Lasciata la famiglia per il sogno di facili guadagni, ’Ntoni si era dato al contrabbando e una notte, per sfuggire all’arresto, aveva accoltellato, pur senza ucciderlo, don Michele, il brigadiere della guardia doganale. Condannato, aveva scontato la pena nel carcere di Favignana. Riportiamo le pagine conclusive del romanzo, nelle quali, cinque anni dopo la sua partenza, ’Ntoni torna temporaneamente presso la famiglia, per poi allontanarsene per sempre. I familiari sono attoniti di fronte a questa visita inattesa e un senso di doloroso imbarazzo pervade l’incontro.
T9 - Il commiato definitivo di ’Ntoni
T9
Il commiato definitivo di ’Ntoni
I Malavoglia, cap. 15
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DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
Inatteso e quasi irriconoscibile, ’Ntoni si ripresenta ad Aci Trezza. La famiglia è tornata ad abitare nella casa del nespolo, riconquistata grazie al lavoro e alla fatica di Alessi. Quello del giovane “figliol prodigo” appare a prima vista come una sorta di nóstos, un ritorno mitico verso il luogo delle radici e della memoria familiare, vale a dire verso la terra e la casa dei padri. Il viaggio a ritroso simboleggia il pentimento per aver sconsacrato il passato e le tradizioni: ora il tentativo di ricostruire il “tempio” della famiglia e degli affetti suggella la sua riconversione e la definitiva scomparsa delle lusinghe di un futuro diverso che lo hanno condotto a scelte sbagliate.
A casa ’Ntoni trova la sorella Mena e il fratello Alessi, che nel frattempo si è sposato con Nunziata, dalla quale ha avuto dei figli. ’Ntoni è profondamente mutato da quel giorno nel quale, cinque anni prima, era partito, non solo fisicamente ma anche interiormente: ora ha compreso che l’unico luogo in cui avrebbe potuto realizzare sé stesso era proprio questo. Tuttavia il suo ravvedimento non lo salva dall’esclusione; egli ormai è consapevole che non può più rimanere, perché ha tradito le proprie origini: allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene (rr. 57-58). Il peso della colpa (il contrabbando, l’accoltellamento di don Michele, il disonore del carcere) lo estromette dalla famiglia e gli rende amaro anche il cibo (dacché son qui la minestra mi è andata tutta in veleno, rr. 17-18). ’Ntoni ha rifiutato l’«ideale dell’ostrica» e anche se adesso prova nostalgia per quel piccolo mondo protettivo dal quale è fuggito, non c’è più nulla da fare. La morale verghiana è chiara e impietosa: recidere le radici porta alla solitudine e alla disperazione.
Il romanzo si chiude con una frase apparentemente banale e antilirica: Ma il primo di tutti a cominciar la sua giornata è stato Rocco Spatu. Si tratta di uno dei punti di più controversa interpretazione. C’è chi ha ritenuto di poter parlare di una “conversione” di Rocco Spatu: in un paese dove ’Ntoni, al suo ritorno, trova tante cose mutate, anche il più fannullone è cambiato, anzi è diventato un solerte lavoratore, il primo a cominciare la giornata lavorativa. Altri critici propendono invece per una lettura opposta: non essendoci precisi segnali di un ravvedimento di Rocco Spatu, si può pensare che egli abbia trascorso come al solito la notte all’osteria e che all’alba si avvii verso casa per andare a dormire.
Per alcuni, ancora, il senso di questa frase va ricercato nella constatazione del prevalere di una quotidianità che l’esule ’Ntoni si dispera di aver perso: in tal senso Rocco Spatu rappresenterebbe, semplicemente, un elemento emblematico di quella normalità paesana che ’Ntoni è ora costretto a lasciarsi alle spalle. Secondo altri, al contrario, Rocco Spatu, antico compagno di bagordi, sarebbe per ’Ntoni l’emblema negativo di una vita dissipata che egli ora è deciso ad abbandonare per sempre: «Se Rocco Spatu è l’invincibile banalità di Aci Trezza, il portatore di tutta la sua negatività, bisogna aggiungere che ’Ntoni se ne distacca con la stessa energia con cui si era distaccato dalla positività che gli offriva il villaggio, quella dei sacri affetti domestici, della dolce e rassicurante continuità. Nell’una come nell’altra, ’Ntoni lascia per sempre una parte di sé» (Giachery).
Al di là delle differenti interpretazioni, è utile considerare come in un primo momento Verga avesse preparato un altro finale del romanzo, fermandosi al congedo di ’Ntoni dai fratelli (Addio, perdonatemi tutti, r. 62). Si può supporre che però tale epilogo non piacesse all’autore per il suo tono melodrammatico. Al posto di una troppo evidente esibizione dei sentimenti, Verga ha preferito una soluzione opposta a quella patetica: lo sguardo scenografico sul mare di Trezza che circolarmente si collega all’incipit del romanzo, la carrellata dei ricordi di ’Ntoni e infine la chiusa quasi distratta e svagata su un personaggio secondario, che inizia la propria, individuale avventura quotidiana mentre il mondo procede immancabilmente uguale a sé stesso.
Le scelte stilistiche
La conclusione del romanzo non è segnata dalle tonalità tragiche e dal senso di incombente catastrofe che hanno caratterizzato gli episodi precedenti. Qui, piuttosto, tutto rientra in una dimensione di quotidianità, dominata semmai da un tono commosso e malinconico. L’autore sceglie proprio lo stile elegiaco per rappresentare la condizione finale di Mena, la quale, priva di dote e disonorata dalla fuga della sorella, non potrà sposarsi, ma trova una parziale compensazione alla maternità mancata nell’accudire i figli del fratello (la Mena coi bambini della Nunziata, e pareva che li avesse fatti lei, rr. 40-41); ma anche quella di Alessi, consapevole del fatto che ciò che è riuscito a riconquistare (la casa del nespolo, simbolo della famiglia e dei suoi valori) potrà essere mantenuto in futuro soltanto grazie a un impegno duro e costante; e soprattutto quella di ’Ntoni, il quale comprende che nella sua famiglia d’origine non c’è più posto per lui.
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1 Perché ’Ntoni rientra a casa di notte?
2 Perché inizialmente Alessi stenta a riconoscere ’Ntoni?
3 Qual è lo stato d’animo di ’Ntoni durante la visita ai familiari?
4 Che cosa significa l’espressione, riferita a ’Ntoni, adesso che sapeva ogni cosa (r. 73)?
ANALIZZARE
5 Dopo aver rintracciato nel testo e trascritto le espressioni riferite alle emozioni di ’Ntoni, delinea in poche righe, sulla base di quanto hai trovato, la sua condizione psicologica in questo ritorno ad Aci Trezza.
INTERPRETARE
6 Perché viene detto che i familiari, di fronte all’arrivo di ’Ntoni, hanno il cuore serrato (rr. 9-10) e, più avanti, ci avevano il cuore stretto in una morsa (r. 21)?
scrivere per...
raccontare
7 Ti è mai capitato di rivedere, a distanza di anni, un luogo o una persona che erano stati importanti nella tua infanzia? Quali emozioni hai provato? Quali riflessioni sono maturate in te? Hai sperimentato, come ’Ntoni, un doloroso senso di estraneità e di nostalgia oppure i tuoi ricordi e il tuo stato d’animo sono stati sereni? Scrivi al riguardo un testo espositivo-narrativo di circa 30 righe.
Dibattito in classe
8 Perché, secondo te, i familiari di ’Ntoni non insistono particolarmente nel cercare di trattenerlo? Hanno fatto bene oppure no? Discutine con la classe.
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento