Il magnifico viaggio - volume 5

DENTRO IL TESTO Una legge darwiniana Video LEZIONE con Giuseppe Iannaccone I contenuti tematici La storia di Malpelo è quella di uno sfruttato: nella sua breve vita ha conosciuto soltanto il disprezzo della madre e della sorella, le angherie del padrone e dei compagni della miniera e l implacabilità della sorte che ha ucciso, nella stessa cava in cui lavora, il padre, Misciu Bestia, l unico al mondo che gli voleva bene (r. 54). Dalle sue esperienze, il ragazzo ha tratto una concezione dei rapporti umani che li vuole dominati da una sorta di legge della giungla, quasi una selezione darwiniana nella quale a prevalere è sempre il più forte. Mentre gli altri subiscono questo spietato sistema senza esserne consapevoli, egli ha compreso la brutalità del mondo, accettando con lucida dignità l ingiustizia come un immodificabile legge di natura. A tale legge nessuno può sottrarsi: tanto vale adeguarsi, adottando gli stessi strumenti violenti dei carnefici per insegnare ai più deboli (in questo caso, al suo unico amico Ranocchio) come reagire all ineluttabile prepotenza della vita. La diversità di Malpelo La sorte di Malpelo non è individuale. Accanto a lui compaiono nella novella altri personaggi che condividono la stessa condizione di esclusione. Mastro Misciu, Ranocchio e l asino grigio sono anch essi dei reietti, destinati a trovare prevedibilmente la morte nell indifferenza generale. Il narratore, che fa da portavoce della mentalità paesana, assegna loro, non a caso, lo stesso epiteto: sono, infatti, rispettivamente un povero diavolaccio (r. 33), un povero ragazzetto (rr. 117-118) e una povera bestia (r. 98). Invece Rosso Malpelo non è gratificato dalla stessa compassione: perché? La risposta sta nella sua natura e nel possesso di qualità che gli altri vinti non hanno: l orgoglio, la rabbia e la consapevolezza. Egli, brutto ceffo, torvo, ringhioso, e selvatico (r. 14), respinge la pietà del mondo (compresa la nostra), non intende suscitare compassione e non lancia patetici appelli ai buoni sentimenti. Mai sfiorato dalla tentazione del vittimismo, Malpelo ha acquisito una visione disincantata e impietosa della realtà: animali, persone, perfino le cose (come la rena traditora, r. 145) combattono tra loro per esercitare la violenza del più forte. L indifferenza che gli manifestano la madre e la sorella, le quali lo considerano come una bestia da fatica, e la perdita del padre, il solo che era capace di dedicargli attenzioni, lo hanno indotto a credere di non meritare l amore degli altri. Egli si è perfino convinto di essere cattivo come tutti pensano e di dover ricoprire l unico ruolo che il prossimo gli ha riservato, sia pure negativo (Sapendo che era malpelo, ei si acconciava ad esserlo il peggio che fosse possibile, rr. 102-103). Ciò spiega perché, nonostante la generosa protezione che cerca di garantire a Ranocchio (comportamento che il coro paesano interpreta come un malvagio esercizio di superiorità: le sue attenzioni sarebbero solo un modo per prendersi il gusto di tiranneggiarlo, rr. 123-124), sceglie di infierire sui più deboli con lo stesso spirito di sopraffazione che subisce lui stesso, in modo da insegnare le dure regole della vita (Se ti accade di dar delle busse, procura di darle più forte che puoi; così coloro su cui cadranno ti terranno per da più di loro, rr. 140-141). L incombere della morte Tale accettazione fatalistica dei rapporti umani si riverbera anche sulla percezione che Rosso Malpelo ha della morte. Le leggende sulla miniera, il ricordo di chi vi era entrato e spenta la torcia aveva invano gridato aiuto ma nessuno poteva udirlo (rr. 285-286) e il buio nelle viscere della terra sedimentano nel suo animo un angoscia incombente, che le morti del padre, dell asino e di Ranocchio accrescono in modo sinistro. Né il ragazzo fa nulla per liberarsene, anzi: il compiacimento macabro che lo porta ripetutamente alle pendici della sciara a visitare il carcame del grigio in fondo al burrone (rr. 259-260) sembra assecondare un inconsapevole vocazione alla morte. Non a caso l immagine del minatore smarrito gli si riaffaccia alla mente come una sorta di presagio e allo stesso tempo come un invito a non sottrarsi al destino. Quando si tratta di avventurarsi in una difficile ispezione nella cava, egli non rifiuta l incarico: obbedendo a un intimo desiderio di annullamento, si perde nei cunicoli di sabbia per fuggire lontano dalla violenza del mondo, lasciando di sé soltanto un inquietante e infausto alone di leggenda. Le scelte stilistiche L artificio della regressione Verga delinea la tragica visione del mondo del suo protagonista rinunciando a ogni interferenza personale. Per questo affida la rappresentazione emotiva e caratteriale di Rosso L AUTORE / GIOVANNI VERGA / 219

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento