DENTRO IL TESTO Il diagramma interiore di un carattere appassionato I contenuti tematici Fin da quando era fanciulla in Maria si agitano due diverse tendenze: quella avventurosa del padre e quella quieta della madre. Tale contrasto è il primo segno di un inquietudine interiore nella quale alla fine prevarrà il desiderio del nuovo. Alla figura austera della madre, scomparsa prematuramente, si contrappone quella della sorella di lei, di più gaio umore (r. 33), bella donna e piacente (r. 38), vale a dire di carattere più solare e di temperamento esuberante, ma comunque di costumi sostanzialmente onesti. Tuttavia una ripugnanza secreta (rr. 46-47) per la disinvoltura della zia porta Maria a rimpiangere sinceramente la madre (mia madre non era così, r. 47). La vista inattesa di un momento di intimità tra la zia e il marito turba profondamente la giovane, ma ciò non le impedisce di sentirsi sempre più attratta dal cuginetto, di tre anni più grande di lei. Parigi, capitale della seduzione La morte del padre di Maria determina però la fine dell idillio: ora che è orfana di entrambi i genitori, gli zii non tollerano più quel vago idillio tra lei e il proprio figlio. Accolta in Corsica, ad Ajaccio, da una zia paterna, semplice e amorevole, la ragazza trova una temporanea tranquillità (Cominciavo a trovarmi tranquilla, r. 110), turbata però dall arrivo da Parigi di madama Blandin, vedova di un cugino di suo padre. Quest ultima è una donna non più giovane (almeno per i canoni dell epoca) ma desiderosa di sembrarlo, amante dei piaceri e piuttosto spregiudicata. Il desiderio secreto di cose nuove (r. 120) che da sempre caratterizza Maria le rende agevole convincere la ragazza a seguirla nella capitale francese. Il mondo quieto e pio di Ajaccio (quella vita beata di chiesa e casa, e di solitudine laboriosa e mestamente serena, rr. 117-118) viene soppiantato da un altro mondo pieno di lusinghe e di seduzioni, ma anche di pericoli morali. Nei confronti della vita mondana parigina e della scostumatezza che la caratterizzano, Maria non si scandalizza né prova una vera ripugnanza, ma nemmeno confessa che ne fosse soddisfatta; provava invece racconta una sorta di stordimento (Codesto m ubriacava, non mi metteva ribrezzo, r. 140). Di fronte al modello negativo di madama Blandin, la ragazza si trova a disapprovarne moralmente i comportamenti, ma, irretita in quel clima sensuale, non ha la forza di condannarli (conosciuti i suoi atti dice Maria non trovavo nella coscienza mia la forza di detestarli; e più che disistimar lei, avvilivo me stessa, rr. 144-146). La sua trasformazione avviene così quasi senza che se ne accorga: i ero già troppo più parigina ch io non credessi (rr. 165-166). Lo scandaglio psicologico Il brano testimonia l attitudine dell autore di Fede e bellezza a mettere in scena gli affetti, i sentimenti, i turbamenti interiori, in un continuo scandaglio della natura e della psicologia dell essere umano. Maria racconta sé stessa e le proprie contraddizioni, cercando di mettere a fuoco i moti più segreti del proprio animo, comprese le passioni irrazionali e si sarebbe detto più avanti inconsce. Per questo Tommaseo è stato visto da alcuni come un anticipatore di certi aspetti del romanzo decadente o quanto meno come uno scrittore in sintonia con le esperienze più interessanti della narrativa romantica europea più avanzata. La conoscenza non può essere, per lui, che autocoscienza . Del personaggio di Maria il lettore, in partenza, non sa nulla, e dunque si trova a partecipare «all inchiesta morale e psicologica andando di pari passo con il narratore (Tellini). Lingua composita e sintassi duttile Le scelte stilistiche Coerente con le proprie teorie linguistiche, nella produzione narrativa Tommaseo non prescinde dalla lingua della tradizione letteraria, pur contaminandola con vocaboli, forme ed espressioni tratte dall uso parlato e popolare, mostrandosi così «sincretistico riunitore e mescolatore di purismo e di toscanismo (Contini). In questo brano, al versante alto e letterario appartengono la presenza del dittongo dopo una palatale (famigliuola, r. 27), la sovrabbondanza degli aggettivi (quella pia mestizia mansueta, rr. 24-25), l uso di termini rari (dàddoli, r. 61; giovereccia, r. 112; monacelleria, r. 138), il ricorso a costruzioni tipiche degli scrittori italiani dei secoli precedenti (un espressione come in casa i miei zii, r. 78, riprende una costruzione di Machiavelli e di altri autori cinquecenteschi) o della prosa degli autori latini (come gli infiniti storici e compiangermi, e poi consolarmi, e dipingermi, r. 116). Più estesa, rispetto alla prassi del tempo, è IL GENERE / IL ROMANZO IN EUROPA E IN ITALIA / 491
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento