CONSONANZE CONTEMPORANEE, Anna Maria Ortese - Il dolore al

CONSONANZE CONTEMPORANEE Anna Maria Ortese IL DOLORE AL POSTO DEL PITTORESCO Se a Matilde Serao spetta il merito di essere stata tra i primi intellettuali italiani a immergersi negli splendori e nelle miserie napoletane, un altra donna, in pieno Novecento, ha offerto una testimonianza sofferta, amara ma dolorosamente partecipe della città partenopea. Si tratta di Anna Maria Ortese (1914-1998), che a Napoli ha dedicato molti dei suoi scritti più significativi, sia giornalistici sia narrativi. Desiderosa di cancellare l immagine folcloristica o oleografica che spesso ha caratterizzato le descrizioni della società napoletana, la Ortese ha delineato, nell immediato secondo dopoguerra, una realtà priva di felicità e lontana dai consueti stereotipi solari e sentimentali: nella sua Napoli plebea si raggruma infatti una turba di uomini e donne senza speranze, condannati a una miseria irredimibile, viventi in una babele infernale di vicoli e bassi claustrofobici. Non a caso, il suo libro più celebre si intitola Il mare non bagna Napoli (1953): un paradosso mediante il quale la scrittrice intende denunciare in modo provocatorio le condizioni di una città «eccezionale abbandonata a sé stessa da una classe dirigente, locale e nazionale, miope e corrotta. In uno dei racconti che compongono il volume, Oro a Forcella, vediamo così rappresentata, mediante un realismo cupo e allucinato, la vita di una delle strade più affollate di Napoli, San Biagio dei Librai. Non avevo visto ancora tante anime insieme, camminare o stare ferme, scontrarsi e sfuggirsi, salutarsi dalle finestre e chiamarsi dalle botteghe, insinuare il prezzo di una merce o gridare una preghiera, con la stessa voce dolce, spezzata, cantante, ma più sul filo del lamento che della decantata allegria napoletana. Veramente era cosa che meravigliava, e oscurava tutti i vostri pensieri. Sgomentava soprattutto il numero dei bambini, forza scaturita dall inconscio, niente affatto controllata e benedetta, a chi osservasse l alone nero che circondava le loro teste. Ogni tanto ne usciva qualcuno da un buco a livello del marciapiede, muoveva qualche passetto fuori, come un topo, e subito rientrava. [ ] Alla base del vicolo, come un tappeto persiano ridotto ora tutto grumi e filamenti, giacevano frammenti delle immondizie più varie, e anche in mezzo a queste sorgevano pallide e gonfie, oppure bizzarramente sottili, con le grosse teste rapate e gli occhi dolci, altre figurette di bambini. Pochi quelli vestiti, i più con una maglietta che scopriva il ventre, quasi tutti scalzi e con dei sandaletti di altra epoca, tenuti insieme a furia di spago. [ ] 178 / IL SECONDO OTTOCENTO Cercare le madri, appariva follia. Di tanto in tanto ne usciva qualcuna da dietro la ruota di un carro, gridando orribilmente afferrava per il polso il bambino, lo trascinava in una tana da cui poi fuggivano urli e pianti, e si vedeva un pettine brandito in aria, o una bacinella di ferro appoggiata su una sedia, dove lo sfortunato era costretto a piegare la sua dolorosa faccia. Faceva contrasto a questa selvaggia durezza dei vicoli, la soavità dei volti raffiguranti Madonne e Bambini, Vergini e Martiri, che apparivano in quasi tutti i negozi di San Biagio dei Librai, chini su una culla dorata e infiorata e velata di merletti finissimi, di cui non esisteva nella realtà la minima traccia. Non occorreva molto per capire che qui gli affetti erano stati un culto, e proprio per questa ragione erano decaduti in vizio e follia; infine, una razza svuotata di ogni logica e raziocinio, s era aggrappata a questo tumulto informe di sentimenti, e l uomo era adesso ombra, debolezza, nevrastenia, rassegnata paura e impudente allegrezza. Una miseria senza più forma, silenziosa come un ragno, disfaceva e rinnovava a modo suo quei miseri tessuti, invischiando sempre più gli strati minimi della plebe, che qui è regina. Straordinario era pensare come, in luogo di diminuire o arrestarsi, la popolazione cresceva, ed estendendosi, sempre più esangue, confondeva terribilmente le idee all Amministrazione pubblica, mentre gonfiava di strano orgoglio e di più strane speranze il cuore degli ecclesiastici. Qui, il mare non bagnava Napoli. (Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, Einaudi, Torino 1953) PER SCRIVERNE Quale registro lessicale adopera la scrittrice per rappresentare ciò che vede sotto i suoi occhi? A tuo giudizio, la descrizione del cuore di Napoli matura in modo oggettivo e distaccato oppure in maniera soggettiva e partecipe? Rispondi in un testo argomentativo.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento