriata,15 a veder strigliare i cavalli e lavare le carrozze, nella corte vasta quanto una piazza. Degli stallieri, in manica di camicia e coi piedi nudi negli zoccoli, cantavano, vociavano, barattavano delle chiacchiere e degli strambot ti16 coi domestici, i quali perdevano il tempo alle finestre, col grembialone sino al collo, o in panciotto rosso, strascicando svogliatamente uno strofinaccio fra le mani ruvide, con le barzellette sguaiate, dei musi beffardi di mascalzoni ben rasi e ben pettinati che sembravano togliersi allora una maschera. I cocchieri poi, degli altri pezzi grossi, stavano a guardare, col sigaro in bocca e le mani nelle tasche delle giac chette attillate, discorrendo di tanto in tanto col guardaportone che veniva dal suo casotto a fare una fumatina, accennando con dei segni e dei versacci alle cameriere che si vedevano passare dietro le invetriate dei balconi, oppure facevano capolino provocanti, sfacciate, a buttar giù delle parolacce e delle risate di male femmine con certi visi da Madonna. Don Gesualdo pensava intanto quanti bei denari dovevano scorrere per quelle mani; tutta quella gente che mangiava e beveva alle spalle di sua figlia, sulla dote che egli le aveva dato, su l Alìa e su Donninga,17 le belle terre che aveva covato cogli occhi tanto tempo, sera e mattina, e misurato col desiderio, e sognato la notte, e acquistato palmo a palmo, giorno per giorno, togliendosi il pane di bocca: le povere terre nude che bisognava arare e seminare; i mulini, le case, i magazzini che aveva fabbricato con tanti stenti, con tanti sacrifici, un sasso dopo l altro. La Canziria, Mangalavite, la casa, tutto, tutto sarebbe passato per quelle mani. Chi avrebbe potuto difendere la sua roba dopo la sua morte, ahimé, povera roba! Chi sapeva quel che era costata? Il signor duca, lui, quando usciva di casa, a testa alta, col sigaro in bocca e il pomo del bastoncino nella tasca del pastrano, fermavasi appena a dare un occhiata ai suoi cavalli, ossequiato come il Santissimo Sagramento, le finestre si chiudevano in fretta, ciascuno correva al suo posto, tutti a capo scoperto, il guardaportone col berretto gallonato18 in mano, ritto dinanzi alla sua vetrina, gli stallieri immobili accanto alla groppa delle loro bestie, colla striglia appoggiata all anca, il cocchiere maggiore, un signorone, piegato in due a passare la rivista e prendere gli ordini: una commedia che durava cinque minuti. Dopo, ap pena lui voltava le spalle, ricominciava il chiasso e la baraonda, dalle finestre, dalle arcate del portico che metteva alle scuderie, dalla cucina che fumava e fiammeggiava sotto il tetto, piena di sguatteri vestiti di bianco, quasi il palazzo fosse abbandonato in mano a un orda famelica, pagata apposta per scialarsela19 sino al tocco della cam pana che annunziava qualche visita un altra solennità anche quella. La duchessa certi giorni si metteva in pompa magna ad aspettare le visite come un anima di purgatorio.20 Arrivava di tanto in tanto una carrozza fiammante; passava come un 15 invetriata: vetrata. 16 barattavano strambotti: scambiava- no chiacchiere e battute volgari (propriamente gli strambotti sono componimenti poetici d intonazione popolare; qui nel significato di fandonie). 17 su l Alìa e su Donninga: possedimenti terrieri di Gesualdo, come quelli citati in seguito. 18 gallonato: ornato di galloni, strisce di stoffa usate soprattutto nelle uniformi militari per indicare il grado. 19 scialarsela: godere di ogni comodità. 284 / IL SECONDO OTTOCENTO 20 come purgatorio: inquieta. Le parole valgono baraonda C è qualcosa di onomatopeico in questa parola di origine spagnola: il suono di baraonda ci fa subito pensare alla confusione di gente che va e che viene, al caos di cose tenute in disordine. «Questa casa è una baraonda! , può esclamare un genitore, rimproverando il figlio del mucchio di giochi o vestiti sparpagliati ovunque. D altra parte, si tratta di un termine che ha in sé qualcosa di bonario: è proprio a causa di quel suono che la baraonda (magari di amici chiassosi) ci mette addosso un bel po di vivacità e simpatia. Forse perché un certo stereotipo vuole noi italiani inclini al disordine e agli schiamazzi, abbiamo un infinità di possibilità per descriverli. In questa serie di termini ce n è uno che non ha nulla a che vedere con la baraonda; sottolinealo: babele; sarabanda; mercimonio; trambusto; pandemonio; scompiglio; bailamme.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento