L’autrice

Grazia Deledda

1871-1936

Deledda e noi


Una delle tendenze della narrativa italiana a cavallo tra XIX e XX secolo recupera i moduli narrativi e le scelte espressive del Decadentismo europeo di stampo ancora ottocentesco, seppur con accenti decisamente originali.

Su tale direttrice si colloca l’attività di Grazia Deledda: muovendo da un Verismo a sfondo regionale e folclorico che attinge alle cronache, alle leggende paesane, ai miti, ai costumi e alle storie di passioni elementari della sua Sardegna, la produzione di questa autrice assume caratteri decadenti nel calare tali temi in un mondo segnato dall’ossessione del peccato e del male. È un mondo rappresentato con toni cupi e fatalistici, ai quali si accompagna un’ansia di liberazione e di riscatto, sempre però destinata a rimanere delusa.

Atroce, dunque, biblica, questa nostra immensa scrittrice, capace di regalarci una galleria di figure potenti e perdute, derelitte e taciturne, tutte figlie di un’ispirazione per niente edulcorata, troppo istintiva e barbarica per piacere alla critica accademica: in primo luogo, le sue donne, eroine dalla volontà di ferro ma dilaniate dal rimorso, tentate dalla ribellione ma poi ferocemente attanagliate dal bisogno di espiazione. Anche l’amore infatti risponde a leggi spietate e imperscrutabili, promulgate da un Dio lontano o, peggio, assente.

Per queste ragioni la Deledda non è un’autrice che solletica il lettore in cerca d’intrattenimento: leggere i suoi romanzi può forse lasciarci l’amaro in bocca, ma di sicuro ci costringe – dopo Manzoni e dopo Leopardi – a interrogarci, specchiandoci nella sua opera d’arte, sul senso delle nostre esistenze.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento