Composta tra il luglio e l’agosto del 1902, la lirica rappresenta forse l’espressione più compiuta del panismo dannunziano. Il poeta, disteso su una spiaggia presso la foce dell’Arno, si fonde con l’acqua e con la sabbia, fino a identificarsi totalmente con la natura.
T9 ANALISI ATTIVA - Meriggio
T9
Meriggio
Alcyone
A mezzo il giorno
sul Mare etrusco
pallido verdicante
come il dissepolto
5 bronzo dagli ipogei, grava
la bonaccia. Non bava
di vento intorno
alita. Non trema canna
su la solitaria
10 spiaggia aspra di rusco,
di ginepri arsi. Non suona
voce, se ascolto.
Riga di vele in panna
verso Livorno
15 biancica. Pel chiaro
silenzio il Capo Corvo
l’isola del Faro
scorgo; e più lontane,
forme d’aria nell’aria,
20 l’isole del tuo sdegno,
o padre Dante,
la Capraia e la Gorgona.
Marmorea corona
di minaccevoli punte,
25 le grandi Alpi Apuane
regnano il regno amaro,
dal loro orgoglio assunte.
La foce è come salso
stagno. Del marin colore,
30 per mezzo alle capanne,
per entro alle reti
che pendono dalla croce
degli staggi, si tace.
Come il bronzo sepolcrale
35 pallida verdica in pace
quella che sorridea.
Quasi letèa,
obliviosa, eguale,
segno non mostra
40 di corrente, non ruga
d’aura. La fuga
delle due rive
si chiude come in un cerchio
di canne, che circonscrive
45 l’oblìo silente; e le canne
non han susurri. Più foschi
i boschi di San Rossore
fan di sé cupa chiostra;
ma i più lontani,
50 verso il Gombo, verso il Serchio,
son quasi azzurri.
Dormono i Monti Pisani
coperti da ▶ inerti
cumuli di vapore.
55 Bonaccia, calura,
per ovunque silenzio.
L’Estate si matura
sul mio capo come un pomo
che promesso mi sia,
60 che cogliere io debba
con la mia mano,
che suggere io debba
con le mie labbra solo.
Perduta è ogni traccia
65 dell’uomo. Voce non suona,
se ascolto. Ogni duolo
umano m’abbandona.
Non ho più nome.
E sento che il mio volto
70 s’indora dell’oro
meridiano,
e che la mia bionda
barba riluce
come la paglia marina;
75 sento che il lido rigato
con sì delicato
lavoro dall’onda
e dal vento è come
il mio palato, è come
80 il cavo della mia mano
ove il tatto s’affina.
E la mia forza supina
si stampa nell’arena,
diffondesi nel mare;
85 e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore
90 della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca
del ginepro: io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua,
95 in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.
100 E l’alpi e l’isole e i golfi
e i capi e i fari e i boschi
e le foci ch’io nomai
non han più l’usato nome
che suona in labbra umane.
105 Non ho più nome né sorte
tra gli uomini; ma il mio nome
è Meriggio. In tutto io vivo
tacito come la Morte.
E la mia vita è divina.
ANALISI ATTIVA
I contenuti tematici
È il cuore dell’estate, il mezzogiorno di una giornata torrida, quando il sole è più alto e tutto è immobile, come folgorato dai raggi brucianti del sole, annullato in un’atmosfera impietrita e in un silenzio assoluto, dove perfino il flusso vitale sembra essersi arrestato. Il poeta, solo, senza la consueta presenza femminile che lo accompagna, è sdraiato sulla spiaggia e avverte gradualmente che ogni pensiero umano lo sta abbandonando. I suoi sensi si smarriscono, fondendosi in una lenta metamorfosi con la natura, il mare, il fiume, la sabbia. La sua è una fusione totale, che coinvolge il corpo, dissolto nel respiro senza tempo del paesaggio, ma anche la coscienza e la mente, assorbite nel ciclo della vita e della morte che regola l’universo.
1. Perché si può affermare che le prime due strofe hanno un carattere descrittivo?
2. I luoghi citati dal poeta sono spesso accompagnati da elementi che rimandano a un lontano passato: individuali e spiegane la funzione.
Le ultime due strofe descrivono invece l’identificazione del poeta con la natura: dopo la ripresa del contesto ambientale e stagionale (Bonaccia, calura, / per ovunque silenzio, vv. 55-56), il processo può finalmente compiersi. Nella terza strofa, l’immedesimazione avviene sul piano della sensazione soggettiva e della comparazione: infatti troviamo espressioni ripetute quali sento che (v. 69) o è come (v. 78), che mostrano come la scomposizione degli elementi corporei non sia ancora compiuta e le due parti – l’uomo e la natura – siano ancora distinte.
Nella quarta strofa la fase preparatoria è ormai terminata e la metamorfosi può completarsi sia sul piano fisico sia su quello spirituale. Il poeta non esiste più, ma si è tramutato in ciascuna delle diverse entità nominate in precedenza (e il fiume è la mia vena, / il monte è la mia fronte… ecc., vv. 85-88; io sono nel fiore… io son nel fuco… in ogni cosa esigua, / in ogni cosa immane… ecc., vv. 89-97): senza più nome né identità personale (Non ho più nome, E non ho più nome, Non ho più nome né sorte / tra gli uomini, vv. 68, 99, 105-106), egli è uscito dal mondo sensibile per diventare parte del tutto, in una dimensione di infinito che gli permette di raggiungere l’eternità.
3. È possibile affermare che, nell’ultima strofa, non solo l’uomo diventa natura, ma la natura diventa uomo? perché?
4. Quale rapporto si instaura tra vita divina (v. 109) e Morte? Esponi le tue considerazioni.
5. Chiarisci il significato dell’aggettivo divina nell’ultimo verso del componimento.
Le scelte stilistiche
Le prime due strofe si esauriscono nella descrizione raffinata ma misurata dell’incanto paesaggistico, insistendo sulle sensazioni di silenzio (Non suona / voce, vv. 11-12; Pel chiaro / silenzio, vv. 15-16; La foce […] si tace, vv. 28-33 ecc.), su un’atmosfera di immobilità totale (Non bava / di vento intorno / alita, vv. 6-8; Riga di vele in panna, v. 13; grava / la bonaccia, vv. 5-6 ecc.) e di diffuso chiarore (pallido verdicante, v. 3; biancica, v. 15; Pel chiaro / silenzio, vv. 15-16).
Nella seconda parte della poesia invece compaiono soluzioni espressive che lasciano emergere l’ideologia superomistica dannunziana. Qui vengono esasperati gli espedienti retorici fino a rendere enfatico il discorso: espansioni a catena spesso incentrate sulla dimensione dell’io (che… che… che…, vv. 59 ss.; E sento che… e che… sento che…, vv. 69 ss.; E io sono nel… della… nella… della… ecc., vv. 89 ss.), ripetizioni, enumerazioni, polisindeti, simmetrie analogiche (è come… è come…, vv. 78 ss.; il fiume è… è… è… ecc., vv. 85 ss.). Sono tutte soluzioni che «risultano più eloquenti ed oratorie che liriche, in linea con l’inevitabile superomismo della situazione» (Roncoroni).
6. Individua nel testo alcuni esempi di lessico aulico e arcaizzante.
7. Trova almeno un esempio delle seguenti figure retoriche:
a. sinestesia; b. figura etimologica; c. allitterazione; d. similitudine.
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento