INTRECCI CINEMA - I Viceré

intre cci CINEMA I Viceré La saga messa in scena da Roberto Faenza Trasporre per il cinema un opera corposa e complessa come I Viceré è un progetto coraggioso e irto di difficoltà, cui in passato maestri come Roberto Rossellini e Luchino Visconti hanno dovuto rinunciare. Nel 2007 l operazione riesce a Roberto Faenza (n. 1943 e già autore per il grande schermo di alcuni adattamenti di romanzi), che realizza al contempo un film destinato alle sale e una versione estesa messa in onda dalla Rai in due puntate nel 2008. La modernità di De Roberto: Stato, Chiesa e famiglia Faenza è attratto dalla possibilità di affrontare un epoca lontana per parlare del presente. Nel suo affresco della nascita di una nazione, il regista evidenzia i mali atavici della politica e delle classi dirigenti italiane: la corruzione morale, l opportunismo, il trasformismo che continuano a logorare una società impossibilitata a un vero cambiamento. «Destra e Sinistra oggi non significano più niente! sentenzia il duca Gaspare istruendo Consalvo, e la frase è una chiara metafora del sistema governativo italiano negli anni Duemila, ancora dominato dal cinismo e dal compromesso. Non a caso, il film si chiude con una scena che nel romanzo non c è, ambientata nel 1918: l ormai settantenne Consalvo entra nell emiciclo del Parlamento, si guarda intorno nel silenzio dell aula vuota e rivela che «pace con rispetto, libertà con ordine, trasparenza dei bilanci, sincerità delle cifre, lavoro per tutti non sono state altro che promesse, semplici illusioni. Nella fosca epopea riletta da Faenza c è spazio anche per la condanna dell invadenza politica della Chiesa: secondo il regista, le intromissioni della gerarchia ecclesiastica non sono certo prerogativa esclusiva dell Italietta messa alla berlina da De Roberto. I Viceré è poi una lucida analisi dell istituzione familiare come 172 / IL SECONDO OTTOCENTO luogo di esercizio del potere fine a sé stesso. Gli Uzeda sono il simbolo di un organizzazione sociale feroce i cui valori fondativi sono la prevaricazione, la cupidigia di denaro e la fame di comando: oggi come ieri, sembra sottolineare Faenza, la meschinità, la doppiezza e la legge del più forte si apprendono proprio nell ambito della famiglia. La scelta del regista La saga di De Roberto ha una struttura narrativa corale difficilmente trasferibile in un opera cinematografica; per questo il regista seleziona dalla mole del romanzo le scene madri e sacrifica la polifonia in nome della compattezza, incentrando la sceneggiatura sulla vicenda di Consalvo. Faenza s inventa in tal modo un film di formazione , in cui il principe diventa un uomo per tutte le stagioni (ossia capace di adattarsi a qualsiasi mutamento sociale per sfruttarlo a proprio vantaggio) a causa dei traumi via via subiti e delle speranze giovanili andate deluse, che gli impongono di accettare come va il mondo per garantirsi un futuro prospero. La fotografia di Maurizio Calvesi e i costumi di Milena Canonero (già collaboratrice di Stanley Kubrick e quattro volte premio Oscar) contribuiscono all accurata ricostruzione storica. Con ritmi e inquadrature marcatamente televisivi, la regia di Faenza non traduce appieno l audacia, l incisività e la spietatezza del ritratto storico di De Roberto, ma il film ha comunque il merito di aver riportato all attenzione del grande pubblico un capolavoro della letteratura troppo a lungo dimenticato. ec Due fotogrammi dei Viceré di Roberto Faenza: in alto Alessandro Preziosi, che interpreta Consalvo; a sinistra Assumpta Serna e Katia Pietrobelli, che impersonano rispettivamente la Duchessa Radalì e Donna Margherita.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento