T3 - Er caffettiere fisolofo

Er caffettiere fisolofo / T3 / Giuseppe Gioachino Belli / La metafora della vita umana / In questo sonetto assai famoso, un caffettiere fisolofo (cioè filosofo) sviluppa con rassegnato pessimismo il paragone fra i chicchi del caffè nel macinino e il destino degli uomini, anch essi destinati a finire in polvere, per quanto si agitino instancabilmente. Audio METRO Sonetto con schema di rime ABAB ABAB CDC DCD. LETTURA 4 L ommini de sto monno sò ll istesso che vvaghi de caffè nner mascinino: c uno prima, uno doppo, e un antro appresso, tutti cuanti però vvanno a un distino. 8 Spesso muteno sito, e ccaccia spesso er vago grosso er vago piccinino, e ss incarzeno tutti in zu l ingresso der ferro che li sfraggne in porverino. 11 E ll ommini accusì vviveno ar monno misticati pe mmano de la sorte che sse li ggira tutti in tonno in tonno; 14 E mmovennose oggnuno, o ppiano, o fforte, senza capillo mai caleno a ffonno pe ccascà nne la gola de la morte. 22 gennaio 1833 2 vvaghi: chicchi. 3 un antro appresso: un altro di seguito. 4 vvanno a un distino: vanno incontro al medesimo destino. 5 muteno sito: cambiano posto. 7-8 ss incarzeno porverino: e si spingo- no tutti dinanzi al ferro (del macinino) che li riduce in polvere. 10 misticati: mescolati. 11 in tonno in tonno: in tondo in tondo. 13 capillo: capirlo. DENTRO IL TESTO Un caffè amaro I contenuti tematici L idea della vita come macina che riduce in polvere gli uomini non è nuova, ma viene qui espressa in modalità efficaci e originali. A parlare è un caffettiere, che trae un diretto insegnamento dalla sua professione. Nel macinino, come nella vita, ccaccia spesso / er vago grosso er vago piccinino (vv. 5-6), ovvero i chicchi più grossi tolgono il posto ai più piccoli. I soprusi, alla luce del comune destino, paiono assurdi e inutili. Tuttavia gli esseri umani sono ciechi, si agitano e si spingono l un l altro, sempre insoddisfatti della loro situazione, convinti di muoversi per volontà propria ma in realtà essendo spinti verso il basso da una forza estranea e impersonale. Così, senza capillo mai caleno a ffonno (v. 13), cascando nella gola de la morte (v. 14). Su questa immagine di potente concretezza, il sonetto si chiude, senza offrire una morale religiosa e senza formulare ipotesi su eventuali riscatti ultraterreni. LA CORRENTE / LA POESIA ROMANTICA IN ITALIA / 225

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento