Il magnifico viaggio - volume 4

Prove sul modello INVALSI 80 85 90 95 100 105 110 115 120 «Assolutamente non mi è possibile convivere in una famiglia animata tutta contro di me. Mio marito, animato da un sacro zelo, vuole a tutti i costi procurarmi il Paradiso a forza di patimenti qui in terra; Monsignore [il canonico del Duomo] sta nel suo Casino raffinando le sue idee e imponendone la pratica al fratello, il quale ritorna a casa, scorre tutte le stanze e credo non ometta osservare dietro i quadri. L ex monaca si prende, a ogni momento, la pena di calar pian pianino le scale interne per sentire cosa si dice, e va poi a riferire tutto al degno Prelato, che, poveretto, è travagliato d una natta su di un occhio assai visibile. Ecco il quadro della mia famiglia. A lei ho aperto il mio cuore, ho parlato e ho scritto, e ho creduto dover interessare la sua umanità a mio favore. Purtroppo temo di essermi ingannata, giacché vedo il conte Verri sempre conseguente a quella amicizia alla quale fui un giorno innocentemente sacrificata. In allora, per altro, mio Padre solo volse la mia infelicità; egli mi conosceva e conosceva quello che mi destinava. Il conte Verri ignorava tutte le particolarità: dunque la sua premura per il mio collocamento partiva da una bontà sua per mio Padre e per me. Ora le cose sono in aspetto ben diverso. Il conte Verri è al fatto delle critiche mie circostanze e può ancora volere un aggiustamento che mi vorrebbe schiava, vile, infelice? E questo solamente per non urtare nelle conseguenze del dispotismo di mio Padre, il quale non sente l orrore della mia situazione, ma solo il dispiacere di vedermi scuotere un giuogo da lui impostomi. Perdoni, conte Verri, la libertà con la quale scrivo; faccio uso di quella sola cosa che nessuno può darmi né togliermi, cioè una fermezza di carattere che mi fa dire la verità sempre nello stesso tuono con chiunque io parli. Una divisione è necessaria; io non saprei più a lungo sopportare lo stato mio presente . Don Pietro Manzoni fece allora un tentativo per trattenere a sé la moglie. Per il fatto ch egli non apparteneva all alta nobiltà, essa lo disprezzava; egli allora convinse i fratelli a muovere un istanza per essere ammessi nel libro d oro del patriziato. L istanza fu respinta. Il rifiuto comunque gli giunse quando Giulia già se n era andata di casa. La separazione fu accordata dal giudice, nel febbraio 1792; Don Pietro Manzoni s impegnava a versare alla moglie duemila lire al trimestre; Giulia era tenuta a trasferirsi presso il suo zio materno, Michele de Blasco, il quale era tornato intanto dal Sudamerica; nulla veniva detto riguardo al bambino, ed era perciò inteso che restava affidato alla tutela del padre legittimo, Don Pietro Manzoni. Giulia accompagnò il bambino a Merate, nel collegio dei Padri Somaschi, e qui lo lasciò. Prima di partire per Merate, lo portò a salutare il nonno, Cesare Beccaria; egli era diventato, con gli anni, enormemente grasso; Alessandro, che lo vedeva per la prima volta e non l avrebbe riveduto mai, lo ricordò più tardi mentre s alzava dalla poltrona pesantemente per prendergli da un cassetto un cioccolatino. Non sembrava troppo contento di quella loro visita. Alessandro aveva allora sette anni. Nel 1788 era morta Marietta, la sorella di Giulia; era morta a ventidue anni, senza aver mai lasciato la casa del padre, e conducendo una vita oscura di malata nelle stanze dei servi. Alla sua morte, Giulia aveva intentato causa al padre per ottenere il diritto di successione nella quota dei beni della madre; separatasi dal marito, si diede a questa procedura giudiziaria con più passione. Presentò contro il padre un lungo memoriale d accusa; ricordava qui come il padre l avesse costretta a un matrimonio che le ispirava «turbamento e repugnanza e l avesse del tutto defraudata dell eredità materna, assegnandole una dote misera, benché egli si trovasse, dopo la morte del proprio padre marchese Saverio, in condizioni economiche abbastanza floride, con terre e case. Ma nel novembre del 1794, Cesare Beccaria morì all improvviso, in camera sua, per un colpo apoplettico; Anna Barbò, sua vedova, decise di trattare un accordo con la figliastra; e Giulia venne ad avere molto di ciò che chiedeva. Partì con Carlo Imbonati, per Parigi, nell autunno del 1796. Nel maggio di quell anno, erano entrati i francesi a Milano, al comando di Napoleone. 502 / LA COMPETENZA DI LETTURA

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento