Pagine di realtà - Il mito dell’”uomo forte”: esiste il pericolo di un ritorno al fascismo?

Educazione CIVICA – Pagine di realtà

Il mito dell’“uomo forte”: esiste il pericolo di un ritorno al fascismo?

Con il declino della politica, il venir meno di idee e utopie che hanno caratterizzato la Storia del Novecento e l’affievolirsi del peso delle rappresentanze sociali, in Italia sembra essere cresciuto il desiderio di una guida forte, risoluta, carismatica, in grado di risolvere senza mezzi termini i conflitti e le difficoltà in cui si dibatte la vita collettiva del paese. Da qui i timori di molti osservatori in merito a un possibile ritorno del fascismo. Non è di questo avviso, invece, lo storico Emilio Gentile (n. 1946) che, nel suo libro Chi è fascista (2019), risponde alle domande sul tema che gli sono state poste, nel corso degli anni, da alcune generazioni di studenti e di lettori.

Iniziamo con una domanda fondamentale: in questi tempi in Italia, in Europa, e addirittura nel resto del mondo, si parla di un ritorno del fascismo. Condividi questa affermazione?

Per rispondere a questa domanda, dovremmo prima precisare di quale fascismo stiamo parlando. Perché nel passato ci sono stati vari movimenti e regimi definiti fascisti, che hanno avuto origine, programmi, propositi, durata ed effetti molti differenti, persino opposti. E queste diversità esistono, sia se parliamo del fascismo come fenomeno italiano, sia se parliamo del fascismo come fenomeno internazionale, europeo o addirittura mondiale. Ma desidero manifestare subito il mio punto di vista, sommariamente, per tornare poi sulla questione nel corso del nostro dialogo. Non credo che abbia alcun senso, né storico, né politico, sostenere che oggi c’è un ritorno del fascismo in Italia, in Europa o nel resto del mondo. [...]


Non sono dunque nuovi fascisti i governanti e i movimenti che esaltano il popolo come una collettività virtuosa, disprezzano la democrazia parlamentare, fanno appello alla piazza contro le istituzioni costituzionali, sostengono il governo di un uomo forte, difendono il primato della sovranità nazionale, sono ostili verso i migranti, ostentano atteggiamenti, comportamenti e linguaggio brutali. E non è forse sintomo fascista l’invocazione dell’uomo forte al governo? Se non è il ritorno del fascismo, quali sono, secondo te, i pericoli che minacciano la democrazia, che ovunque appare in crisi?

Se sono fascisti tutti coloro che presentano le caratteristiche che tu hai descritto, dal primato dello Stato sovrano all’esaltazione del popolo, all’invocazione dell’uomo forte, allora erano fascisti i giacobini, i patrioti che hanno lottato per avere uno Stato indipendente e sovrano, gli americani che hanno votato per ben tre volte l’elezione di Franklin D. Roosevelt alla presidenza degli Stati Uniti, i britannici che hanno acclamato Churchill premier nella guerra contro Hitler, e i francesi che dal 1958 al 1969 hanno eletto De Gaulle capo dello Stato.[...]


E allora per te chi è fascista oggi?

La risposta è lapalissiana: è fascista chi si considera erede del fascismo storico, pensa e agisce secondo le idee e i metodi del fascismo storico, milita in organizzazioni che si richiamano al fascismo storico, aspirano a realizzare una concezione fascista della nazione e dello Stato, non necessariamente identico allo Stato mussoliniano. [...]


Però oggi, quando si lancia l’allarme per un ritorno del fascismo, non ci si riferisce soltanto a chi si definisce apertamente fascista, cosa che sarebbe appunto ovvia, e persino banale, ma a quanti, pur non definendosi fascisti, anzi negando di essere tali, sono in realtà fascisti sotto altre spoglie.

Ma proprio in questo voler scoprire i fascisti d’oggi, che non sono come i fascisti dell’epoca mussoliniana e non sono neppure quelli che oggi si definiscono fascisti, ma sono persone e movimenti che negano di essere tali, consiste l’ambiguità e la vaghezza dell’allarme per il rischio incombente sulla democrazia, di un ritorno del fascismo sotto altre spoglie, che ritengo non esista realmente. Esiste invece effettivamente il rischio che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione da altre minacce, queste veramente reali, che incombono sulla democrazia e che nulla hanno a che fare con il fascismo, sotto qualsiasi veste lo si voglia immaginare. [...]


Dunque fascismo e antifascismo appartengono entrambi a un passato, che è definitivamente passato.

Storicamente è così, per entrambi. Ma con una sostanziale differenza. Il fascismo è definitivamente trapassato, perché nessuno oggi, neppure i neofascisti mi pare, vuole restaurare il regime totalitario, che fu abbattuto con la vittoria irreversibile delle forze antifasciste, unite per restituire al popolo italiano la libertà e la sovranità. Questo fu l’obiettivo comune di tutti i partiti della Resistenza, che per raggiungerlo e fondare un nuovo Stato repubblicano e democratico accantonarono le loro diverse e persino opposte concezioni dello Stato e della società. Così è avvenuto con la fondazione della Repubblica e con la Costituzione. Sono queste l’eredità vitale che l’antifascismo, passando alla storia, ha lasciato ai cittadini dello Stato italiano, con il compito di realizzare la simbiosi fra il metodo e l’ideale della democrazia.”


(Emilio Gentile, Chi è fascista, Laterza, Roma-Bari 2019)

LEGGI E COMPRENDI

1 Emilio Gentile attribuisce al termine “fascismo” una definizione estensiva o restrittiva? Perché?


2 Quale fondamentale eredità ha lasciato l’antifascismo al nostro paese?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3 La tesi di Gentile è molto netta: sostanzialmente non esiste oggi il rischio di un ritorno del fascismo. Eppure la presenza, in Europa e anche in Italia, di movimenti neofascisti e neonazisti, nei quali militano spesso anche persone giovani, costituisce un motivo d’allarme e spinge altri analisti a nutrire più di qualche preoccupazione. Qual è la tua opinione? Sostienila in un testo argomentativo, riprendendo l’idea di Gentile e discutendola.

Il magnifico viaggio - volume 5
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento