Novelle per un anno
Scritte a partire dalla metà degli anni Ottanta dell’Ottocento, le novelle vengono poi raccolte da Pirandello in volumi autonomi: il primo, Amori senza amore, è del 1894; seguono Beffe della morte e della vita (1902), Quand’ero matto... (1902), Berecche e la guerra (1919). La sistemazione di un materiale così abbondante subisce continui rimaneggiamenti fino al progetto di Novelle per un anno, pubblicate in 15 volumi fra il 1922 e il 1937.
In questo lavoro Pirandello assembla un corpo volutamente frammentario e disorganico, privo di una cornice che, come accadeva nella novellistica classica, doni coerenza all’eterogeneità del contenuto. Nemmeno l’idea iniziale di proporre una novella per ogni giorno dell’anno si realizza a causa della morte dell’autore (anche considerando quelle pubblicate postume, si arriva solo a 241 racconti). La mancanza di struttura della raccolta non è del resto casuale, ma riflette una visione pirandelliana del mondo come insieme caotico e disgregato.
In molte novelle appare chiara l’influenza del Verismo, reinterpretato però in forma del tutto personale. Descrivendo la società contadina siciliana o l’ambiente della borghesia impiegatizia romana, infatti, Pirandello non si ferma al dato documentario. Il suo è un naturalismo soltanto apparente: in realtà l’obiettivo non è denunciare una determinata realtà sociale, ma osservare la “propria” Sicilia attraverso una lente personale e caricaturale che ne svela però la natura più ancestrale e profonda.
T3
Il treno ha fischiato
Novelle per un anno
La novella viene pubblicata per la prima volta sul “Corriere della Sera” il 22 febbraio 1914; inserita nel volume La trappola nel 1915, è entrata poi a far parte del corpus delle Novelle per un anno. Si tratta di un testo emblematico: l’evento che dà l’avvio alla narrazione, in apparenza di una banalità estrema, diventa paradossalmente strumento di salvezza e di ritorno alla vita, almeno temporaneamente.
Audiolettura
DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
Come spesso accade in Pirandello, un avvenimento di per sé inconsistente sconvolge la routine di una vita apparentemente normale, quella dell’impiegato Belluca, ragioniere in un ufficio contabile e dedito alla famiglia fino al sacrificio di ogni libertà personale. L’avvenimento – in questo caso il fischio di un treno udito in una notte insonne, in altri casi un ricordo, un incontro inaspettato, un’immagine – dà inizio al risveglio del protagonista (Pareva che gli orecchi tutt’a un tratto gli si fossero sturati e percepissero per la prima volta voci, suoni non avvertiti mai, rr. 52-53). Dopo l’istantanea illuminazione, nulla può essere più come prima e, rinato a nuova vita, Belluca si ribella per la prima volta alle angherie del suo capoufficio, alzando lo sguardo sulla triste realtà in cui è da anni intrappolato (ora non più, ora ch’egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo, rr. 78-79).
L’episodio costituisce l’innesco della novella, ed è parte fondamentale del procedimento umoristico, che scopre il serio nel ridicolo, il grande nel piccolo, e ribalta così le consuete visioni del mondo: il fischio di un treno, indizio comico di una presunta follia, diventa l’evento catartico e liberatorio mediante il quale è possibile scoprire l’insensatezza della realtà e proiettarsi in un altrove salvifico grazie all’intervento improvviso e inaspettato dell’immaginazione.
Ma dove scatta concretamente il meccanismo umoristico? Esso risiede soprattutto nel gioco delle focalizzazioni e dei punti di vista. L’effimera rivolta di Belluca e il suo farneticare al momento del risveglio vengono infatti considerati manifestazioni di pazzia da coloro che si limitano ad “avvertire il contrario”, osservando la scena da un’ottica esterna e convenzionale. Nei commenti superficiali e frettolosi dei colleghi d’ufficio, il suo comportamento è bollato senza mezzi termini come folle (Farneticava. Principio di febbre cerebrale, avevano detto i medici, r. 1). Perché mai un uomo mansueto e sottomesso, […] metodico e paziente (r. 28) avrebbe dovuto cambiare, così, tutt’a un tratto?
Chi nota superficialmente il disorientante e sinistro cambiamento di Belluca, confrontandolo con la sua precedente e ordinaria “normalità”, scambia la riconquista della dignità da parte del personaggio per uno stato di alienazione mentale. Ma se in tutta la prima parte il lettore assiste divertito al racconto dell’improvvisa pazzia di Belluca, presentata in modo volutamente comico dall’autore, nella seconda parte, quando quest’ottica esterna viene filtrata e riflessa attraverso punti di vista più profondi e penetranti, la riflessione conduce al «sentimento del contrario»: nel vedere com’è davvero la vita di questo pover’uomo, all’ilarità subentrano infatti la pena e la compassione.
In realtà, la trasformazione di Belluca e le reazioni dei suoi colleghi denunciano la situazione artificiosa e alienata in cui vivono tutti gli altri. Egli è infatti l’unico ad aver fermato, anche se per un solo istante, gli ingranaggi travolgenti della modernità, riassaporando all’improvviso il senso di un’esistenza autentica. Proprio coloro che lo giudicano grossolanamente, invece, rimangono prigionieri nella «trappola» di un lavoro ripetitivo, di una famiglia opprimente, in un ruolo da cui «non è bene allontanarsi».
La rivolta di Belluca, tuttavia, è effimera. La follia del protagonista è solo apparente e temporanea: si tratta piuttosto di un momentaneo rifugio nell’immaginazione, che gli consente tuttavia di avere coscienza della vuota insignificanza di ciò che accade sotto i nostri occhi. Egli riscopre la presenza “reale” del mondo, la vita vera (Signori, Belluca, s’era dimenticato da tanti e tanti anni – ma proprio dimenticato – che il mondo esisteva, rr. 149-150), e si accorge della falsità delle maschere e delle forme che coprono, come una cortina fumogena, l’essenza delle cose; tutto questo senza uscire dalle grigie pareti dell’ufficio e dalla stanza affollata in cui si accampa di notte con la famiglia: la sua è soltanto una fuga nella fantasia, l’unica possibilità che gli è concessa di allontanarsi dalla miseria del presente. Ma tanto basta per non impazzire davvero (poteva in qualche modo consolarsi!, rr. 184-185).
Le scelte stilistiche
L’avvenimento centrale e determinante attorno a cui ruota la struttura narrativa della novella – il fischio del treno con le sue drastiche conseguenze – è assente per buona parte del racconto. Il fatto trapela soltanto dai commenti allarmati di personaggi senza nome e senza volto, che ricordano la concitazione di una scena teatrale. Non emerge, dunque, la voce chiara di un narratore, e l’ambiguità e la confusione che circondano il fatto scatenante contribuiscono a renderlo ancora più misterioso ed enigmatico: che cosa sarà mai successo all’impiegato Belluca? La suspense cresce fino a quando la banalità dell’evento erompe nella narrazione con una forza sproporzionata rispetto alle aspettative del lettore: si tratta solo del fischio di un treno? Ma allora Belluca è davvero impazzito?
Solo quando il narratore-testimone interviene a far luce sul senso riposto dell’accaduto la nebbia inizia a dissiparsi: conoscendo la miseria dell’esistenza di Belluca, egli è sicuro che i sintomi della “follia” possano avere una spiegazione naturalissima (Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara, rr. 110-111). È grazie alla sua testimonianza che il lettore viene condotto a riflettere sull’esperienza del protagonista, sul fenomeno che ha sconvolto la sua quotidianità e sulla catena di cause che lo ha provocato.
Come in un gioco di scatole cinesi, però, la focalizzazione diviene ancora più concentrata quando la parola è lasciata alla voce diretta del protagonista. Belluca racconta, confessa e chiarisce ogni dubbio solo nell’ultima parte del racconto: l’effetto-rivelazione è ottenuto così attraverso un progressivo restringimento della visione dei fatti, che va dai commenti esterni dei colleghi fino all’autopresentazione del protagonista.
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1 Perché i colleghi d’ufficio sono convinti che Belluca sia diventato pazzo? Quali azioni inaspettate ha compiuto per essere a viva forza preso, imbracato e trascinato all’ospizio dei matti (r. 80)?
2 Perché a un certo punto il narratore-testimone parla del fatto come di una coda naturalissima (r. 115)? Che cosa significa che non è possibile fare astrazione dal mostro a cui essa [la coda] appartiene (r. 112)?
3 Alla fine della novella Belluca è un uomo completamente nuovo, che cambia drasticamente esistenza, o rimane almeno in superficie quello di prima? Motiva la tua risposta.
ANALIZZARE
4 Nel testo si possono trovare precisi riferimenti al gergo medico e a quello impiegatizio: individuali.
5 Nel gioco delle voci narranti quale personaggio traccia l’affresco della vita privata di Belluca? Come viene descritta la sua convivenza con i dodici familiari che deve mantenere?
6 Nella novella sono riportate le parole farneticanti del presunto folle; rintraccia almeno due o tre espressioni tratte dagli sfoghi visionari di Belluca.
INTERPRETARE
7 Spiega perché, venuti a conoscenza della vita privata di Belluca, il suo atto di ribellione non può più essere giudicato nei termini di una malattia mentale.
scrivere per...
raccontare
8 Il fischio di un treno nel silenzio della notte rappresenta, in questa novella, una sorta di magico accesso a un mondo dimenticato: l’evento minimo che manda in crisi un’intera esistenza. È capitato anche a te di notare una sproporzione tra la banalità di un fatto accaduto e le conseguenze che, a posteriori, ne hanno modificato il valore? Scrivi un testo di circa 30 righe.
Dibattito in classe
9 Alcune persone, come Belluca, si rifugiano nella fantasia e nell’immaginazione per sfuggire alla realtà quotidiana: è un atteggiamento che condividi? Quali rischi può avere? Confrontati con la classe.
Educazione CIVICA – Spunti di realtà
In Italia i manicomi non esistono più: sono stati chiusi grazie alla legge 180 del 1978, detta “Legge Basaglia”, dal nome del medico psichiatra che ne fu il promotore.
• Fai una breve ricerca su questa legge e sulla sua importanza nell’aver reso più umano e dignitoso il trattamento di coloro che sono affetti da gravi disturbi psichiatrici. Prepara un testo espositivo di circa 30 righe.
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento