La poesia dialettale

1853), autore tra l altro della Fuggitiva (1816), in cui una giovane racconta il viaggio avventuroso compiuto in Russia per rivedere il fidanzato, soldato napoleonico, che ferito in battaglia spira fra le sue braccia. Questa novella in versi riscuote enorme successo, tanto nella versione originale in dialetto milanese quanto nella traduzione italiana. Non meno fortunato è un altro testo di Grossi dello stesso genere, Ildegonda (1820), ambientato in epoca medievale e narrato da una voce esterna, che tratteggia le peripezie di una nobile che rinuncia all amore per un popolano e si fa monaca. Il melodramma comunque la musica a consentire una straordinaria penetrazione sociale ai motivi sin qui descritti, che costituiscono l ossatura di celeberrimi libretti. Questi salvo rare eccezioni non si devono ai principali poeti dell epoca, ma a onesti mestieranti, ben consci di come nel melodramma le parole debbano adattarsi alla musica. Un maestro come Giuseppe Verdi, per esempio, detta ai collaboratori richieste molto puntuali, chiamandoli a lavorare non solo su un preciso soggetto (spesso attinto dai capolavori del Romanticismo europeo, firmati da autori come Friedrich Schiller, George Byron, Victor Hugo), ma anche su una struttura drammatica precostituita. A dispetto dell enfasi sentimentale, del semplicismo dei caratteri messi in scena, del ripetersi all infinito delle medesime situazioni, dell artificiosità irrealistica dello stile, grazie al contributo di melodie straordinarie i versi dell opera ottocentesca riescono a raggiungere un pubblico vastissimo e stratificato; persino le masse contadine intonano o quantomeno fischiettano arie e cori celebri come Casta diva, La donna è mobile o Va pensiero, rispettivamente dalla Norma di Vincenzo Bellini, dal Rigoletto e dal Nabucco di Giuseppe Verdi la cui eco non si è ancora spenta. Il melodramma, come ha scritto l intellettuale marxista Antonio Gramsci, costituirà sino al primo Novecento in Italia l unica forma artistica autenticamente nazionale e popolare al tempo stesso. La poesia dialettale Toscano e dialetti Sin dal Medioevo l assiduo ricorso dei poeti al dialetto rappresenta un tratto costitutivo della letteratura italiana. Si tratta di un caso unico in Europa, favorito dalla scarsa diffusione del toscano, cioè da quella che i letterati avevano assunto come lingua nazionale : si tenga presente che al momento dell Unità solo un abitante della penisola su dieci (ma, secondo altre stime, addirittura uno su quaranta) era in grado di comprendere quella che oggi è la nostra lingua nazionale. Manzoni stesso, che tanto ha fatto per favorirne la diffusione, nella vita quotidiana, all italiano che adoperava con difficoltà preferiva il milanese o il francese. Con tali premesse non può stupire l eccezionale rigoglio del teatro (basti il nome di Carlo Goldoni) e della poesia dialettale in tutti gli Stati di un Italia ancora divisa. Ciò avviene tanto in ambito colto quanto tra i ceti più modesti. Dialettale e popolare, infatti, non sono sinonimi: solo nel Novecento le parlate locali sono state confinate negli strati più bassi della società. Come ha sottolineato Benedetto Croce, è necessario distinguere fra letteratura dialettale spontanea (dunque popolare) e letteratura dialettale riflessa , opera di autori che scrivono tenendo presente una tradizione a volte secolare e dotata di prestigio. questo il caso dei maggiori poeti dialettali di epoca romantica, Carlo Porta e Giuseppe Gioachino Belli. LA CORRENTE / LA POESIA ROMANTICA IN ITALIA / 209

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento