Il magnifico viaggio - volume 4

Il luogo in cui sorgeva uno dei Buddha di Bamiyan (Afghanistan), distrutti dai talebani nel 2001. stero della sua vita privata). Per dire, Dante, Shakespeare, Marie Curie. Le nostre città, invece, brulicano di statue su cui i piccioni dicono quel che pensiamo. Ci sono gli incommemorabili (schiavisti, dittatori, politici carichi d ombra), gli pseudocommemorabili (nel dubbio lasceremmo riposare lo scalpello) e i sicuramente commemorabili (i geni e i santi: sono pochi, ma se li incontriamo passeggiando in un parco li guardiamo con ammirazione e affetto). [ ] Le statue celebrative portano con sé molti problemi. Da una parte, come abbiamo visto, la reificazione di vite non proprio celebrabili, dall altra, all opposto, l iconoclastia, cioè l eliminazione da parte dei vincitori delle immagini celebrate nella cultura dei vinti . Dall alba dei tempi, la damnatio memoriae è uno strumento di prevaricazione e cancellazione fondamentalista, come nel caso dei magnifici Buddha di Bamiyan, distrutti dai Talebani nel 2001. L iconoclasta promuove la tabula rasa e rifiuta la storia per riscriverla a proprio piacimento, lasciando così ferite incurabili. Un insegnamento dello psicanalista Thomas Ogden ci aiuta a trovare una prospettiva storica e al tempo stesso personale che può risultare utile contro i rischi della rimozione (fisica e psichica) delle statue. Secondo Ogden, l obiettivo del lavoro analitico non è quello di uccidere metaforicamente i propri genitori, quanto di trasformarli, migliorandoli , in aspetti di noi stessi. Dovremmo riuscire a integrare nella nostra identità una versione dei nostri genitori (e dei personaggi storici del passato) che comprenda la «concezione di chi avrebbero potuto diventare e non sono riusciti a diventare per via delle limitazioni delle loro personalità e delle circostanze di vita . E allora forse anche nel caso di cattivi (o cattivissimi) maestri, più che schierarci tra bisogno di commemorazione agiografica e furore iconoclasta, dovremmo prima di tutto assumerci la responsabilità di essere migliori di loro, valorizzando così la lezione della storia. (Vittorio Lingiardi, Guido Giovanardi, La rimozione delle statue, Il Sole 24 Ore , 26 giugno 2020) LEGGI E COMPRENDI 1 A quali reazioni opposte possono indurre le statue? 2 Secondo il giudizio dello psicanalista Ogden, qual è il modo migliore di rapportarsi con i personaggi del passato? RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI 3 Uno dei massimi sociologi italiani, Luca Ricolfi, considera la cancel culture e le sue manifestazioni come una mutazione del politicamente corretto, ovvero di quell atteggiamento improntato a un doveroso rispetto delle diverse identità di gruppi, minoranze e soggetti diversi ma talvolta sconfinante nel conformismo e nella limitazione della libertà d espressione. «A causa della cancel culture scrive Ricolfi «tutta l arte e la letteratura, compresa quella del passato, andrebbe giudicata con i nostri attuali parametri etici, e censurata o distrutta ogniqualvolta vi si trovano espressioni, immagini, o segni potenzialmente capaci di turbare la sensibilità di qualcuno . In tal modo «le statue dei grandi personaggi del passato vengono distrutte o imbrattate. I dipinti di Paul Gauguin vengono censurati 306 perché il pittore aveva sposato una minorenne. Il finale della Carmen di Bizet viene capovolto, perché nel finale la protagonista viene uccisa da don José, e noi non ce la sentiamo di mettere in scena un femminicidio . Anche negli Stati Uniti, dove questo fenomeno si è affermato, non sono mancate le voci discordi: mentre perfino la Disney si è scusata perché Dumbo e Peter Pan contengono «rappresentazioni negative o insulti verso persone o culture , molti accademici, scrittori e filosofi hanno manifestato pubblicamente la propria contrarietà a una tendenza che essi considerano ingiusta e figlia di inaccettabili semplificazioni. Raccogli informazioni sul dibattito che si è acceso sull argomento, poi confrontati con i compagni e le compagne esprimendo la tua opinione.

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento