T12 - La morte di Gesualdo

to il suo antiromantico, spietato pessimismo. Tramontato ogni mito positivo, con lucida e distaccata determinazione egli esprime una visione critica che sottopone a riesame ogni illusione, a partire dalla fede nella solidarietà familiare fino al mito del progresso sociale. Lo stile L intreccio di fatti e personaggi con cui si dipana la vicenda del romanzo trova corrispondenza anche sul piano formale. Mentre nei Malavoglia all omogeneità ambientale corrisponde una certa uniformità stilistica, nel Mastro-don Gesualdo troviamo una pluralità di moduli espressivi, di voci e di punti di vista. La tecnica del racconto muta a seconda della fisionomia psicologica e sociale dei vari personaggi, sui quali si proietta talvolta il gusto della deformazione grottesca o, addirittura, della caricatura. Questa scelta, che potremmo definire espressionistica , si spiega con la volontà dell autore di smascherare le apparenze e l ipocrisia quotidiana. Quello di Verga, qui, è uno sguardo ironico e distruttivo che mostra la bestialità amorale di un universo degenerato e privo di ogni idealità positiva. Testo PLUS La ricchezza di Mastro-don Gesualdo La morte di Gesualdo / T12 / Mastro-don Gesualdo, IV, cap. 5 Riportiamo le pagine finali del romanzo. Gesualdo, nel palazzo ducale del genero, assiste impotente e rassegnato al disfacimento di tutto ciò che ha costruito. Abbandonato dai familiari, rifiutato dalla nobiltà, egli vorrebbe almeno stabilire un dialogo sincero con la figlia Isabella. Ma ciò non è possibile e il vecchio muore in una solitudine senza affetti, dopo una straziante agonia sotto lo sguardo malevolo della servitù. / La triste fine di un uomo solo / Gesualdo, malato e stanco, ospite della figlia 5 10 15 Parve a don Gesualdo d entrare in un altro mondo, allorché fu in casa della figliuo la. Era un palazzone così vasto che ci si smarriva dentro. Da per tutto cortinaggi1 e tappeti che non si sapeva dove mettere i piedi sin dallo scalone di marmo e il portiere, un pezzo grosso addirittura, con tanto di barba e di soprabitone, vi squadrava dall alto al basso, accigliato, se per disgrazia avevate una faccia che non lo persuadesse, e vi gridava dietro dal suo gabbione: «C è lo stoino2 per pulirsi le scarpe! . Un esercito di mangiapane,3 staffieri4 e camerieri, che sbadigliavano a bocca chiusa, camminavano in punta di piedi, e vi servivano senza dire una paro la o fare un passo di più, con tanta degnazione da farvene passar la voglia.5 Ogni cosa regolata a suon di campanello, con un cerimoniale di messa cantata6 per avere un bicchier d acqua, o per entrare nelle stanze della figliuola. Lo stesso duca, all ora di pranzo, si vestiva come se andasse a nozze. Il povero don Gesualdo, nei primi giorni, s era fatto animo per contentare la figliuola, e s era messo in gala7 anche lui per venire a tavola, legato e impastoiato,8 con un ronzìo nelle orecchie, le mani esitanti, l occhio inquieto, le fauci strette9 da tutto quell apparato, dal cameriere che gli contava i bocconi dietro le spalle, e di 1 cortinaggi: tendaggi. 2 stoino: piccola stuoia. 3 mangiapane: fannulloni. 4 staffieri: sono i servi incaricati di reg- gere la staffa al signore nel momento in 282 / IL SECONDO OTTOCENTO cui questi saliva a cavallo, e di seguirlo poi camminando a piedi accanto alla staffa. 5 passar la voglia: di essere serviti. 6 Ogni cosa cantata: il punto di vista di Gesualdo comunica il fastidio per i co- stumi e le abitudini dell insensata vita aristocratica. 7 s era messo in gala: si era vestito a festa. 8 impastoiato: impacciato. 9 le fauci strette: la gola chiusa.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento