T13 - Renzo nel tumulto di Milano

Renzo nel tumulto di Milano / T13 / I promessi sposi, cap. 13 / Un ingenuo paesano nel cuore della sommossa / Renzo, entrato a Milano, trova la città in rivolta per l aumento del prezzo del pane. Risucchiato dal «vortice , assiste alla devastazione dei forni e all assedio alla casa del vicario di provvisione, cioè il funzionario incaricato del vettovagliamento della città, che il popolo ritiene responsabile della situazione. In preda a una rabbia incontrollabile, la folla cerca di scardinare il portone del palazzo mentre il vicario, terrorizzato, si rifugia nel solaio. Per sua fortuna di lì a poco giungerà il gran cancelliere Ferrer in persona a metterlo in salvo nella sua carrozza, promettendo ai rivoltosi un rapido e severo processo. 5 10 15 20 25 30 Renzo, questa volta, si trovava nel forte1 del tumulto, non già portatovi dalla piena, ma cacciatovisi deliberatamente. A quella prima proposta di sangue,2 aveva sentito il suo rimescolarsi tutto: in quanto al saccheggio, non avrebbe saputo dire se fosse bene o male in quel caso; ma l idea dell omicidio gli cagionò un orrore pretto3 e immediato. E quantunque, per quella funesta docilità degli animi appassionati all affermare appassionato di molti, fosse persuasissimo che il vicario era la cagion principale della fame, il nemico de poveri, pure, avendo, al primo moversi della turba, sentita a caso qualche parola che indicava la volontà di fare ogni sforzo per salvarlo, s era subito proposto d aiutare anche lui un opera tale; e, con quest intenzione, s era cacciato, quasi fino a quella porta, che veniva travagliata4 in cento modi. Chi con ciottoli picchiava su chiodi della serratura, per isconficcarla; altri, con pali e scarpelli e martelli, cercavano di lavorar più in regola: altri poi, con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l unghie, non avendo altro, scalcinavano e sgretolavano il muro, e s ingegnavano di levare i mattoni, e fare una breccia. Quelli che non potevano aiutare, facevan coraggio con gli urli; ma nello stesso tempo, con lo star lì a pigiare, impicciavan di più il lavoro già impicciato dalla gara disordinata de lavoranti: giacché, per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento. I magistrati ch ebbero i primi l avviso di quel che accadeva, spediron subito a chieder soccorso al comandante del castello, che allora si diceva di porta Giovia;5 il quale mandò alcuni soldati. Ma, tra l avviso, e l ordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino, essi arrivarono che la casa era già cinta di vasto assedio; e fecero alto6 lontano da quella, all estremità della folla. L ufiziale che li comandava, non sapeva che partito prendere. Lì non era altro che una, lasciatemi dire, accozzaglia di gente varia d età e di sesso, che stava a vedere. All intimazioni che gli venivan fatte, di sbandarsi, e di dar luogo,7 rispondevano con un cupo e lungo mormorìo; nessuno si moveva. Far fuoco sopra quella ciurma, pareva all ufiziale cosa non solo crudele, ma piena di pericolo; cosa che, offendendo i meno terribili, avrebbe irritato i molti violenti: e del resto, non aveva una tale istruzione.8 Aprire quella prima folla, rovesciarla a destra e a sinistra, e andare avanti a 1 nel forte: nel cuore. 2 A quella sangue: ai propositi sanguinosi della folla, decisa a mettere le mani sul vicario. 3 pretto: chiaro, schietto. 4 travagliata: sconquassata. 346 / IL PRIMO OTTOCENTO 5 castello di porta Giovia: il castello Sforzesco. 6 fecero alto: si fermarono. 7 dar luogo: lasciare spazio. 8 non istruzione: non aveva ordini in tal senso.

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento