A guisa di10 chi è colto da una interrogazione inaspettata e imbarazzante d’un
superiore, l’innominato pensò subito a rispondere a questa che s’era fatta lui stesso,
o piuttosto quel nuovo lui, che cresciuto terribilmente a un tratto, sorgeva
50 come a giudicare l’antico. Andava dunque cercando le ragioni per cui, prima quasi
d’esser pregato, s’era potuto risolvere a prender l’impegno di far tanto patire,
senz’odio, senza timore, un’infelice sconosciuta, per servire colui;11 ma, non che
riuscisse12 a trovar ragioni che in quel momento gli paressero buone a scusare il
fatto, non sapeva quasi spiegare a se stesso come ci si fosse indotto. Quel volere,
55 piuttosto che una deliberazione, era stato un movimento istantaneo dell’animo
ubbidiente a sentimenti antichi, abituali, una conseguenza di mille fatti antecedenti;
e il tormentato esaminator di se stesso, per rendersi ragione d’un sol fatto,
si trovò ingolfato13 nell’esame di tutta la sua vita. Indietro, indietro, d’anno in
anno, d’impegno in impegno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza:
60 ognuna ricompariva all’animo consapevole e nuovo, separata da’ sentimenti
che l’avevan fatta volere e commettere; ricompariva con una mostruosità che que’
sentimenti non avevano allora lasciato scorgere in essa. Eran tutte sue, eran lui:14
l’orrore di questo pensiero, rinascente a ognuna di quell’immagini, attaccato a
tutte, crebbe fino alla disperazione. S’alzò in furia a sedere, gettò in furia le mani
65 alla parete accanto al letto, afferrò una pistola, la staccò, e… al momento di finire
una vita divenuta insopportabile, il suo pensiero sorpreso da un terrore, da un’inquietudine,
per dir così, superstite, si slanciò nel tempo che pure continuerebbe a
scorrere dopo la sua fine. S’immaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato,
immobile, in balìa del più vile sopravvissuto; la sorpresa, la confusione nel castello,
70 il giorno dopo: ogni cosa sottosopra; lui, senza forza, senza voce, buttato chi sa
dove. Immaginava i discorsi che se ne sarebber fatti lì, d’intorno, lontano; la gioia
de’ suoi nemici. Anche le tenebre, anche il silenzio, gli facevan veder nella morte
qualcosa di più tristo, di spaventevole; gli pareva che non avrebbe esitato, se fosse
stato di giorno, all’aperto, in faccia alla gente: buttarsi in un fiume e sparire. E
75 assorto in queste contemplazioni15 tormentose, andava alzando e riabbassando,
con una forza convulsiva del pollice, il cane16 della pistola; quando gli balenò in
mente un altro pensiero. «Se quell’altra vita di cui m’hanno parlato quand’ero
ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non c’è, se
è un’invenzione de’ preti; che fo io?17 Perché morire? Cos’importa quello che ho
80 fatto? Cos’importa? È una pazzia la mia… E se c’è quest’altra vita…!».
A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera,
più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lasciò cader
l’arme, e stava con le mani ne’ capelli, battendo i denti, tremando. Tutt’a un tratto,
gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima:
85 «Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!». E non gli tornavan già
con quell’accento d’umile preghiera, con cui erano state proferite; ma con un suono
pieno d’autorità, e che insieme induceva una lontana speranza. Fu quello un
momento di sollievo: levò le mani dalle tempie, e, in un’attitudine più composta,
fissò gli occhi della mente18 in colei da cui aveva sentite quelle parole; e la vedeva,
90 non come la sua prigioniera, non come una supplichevole, ma in atto di chi
dispensa grazie e consolazioni. Aspettava ansiosamente il giorno, per correre a liberarla,
a sentire dalla bocca di lei altre parole di refrigerio e di vita; s’immaginava
di condurla lui stesso alla madre. «E poi? Che farò domani, il resto della giornata?
Che farò doman l’altro? Che farò dopo doman l’altro? E la notte? La notte, che
95 tornerà tra dodici ore! Oh la notte! No, no, la notte!». E ricaduto nel voto19 penoso
dell’avvenire, cercava indarno20 un impiego del tempo, una maniera di passare
i giorni, le notti. Ora si proponeva d’abbandonare il castello, e d’andarsene in
paesi lontani, dove nessun lo conoscesse, neppur di nome; ma sentiva che lui, lui
sarebbe sempre con sé: ora gli rinasceva una fosca speranza di ripigliar l’animo
100 antico, le antiche voglie; e che quello fosse come un delirio passeggiero; ora temeva
il giorno, che doveva farlo vedere a’ suoi21 così miserabilmente mutato; ora lo
sospirava,22 come se dovesse portar la luce anche ne’ suoi pensieri.