CRITICI A CONFRONTO - Attilio Momigliano e Pierluigi Pellini - I Malavoglia: un romanzo sociale o un romanzo storico?

CRITICI A CONFRONTO

Attilio Momigliano e Pierluigi Pellini

I Malavoglia: un romanzo sociale o un romanzo storico?

Su quale aspetto si concentra maggiormente Verga nella stesura del suo capolavoro? Prevale in lui il desiderio di rappresentare i ceti più svantaggiati della società, condannati a un destino di miseria e di malinconia, oppure l’autore preferisce evidenziare gli eventi e le circostanze storiche che irrompono nella vita dei personaggi che popolano l’universo arcaico di Aci Trezza? La prima posizione viene sostenuta da Attilio Momigliano (1883-1952), mentre Pierluigi Pellini (n. 1970) pone l’accento sull’influenza nefasta che la modernità e l’Unità italiana hanno avuto sull’esistenza dei Toscano.

Attilio Momigliano

Con I Malavoglia il Verga ritorna alla sfera della vita sociale. D’ora innanzi il tema della sua arte sarà, si può dire sempre, la rappresentazione delle classi più umili della società. I Malavoglia ritraggono, nelle persone della famiglia protagonista, le «tenaci affezioni dei deboli», «l’istinto che hanno i piccoli di stringersi fra loro per resistere alla tempesta della vita»,1 e la triste sorte di uno di essi che, per brama di meglio, si stacca dal gruppo, e soccombe. Il motivo lirico è il sentimento della famiglia, dell’onestà tradizionale, gli umili e santi affetti e bisogni che tengono legati fra loro i protagonisti: rappresentati con maggiore solidità e solennità in nonno ’Ntoni, e riflessi con tenera malinconia in tutti gli altri, e nello stesso giovane che si ribella agl’ideali familiari e degenera, e tuttavia li riconosce quando, tornato al paese dopo la vana esperienza del nuovo e dell’ignoto, si sente indegno della casa che ha abbandonato.

Nei Malavoglia circola un soffio religioso, d’una religiosità domestica e semplice, che colorisce d’un’affettuosità intima tutta la scena fra cui si svolge quell’umile vita. Per esso si scopre che il motivo ispiratore di tutte le pagine del libro è quello indicato dalle parole del Verga: «il tenace attaccamento di quella povera gente allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere» (Fantasticheria), questa interpretazione – prima e unica nella letteratura italiana – del lirismo dei poveri. Per questo riguardo il Verga è andato al di là del Manzoni, in virtù di quel suo sforzo d’immedesimazione, tanto da darci della patria, della natura e del cielo una concezione ancora ignota alla poesia italiana, adeguando, con perfetta verità di tono, il mare, il cielo, il paesaggio di Aci Trezza ai cuori semplici di quei pescatori.


(Attilio Momigliano, “Verga, Giovanni”, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1937)

Pierluigi Pellini

Storia o mito? Tempo ciclico o tempo lineare? Solo ’Ntoni è «mutato», o anche la comunità arcaica «muta faccia», come constata al suo ritorno Alfio Mosca»?1 L’evocazione di un paese-famiglia ideale è, fin dall’inizio (e sempre più nel corso del romanzo), ideologia e sogno. Ben diversa la realtà: l’irruzione del tempo moderno, con il trionfo della logica economicista, ha ormai stravolto Aci Trezza. Se perciò vengono a tratti ripresi, per l’ultima volta nell’opera verghiana i topoi del racconto rusticale romantico, è soltanto per sgretolarli e decretarne l’inevitabile fine. Perché I Malavoglia sono anche un romanzo storico: oltre la circolarità di un tempo etnografico, misurato dagli eventi naturali e dalle ricorrenze religiose – nel testo, le vicende sono quasi sempre scandite dal ritmo delle stagioni e dei lavori agricoli, o dalle feste dei principali santi –, si può ricostruire il flusso della grande storia, che pur svolgendosi interamente altrove (nelle città, sul ‘continente’), paradossalmente investe con irreversibile violenza la vita del villaggio.

È la grande storia – con la complicità delle calamità naturali: tempesta, epidemia, carestia – a sconvolgere l’esistenza (già miserabile) dei Toscano: la leva sottrae alla pesca prima ’Ntoni e poi Luca (il figlio obbediente, che muore prima di diventare a tutti gli effetti personaggio di romanzo); il colera, contro cui le autorità non svolgono alcuna seria prevenzione, uccide la Longa; la crisi commerciale fa crollare il prezzo del pesce, quella agricola provoca penuria di viveri; le tasse impoveriscono i ceti produttivi (quella sulla pece è particolarmente odiosa per chi ha barche da rattoppare). Mentre l’universo arcaico è progressivamente invaso dai simboli del moderno progresso (treno, telegrafo, battelli a vapore), vince in realtà un ceto parassitario; l’usuraio (zio Crocifisso) rovina il piccolo proprietario (padron ’Ntoni); la corruzione dilaga nella pubblica amministrazione: don Silvestro si arricchisce nell’esercizio delle sue funzioni; don Michele ha rapporti quantomeno ambigui con i contrabbandieri.


(Pierluigi Pellini, Verga, Il Mulino, Bologna 2012)

PER SCRIVERNE

Abbiamo collocato i due giudizi critici a confronto alla fine della sezione antologica dei Malavoglia in modo che, a ragion veduta e dopo aver letto i brani presentati, tu possa paragonare tra loro le due tesi e prendere posizione a favore di una di esse in un testo argomentativo. Cerca di far riferimento ai brani del romanzo e, nel presentare il contenuto dei due saggi, non mancare di fare uso di connettivi che stabiliscano parallelismi, contrapposizioni, obiezioni, opposizioni (sia… sia; quanto… tanto; invece; al contrario; mentre; ma; tuttavia; nondimeno ecc.).

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento