Ugo Foscolo è uno di quei grandi autori della letteratura che nel nostro Paese subiscono
l’ingiuria di programmi scolastici stantii e convenzionali e di uno studio
coatto inflitto a studenti perlopiù svogliati e atterriti dalla minacciosa e austera
figura dell’autore dei Sepolcri, finendo relegato allo spauracchio di interrogazioni
5 e compiti per casa. Eppure una lettura al di fuori dei banchi penitenziali della
scuola farebbe emergere tutta la brillante modernità e attualità del personaggio e
la vivacità del suo carattere.
Potremmo dire che se Foscolo vivesse ai giorni nostri riempirebbe la sua pagina
Facebook con almeno una decina di post al giorno. E questo non solo perché
10 avrebbe da dire e da ridire su tutto, sempre animato dalla sua espansiva vis polemica,
ma anche perché, per ampi tratti, la sua personalità appare decisamente
posseduta dal demone della grafomania. Se dal punto di vista quantitativo le sue
opere pubblicate rientrano, tutto sommato, nella normale produzione di un letterato,
il suo foltissimo epistolario trabocca invece di missive: ne scriveva anche
15 diverse in un solo giorno, e alcune lunghissime. E occorre, inoltre, considerare che
molte sono andate perdute e non risultano pertanto incluse nei volumi dell’Edizione
Nazionale. Insomma, come suol dirsi oggi, Foscolo avrebbe dimostrato una
vocazione decisamente “social”!
Le sue lettere private consentono, oltre tutto, di cogliere con maggior autenticità
20 l’interiorità e le passioni dell’uomo, oltre che del poeta: sentimenti, contingenze
della vita, eventi storici e riflessioni intime costituiscono un ricco repertorio per
studiosi o semplici appassionati. […] Il resoconto della sua esistenza a dir poco
movimentata si affianca all’analisi doverosa delle opere più importanti del suo genio:
i loro contenuti, i movimenti delle stesse, i condizionamenti e gli esiti che le
25 caratterizzano fanno emergere dati essenziali sul poeta di Zante e sul suo pensiero.
Tanto le sue grandi opere quanto la corrispondenza contribuiscono a definire
l’immagine più vera di un autore che necessitava di essere sganciata dalle riduttive
reminiscenze di età scolare, dai cliché didattici che sacrificano quei palpiti umani
con i quali invece Foscolo improntò così intensamente il suo percorso di vita.
30 Nello sterminato carteggio privato il nostro autore si racconta, si confida, rivela
le sue debolezze, palesa i suoi errori, dimostra le sue ingenuità, prorompe nelle
sue invettive, tradisce i suoi fini reconditi e consegna a noi posteri un’immagine
di sé non secondaria rispetto a quella resa dalle opere ufficiali con le quali, pure,
ha scritto il suo nome nella storia della letteratura mondiale. Il Foscolo che ne
35 emerge è ancora vivo e ci parla di sé. Possiamo infatti dire che la parabola della
sua esistenza, incentrata su un “ego” alquanto prorompente, sia stata proprio un
volersi raccontare, forse nel tentativo inesausto di essere ascoltato e capito, o forse
solo per un bisogno intimo di tirar fuori quel groviglio di emozioni che lo avviluppa
in spire fatali, come i serpenti di Laocoonte. Tanto le lettere quanto le opere
40 costituiscono, a volerle esaminare un po’ più a fondo, una sorta di diario intimo o
di romanzo autobiografico mai scritto che riproduce in maniera esemplare quella
tendenza romantica e decadente a fare della propria esistenza un’opera d’arte. Sul
palcoscenico della vita, il personaggio Foscolo si rappresenta, da istrione mette in
mostra un po’ narcisisticamente la sua personalità ribelle e insofferente, lasciandoci
45 insomma una storia degna di essere raccontata in tutte le sue sfumature,
seguendo il calco dei grandi eventi storici di quegli anni che Foscolo ha vissuto in
prima persona.
(Giorgio Leonardi, Ugo Foscolo. Imprese, amori e opere di un ribelle, Edizioni della Sera, Roma 2018)