È l’incipit dell’opera. Il poeta, impossibilitato a vedere e a muoversi, non abbandona la scrittura: coricato al buio, egli fissa su alcune strisce di carta le emozioni, le illusioni e le allucinazioni che attraversano il suo animo.
T15 - L’orbo veggente
T15
L’orbo veggente
Notturno, Prima offerta
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DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
D’Annunzio apre il Notturno con la descrizione dell’infermità e dell’immobilità dovute alla ferita all’occhio e alla lunga convalescenza cui è costretto. Tuttavia tale condizione, che annulla ogni presenza fisica della realtà esterna, non spegne la sua volontà di rivelare una energia interiore che pare rafforzarsi nel buio. Nonostante la dura sentenza del medico (r. 19), che lo condanna a stare come dentro un sepolcro, supino nel letto, col torso immobile (r. 2), il poeta coglie l’occasione per saggiare le proprie possibilità, dando vita a un’arte nuova (r. 18): l’ammalato può trasformarsi in un oracolo moderno che, al pari di una sacra Sibilla, si abbandonerà all’ascolto e alla trascrizione delle voci segrete della propria interiorità.
Le scelte stilistiche
La grande originalità del Notturno non va certamente cercata in una crisi del superuomo o in una revisione dell’immagine dell’io poetico, che conserva e anzi enfatizza le proprie prerogative di anima simbolista. La novità di quest’opera – ciò che la rende straordinariamente moderna e al passo con gli esiti del frammentismo italiano coevo (da Camillo Sbarbaro a Piero Jahier fino a Dino Campana) – riguarda soprattutto gli aspetti formali. La tecnica dell’esposizione, infatti, può essere assimilata a quella di una libera rappresentazione di pensieri, nella quale i periodi, solitamente brevissimi, si susseguono interrotti da pause, sospensioni e spazi bianchi.
La struttura narrativa cronologicamente ordinata è sostituita da un fluire di immagini e sensazioni, nel quale il lessico, impressionistico e allusivo, e la sintassi, scarna e strutturata quasi esclusivamente per coordinazione, sembrano trasformare l’opera in un taccuino su cui il poeta annota, con immediatezza e senza un apparente studio (il tempo verbale è inizialmente il presente), le dolorose percezioni del proprio corpo.
La prosa sconfina nel verso vero e proprio grazie a ripetizioni, parallelismi, metafore e sinestesie (La stanza è muta d’ogni luce, r. 16; Traccio i miei segni nella notte che è solida, rr. 16-17); frequenti sono inoltre le assonanze e le allitterazioni: tra queste ultime, particolarmente significativa è la ripetizione della s nei verbi con cui iniziano i primi capoversi (Sto, Sollevo, Scrivo, Sento) e nel periodo Scrivo sopra una stretta lista di carta (r. 6), come a riprodurre il suono sibilante della matita (lapis scorrevole, r. 7).
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1 Ripassa la biografia del poeta e spiega le ragioni per le quali si trova nello stato descritto.
2 Oltre a quella del poeta, compaiono nel testo due figure minori: chi sono? Rispetto alla vicenda e alle esigenze del protagonista, quale funzione svolgono?
ANALIZZARE
3 Individua i termini che si riferiscono al campo metaforico della cecità e della morte.
4 Perché, dopo il tempo presente iniziale, il poeta si serve del passato remoto?
INTERPRETARE
5 In quali aspetti del testo è possibile cogliere tracce della figura del superuomo?
6 In che cosa consiste l’arte nuova (r. 18) appresa dal poeta?
sviluppare il lessico
7 Scrivi almeno un sinonimo di uso comune per ciascuno dei seguenti termini presenti nel testo.
riverso |
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freddarsi |
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ripugnanza |
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soglia |
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sentenza |
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attigua |
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Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento