I SAPERI FONDAMENTALI

I SAPERI FONDAMENTALI

LA SINTESI

LA VITA

Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840. Dopo aver frequentato gli ambienti artistici fiorentini, nel 1872 si trasferisce a Milano, dove entra in contatto con la Scapigliatura e il Naturalismo francese. Un percorso di riflessione e sperimentazione, la conoscenza dei romanzi di Zola e l’interesse per le condizioni socioeconomiche del Sud Italia, la cosiddetta  “questione meridionale”, portano Verga ad aderire al Verismo: poetica che non abbandonerà più nonostante l’insuccesso iniziale delle sue opere. Nel 1893 lo scrittore torna in Sicilia, dove vive appartato e lontano dal mondo intellettuale. Le sue posizioni politiche sono sempre più conservatrici e lo portano ad appoggiare l’intervento italiano nella Grande guerra. Dopo la fine del conflitto mondiale, la sua opera letteraria incontra i primi riconoscimenti critici e pubblici, a cui l’autore resta indifferente. Muore nel 1922 a Catania.

LE OPERE

La produzione pre-verista Gli esordi letterari di Verga sono legati agli schemi del romanzo storico-patriottico e a quelli della letteratura d’appendice: Amore e patria (1857), I carbonari della montagna (1862), Sulle lagune (1863). Dopo il romanzo Una peccatrice (1866), storia di un tragico amore appassionato, Verga si cimenta in un breve romanzo epistolare, Storia di una capinera (1871). Ottiene notorietà con i romanzi Eva, Eros e Tigre reale che, seguendo la moda dell’epoca, trattano di amori impossibili, adulteri e relazioni scabrose.


L’approdo al Verismo: Vita dei campi È una raccolta del 1880, che segna l’inizio della stagione verista; essa si compone di 8 testi (Fantasticheria, Cavalleria rusticana, L’amante di Gramigna, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Guerra di Santi, Pentolaccia) ambientati nelle campagne siciliane. I protagonisti, animati da un amore lacerante, sono condannati alla solitudine in un contesto rurale e primitivo senza alcuna speranza di emancipazione. L’autore rinuncia a esprimere giudizi, avvalendosi dell’artificio della  regressione, cioè sostituisce il proprio punto di vista di scrittore colto con quello dei personaggi appartenenti al popolo, e fa così emergere a poco a poco la storia e l’ambiente.


I Malavoglia Il romanzo del 1881, appartenente al Ciclo dei Vinti, narra le vicende della famiglia di pescatori di Aci Trezza, che vive nella «casa del nespolo» e si sostenta grazie ai proventi ottenuti dalla Provvidenza. Il patriarca è il vecchio padron ’Ntoni; suo figlio Bastianazzo, sposato con Maruzza la Longa, ha cinque figli: il giovane ’Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. In seguito all’allontanamento di alcuni membri della famiglia, numerose disgrazie si abbattono sui protagonisti; lo sforzo congiunto di coloro che abbracciano il sistema dei valori tradizionali consente infine di riunire e salvare la famiglia, seppure in parte dispersa. Verga dipinge un mondo in cui la ribellione al destino è vana e controproducente; il progresso, tratteggiato come forza brutale e irruenta, manifesta conseguenze nefaste sulla vita dei più deboli (i “vinti”). La legge economica domina la vita in ogni suo aspetto, anche quello degli affetti: nessuno riesce a sottrarsi al culto della  «roba». L’attaccamento alla  famiglia rappresenta l’unico appiglio nella tempesta degli eventi. Le tecniche narrative usate da Verga sono il discorso indiretto libero, lo straniamento e la concatenazione; la lingua è un italiano sicilianizzato, con l’uso frequente di modi di dire e di proverbi.


Novelle rusticane e le altre raccolte Novelle rusticane (1883) è una raccolta di novelle incentrata sullo scenario sociale dei ceti più elevati e i protagonisti sono aristocratici decaduti. Se l’ambientazione è ancora quella contadina, nelle raccolte successive Verga sposta lo sguardo verso il proletariato urbano e i salotti borghesi. In Per le vie (1883) i temi principali sono la gelosia e il denaro; l’argomento erotico affiora in Drammi intimi (1884) e nei Ricordi del capitano d’Arce (1891). In Vagabondaggio (1897) Verga esprime la propria concezione negativa della vita attraverso maestri e artisti di strada, mentre l’ultima raccolta, Don Candeloro & C.i (1894), ha per oggetto il mondo del teatro, metafora dell’esistenza inautentica.


Mastro-don Gesualdo Nel 1889 viene pubblicato il romanzo Mastro-don Gesualdo (parte del Ciclo dei Vinti), il cui protagonista è un ambizioso manovale siciliano diventato proprietario terriero, che si ritrova a metà tra due mondi inconciliabili, circondato dalla malignità e dall’invidia dei rivali e dei parenti. Prototipo dell’arrampicatore sociale, Gesualdo rinnega la famiglia d’origine per un matrimonio d’interesse che avrebbe sancito la sua ascesa. Il destino che lo attende è amaro: muore solo e disprezzato da tutti.


La produzione teatrale Importante è inoltre la produzione di Verga per il teatro: il dramma Cavalleria rusticana (1884), ispirato all’omonima novella, riscuote grande successo. Altri drammi sono: In portineria (1885), La Lupa (1896), La caccia al lupo e La caccia alla volpe (1902), Dal tuo al mio (1903), Rose caduche (pubblicato postumo nel 1928). Le scene richiamano le trame dei suoi romanzi e sono caratterizzate da un linguaggio scarno ed essenziale.

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LE PAROLE CHIAVE

“Questione meridionale”

Nella seconda metà dell’Ottocento, le condizioni socioeconomiche della Sicilia e, più in generale, del Sud, divengono oggetto delle indagini di politici e intellettuali. Lo stato di abbandono e sfruttamento dei contadini fornisce importante materiale agli artisti che, come Verga, desiderano distaccarsi dagli stereotipi del romanzo borghese per rappresentare una realtà più viva e autentica. Gli umili, i vinti, parte più debole e dimenticata della società, sono i protagonisti delle sue opere.

Regressione

La denuncia della condizione dei vinti appare più incisiva e diretta grazie alle tecniche narrative e stilistiche che Verga sceglie. Egli rinuncia a esprimere giudizi e preferisce “regredire” al livello del mondo narrato, popolare. Lascia che la storia emerga direttamente dalle parole e dai pensieri dei protagonisti. La voce narrante è un soggetto anonimo e corale che proviene dallo stesso ambiente dei personaggi e che ne esprime la mentalità popolare attraverso il discorso indiretto libero. L’opera dunque sembra «essersi fatta da sé».

«Roba»

La Storia, il progresso e i valori borghesi di profitto e benessere irrompono nel mondo verghiano. Nessuno riesce a sottrarsi al culto della «roba»: la proprietà dei beni materiali diventa aspirazione di vita, unico e ossessivo fine dell’esistenza umana. I beni materiali diventano parte integrante della persona.

Famiglia

Per Verga, il destino di ciascuno è immutabile e infelice. Bisogna accettarlo con coraggio e pacata rassegnazione, senza desiderare di cambiarlo. Un appiglio importante in questa esistenza è la famiglia, la sola difesa per i singoli contro l’avidità del mondo.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento