Il magnifico viaggio - volume 4

8 e quando dal nevoso aere inqu ete tenebre e lunghe all universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. 11 Vagar mi fai co miei pensier su l orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme 14 delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch entro mi rugge. 5 nevoso aere: l aria invernale che annun- cia la neve. 5-6 inqu ete meni: la frase è costruita in iperbato, con un enjambement e una struttura latineggiante (il verbo meni collocato alla fine). La sequenza ordinaria sarebbe porti (meni) lunghe e inquiete tenebre all universo . Da notare, infine, il parallelismo sottolineato dalla dieresi tra il verso iniziale della prima quartina (qu ete) e il primo della seconda quartina (inqu ete). 7 sempre scendi invocata: io, dice il poeta, ti aspetto sempre, ti invoco. La sera è da lui sempre attesa e desiderata, in ogni periodo dell anno. 7-8 le secrete tieni: la sera possiede il segreto del cuore del poeta. 9-10 Vagar mi fai eterno: mi consenti di vagare, con i miei pensieri, sulle tracce di passi che procedono verso l eternità del nulla. Foscolo rivela qui la sua filosofia materialista, che non vede un aldilà oltre la vita mortale. Evidente è il riferimento al modello letterario e filosofico del poeta latino Lucrezio. 10 fugge: il verbo e il relativo concetto richiamano tre significativi momenti della tradizione lirica: i versi di Virgilio (Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus, «Ma fugge intanto, fugge irrecuperabile il tempo , Georgiche, III, v. 284), di Orazio (Dum loquimur / fugerit invida aetas, «Mentre parliamo, fugge il tempo invidioso , Odi, I, 11, vv. 7-8) e di Petrarca («ora mentre ch io parlo il tempo fugge , Canzoniere, 66, v. 3). 11 reo tempo: tempo negativo e iniquo: è espressione dantesca (Inferno, V, 6465: «Elena vedi, per cui tanto reo / tempo si volse ). 11-12 le torme si strugge: la molteplicità degli affanni e delle preoccupazioni in cui anche il tempo stesso (egli) si consuma (si strugge) con me (meco). Cure è un latinismo frequente nella poesia italiana. 13 io guardo la tua pace: contemplo la tua serenità (la serenità della sera). DENTRO IL TESTO L individuo e il tempo Un immagine simbolica Video LEZIONE con Giuseppe Iannaccone 13-14 dorme rugge: nel momento di tra- passo dal giorno alla notte, i tormenti sembrano sospesi e l animo sempre inquieto e combattivo (spirto guerrier), che ruggisce dentro di me (ch entro mi rugge), pare placarsi (dorme). Il sintagma spirto guerrier ricorre in Della Casa e Alfieri. Le parole valgono cura Conformemente al significato latino del termine, cura (utilizzato soprattutto al plurale) nei testi del passato vale preoccupazione , affanno , pensiero molesto : «essere oppresso da gravi cure ; «avere l animo sgombro da cure ecc. Oggi invece vuol dire un altra cosa: l interessamento solerte e premuroso per un oggetto, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività. C è poi un ulteriore significato, quello medico: il complesso dei mezzi terapeutici e delle prescrizioni mediche che hanno il fine di guarire una malattia. Indica un sinonimo del sostantivo cura in quest ultima accezione e un vocabolo che significa cura preventiva . Approfondisci TEMI NEL TEMPO Sere, notturni, pleniluni I contenuti tematici Solo di fronte ai propri interrogativi, l essere umano contempla il mondo esterno, che può diventare specchio del suo stato d animo oppure entità separata, opposta e distante. Nel caso del sonetto Alla sera, è evidente un accordo segreto fra il poeta nel suo atteggiamento meditativo e un momento ciclico del tempo (il buio che cala sulla Terra). Io lirico e sfondo spazio-temporale si riflettono vicendevolmente in uno dei rari momenti di pace dell intera poesia foscoliana: una pace relativa e provvisoria, ma la sola a cui può aspirare lo spirito profondamente inquieto dell autore. La qu ete è infatti la nota caratterizzante del componimento: ai termini del primo verso (fatal qu ete) fa riscontro, nel penultimo, la parola pace, secondo una circolarità che salda l emozione confessata inizialmente (a me sì cara vieni, v. 2) con la più meditata riflessione finale (Vagar mi fai co miei pensier su l orme / che vanno al nulla eterno, vv. 9-10). La sera è in tal modo non solo un immagine della fine (del giorno come della vita) che attende il poeta come ogni mortale, ma anche una promessa di sospensione degli affanni. Se indica simbolicamente la strada verso il nulla eterno, questa sua dimensione non appare funesta. In contrasto con la tradizione (si pensi a Virgilio e a Petrarca, soprattutto), che 90 / IL PRIMO OTTOCENTO

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento