Il magnifico viaggio - volume 4

PROVA 1 215 220 225 230 235 240 245 di farlo poi portare a Meulan, nel giardino della Maisonnette. Non venne chiamato nessun prete a benedire la salma. Nello spazio di un pomeriggio, Sophie trovò un imbalsamatore. Nel giardino della Maisonnette c era una cappella, però da lunghi anni sconsacrata. Vi fu deposto il corpo di Carlo Imbonati, imbalsamato. Erano state violate tutte le leggi ecclesiastiche, le quali proibivano di seppellire i morti in un luogo non benedetto. Giulia si sentì legata a Sophie da una gratitudine indistruttibile. Carlo Imbonati aveva fatto testamento, anni prima, a Milano, quando lui e Giulia stavano partendo per la Francia. Alla sua morte il testamento venne aperto, a Milano, davanti a un notaio, e comunicato a Giulia, che non s era mossa da Parigi. Il contenuto del testamento lei già lo conosceva, perché Imbonati a suo tempo gliel aveva detto; non ne conosceva le parole. Quattordici legati erano a favore dei parenti di lui e delle persone di casa; il resto del patrimonio era destinato a Giulia. «Di tutti gli altri miei beni, mobili e immobili, crediti, ragioni, azioni, e ogni altra cosa che al tempo della mia morte si troverà nella mia eredità, ho istituito e istituisco mia erede universale Giulia Beccaria Manzoni ... e questa mia libera e irrevocabile decisione è per un attestato che desidero sia reso pubblico e solenne, di quei sentimenti puri e giusti che debbo e sento per detta mia erede per la costante e virtuosa amicizia da me professata, dalla quale riporto non solo una compita soddisfazione degli anni con lei passati, ma un intima persuasione di dovere alla di lei virtù e vero disinteressato attaccamento quella tranquillità d animo e felicità che mi accompagnerà fino al sepolcro; per le quali cose, non potendo io mai arrivare a soddisfare il mio cuore nella pienezza dei suoi sentimenti per detta mia erede, prego il sommo Iddio, nostro comune padre e creatore, a ricevere come umilmente gli porgo i voti miei con tutta l effusione del mio cuore per il miglior bene della detta mia erede e perché ci conceda di benedirlo e adorarlo eternamente insieme . Carlo Imbonati era morto il 15 marzo del 1805; aveva cinquantadue anni. Giulia ne aveva quarantatre. Le ultime parole del testamento la inducevano a pensare a Dio. Non vi aveva mai pensato molto. Nell ambiente in cui viveva ogni idea religiosa era assente. Andò a trovare un pastore protestante, Federico Menestraz, che aveva conosciuto in casa d una vecchia signora ginevrina, Carlotta Blondel. Gli chiese consolazione e consiglio. Venne esortata a dedicarsi alle sofferenze del prossimo. Coltivò allora il disegno di diventare suora ospedaliera. Regalò via mobili e oggetti di casa. Scrisse alle sorelle di Carlo Imbonati e offerse loro una parte del patrimonio che il testamento le destinava. Non volle più ritornare ad abitare nella casa di place Vend me e prese un appartamento in rue SaintHonoré. Nell estate, arrivò suo figlio. Traslocarono allora in una casa più grande, nella rue Neuve du Luxembourg. II. 250 A dodici anni Alessandro lasciò il collegio dei Padri Somaschi, che detestava. («Sozzo ovile l avrebbe definito più tardi). Fu trasferito nel collegio Longone a Milano, che ugualmente detestò. Vi strinse però delle amicizie: Arese, Pagani,14 Confalonieri, Visconti. Vi rimase fino a sedici anni. Poi venne ad abitare nella casa in contrada Santa Prassede, dove lo accolse la cupa malinconia di Don Pietro, la tetraggine delle zie nubili, lo zio Monsignore con la natta all occhio, e tutto ciò che aveva annoiato e rattristato Giulia nel tempo che essa abitava fra quelle persone. Quanto a Don Pietro, egli non sentiva per quel ra14 Pagani: Giovan Battista Pagani, sacerdote e teologo (1806-1860). Prove sul modello INVALSI / 505

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Il primo Ottocento