LE OPERE
Una vita Il primo romanzo di Svevo, pubblicato a sue spese nel 1892, è la storia dell’inetto Alfonso Nitti che, incapace di cambiare la sua vita pur avendone l’occasione, sceglie la fuga definitiva del suicidio. Impiegato di banca con velleità letterarie, s’intravede, in questo e nei successivi romanzi, una componente autobiografica. Ma la vita privata rappresenta per Svevo un punto di partenza per analizzare i comportamenti dell’▶ uomo comune.
Senilità Il suo secondo romanzo, dato alle stampe nel 1898, narra la storia di Emilio Brentani, un inetto “invecchiato” che, nel tentativo di evadere dalla sua grigia realtà, si ritrova solo e rassegnato alla miseria, incapace di affrontare la vita. Emilio incarna la perfetta figura dell’inetto, vittima delle proprie pulsioni inconsce: si tratta di un uomo privo di qualità che sceglie la via della rassegnazione passiva. Attraverso i suoi personaggi Svevo muove un’aspra critica ai valori borghesi: i protagonisti dei suoi romanzi, nevrotici e sconfitti, scelgono l’inettitudine come via di fuga alla crisi della coscienza. L’autore non coltiva utopie né aderisce a specifiche ideologie politiche; guarda alla realtà senza ipocrisie né finzioni e, tramite l’azione chiarificatrice della scrittura, la analizza, la svela, la approfondisce. La scrittura è terapia, è mezzo di purificazione interiore e non più un mestiere.
La coscienza di Zeno È il romanzo che, forse più di ogni altro, rappresenta la crisi di certezze e valori del primo Novecento. È un memoriale in prima persona, organizzato per nuclei tematici. Il protagonista è Zeno Cosini che, in una sorta di “autoanalisi” scritta per ordine di un certo dottor S., ripercorre i momenti salienti della sua esistenza, intersecando ricordi, sensazioni e immagini presenti nella sua coscienza. Egli, un inetto incapace di vivere un’esistenza positiva e costruttiva, è dunque il narratore inattendibile che, con sarcasmo, scrive ciò che gli torna in mente: il vizio del fumo (il sintomo più vistoso del suo “male di vivere”); il problematico rapporto con il padre; il matrimonio con Augusta Malfenti; la rivalità con il cognato Guido Speier; la società commerciale che, giunta sull’orlo del fallimento a causa di una cattiva conduzione degli affari da parte del vincente Speier, viene salvata proprio da Zeno. Nonostante la propria disincantata mancanza di volontà, l’inetto si rivela tuttavia il vero “vincitore”, in grado di assumere il controllo della situazione grazie alle sue capacità di adattamento. Dopo aver cercato per tutta la vita figure “sane”, Zeno capisce che la presunta salute può essere sinonimo di ottusità e stupidità, mentre la sua consapevolezza gli permette di imparare a convivere con la ▶ malattia e di comprendere che la “diversità” è paradossalmente un elemento di forza. L’ironia con cui racconta la sua vita, indice di un salutare distacco dall’esistenza e di scetticismo verso sé stesso e il mondo, rappresenta una strategia retorica dell’autore. Il romanzo è scritto in uno ▶ stile antiletterario e la sintassi è elementare; le scelte lessicali sono legate a forme dialettali: sono accostati vocaboli tecnici, forestierismi e arcaismi letterari.
Le altre opere I primi racconti, come Una lotta (1888) e L’assassinio di via Belpoggio (1890), anticipano i tratti dei protagonisti dei futuri romanzi. Successivamente Svevo pubblica alcune novelle, tra cui Corto viaggio sentimentale (1925), dove vengono affrontati i temi cari: psicanalisi, salute e vecchiaia. Si dedica anche al progetto di un quarto romanzo, di cui rimangono solo dei frammenti, come Le confessioni del vegliardo (1928), che esaltano la scrittura quale strumento per contrastare l’oblio e l’assurdità della vita quotidiana.