INTRECCI ARTE - La pittura dei Macchiaioli

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La pittura dei Macchiaioli

Paesaggi, scene di vita quotidiana e soggetti storici

La nascita del gruppo

Gli anni che immediatamente precedono e seguono l’Unità d’Italia (1861) sono fondamentali per lo sviluppo e il rinnovamento dell’arte italiana. Firenze è uno dei centri pulsanti della giovanissima nazione, città ricca di cultura per una fiorente produzione libraria e teatrale, meta preferita di viaggiatori e artisti stranieri. In opposizione all’ambiente accademico, che ripropone motivi e stilemi degli inizi del secolo e non sa aggiornarsi sulle novità d’Oltralpe, alcuni artisti iniziano a riunirsi al Caffè Michelangiolo, dove si discute di arte ma anche di politica: nel 1862 la locale “Gazzetta del Popolo” li definirà macchiaioli, un termine usato in senso dispregiativo ma che presto gli artisti adotteranno, in modo polemico, per definire sé stessi.

Giovanni Fattori: tra Storia e natura

Il più famoso dei Macchiaioli, Giovanni Fattori (1825-1908), scrive: «La “macchia” consisteva nel vedere sul vero una figura, o umana o animale (stagliata sul fondo), fosse un muro bianco o aria limpida o altri soggetti». La “macchia” è così un modo per sfruttare gli effetti di luce, contrapponendo senza velature chiari e scuri, utilizzando i colori e i toni a contrasto, senza contorni: questa nuova pittura utilizza il colore stendendolo con ampie campiture per creare i volumi. Accanto ai modelli francesi, i pittori di questo gruppo guardano anche ai maestri toscani del primo Quattrocento: i volumi solidi di Masaccio, le forme pure di Beato Angelico.

In vedetta (Il muro bianco) di Fattori è uno dei migliori esempi per comprendere l’arte di questo gruppo, che ama la pittura di paesaggio, i ritratti, ma anche i soggetti storici. Militari e campi di battaglia costituiscono uno dei temi prediletti del pittore livornese: qui i soldati risaltano, con grande equilibrio compositivo, nello spazio naturale, che diventa quasi astratto per l’abbagliante luce del mezzogiorno. Il cielo sembra fondersi, in lontananza, con il terreno battuto, mentre la profondità è data dallo sviluppo diagonale del muro su cui si staglia l’ombra del soldato a cavallo.

I Macchiaioli dipingono o schizzano en plein air (vale a dire “all’aperto”, “sul posto”): Il riposo di Fattori riproduce gli effetti di luce e ombra nella campagna livornese a ridosso del mare. Il contadino, il suo carro e due buoi sono in primo piano, e l’aratro in primissimo piano crea una diagonale ripetuta dalla linea di demarcazione tra l’ombra, dove sono i personaggi, e il sole, che illumina la spiaggia e il mare. Il punto di vista è basso, quasi a livello del terreno, così che gli animali immobili assumono proporzioni amplificate, quasi statuarie e fuori dal tempo.

Silvestro Lega e la poetica degli affetti familiari

Più legate ai temi degli affetti familiari sono invece le tele del romagnolo Silvestro Lega (1826-1895): in Un dopo pranzo (Il pergolato) figure e paesaggio sono immersi nella luce calda del pomeriggio che disegna lunghe ombre, ottenute alternando tonalità più scure alle “macchie” dorate dei punti dove la luce del sole filtra dal pergolato. Lega dimostra di conoscere bene la tradizione pittorica fiorentina del Quattrocento: il pavimento è infatti una scacchiera perfettamente disegnata in prospettiva, con le “macchie” che, in lontananza, diventano sempre più ampie e indistinte, a segnalare la profondità dello spazio.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento