GLI SPUNTI DELLA CRITICA - Antonino Pagliaro - L’unità strutturale dei Sepolcri

GLI SPUNTI DELLA CRITICA

Antonino Pagliaro

L’unità strutturale dei Sepolcri

A dispetto di alcuni giudizi che ne condannavano la scarsa chiarezza, i Sepolcri sono, secondo il critico e filosofo Antonino Pagliaro (1898-1973), un’opera complessa ma unitaria, articolata su un coerente sviluppo argomentativo.

Il carme si è sviluppato dialetticamente dalla constatazione preliminare che il costume delle tombe sul piano naturale risulta vano (perché con la morte l’individuo ritorna nel grembo della materia e il corpo stesso e la tomba che dovrebbe difenderlo sono soggetti alle leggi del tempo, che tutto travolge e distrugge), lungo la via della ricerca di una assolutezza terrena in cui esso si giustifichi. La giustificazione della tomba si ha nel riconoscimento che essa è la realtà nella quale si denunzia l’ansia di durare oltre il limite; è una delle forme nelle quali si realizza la continuità delle generazioni, e assume il suo pieno valore nel quadro di quella più vasta e completa continuità che è la patria. Esaltata questa nell’aristocrazia del sentimento di pietà e di rispetto, con cui si onorano coloro che sacrificano per essa la propria singolarità («ove fia santo e lacrimato il sangue / per la patria versato»), sul punto di conchiudere, riaffiora nel canto l’amarezza di quella impostazione iniziale, che pone senza alcun privilegio la vita, le opere degli uomini e il loro destino nel moto inarrestabile, che investe tutte le cose e forze della natura. [...]

Il Foscolo ebbe coscienza di avere creato nei Sepolcri un genere poetico nuovo o che, se mai, aveva precedenti molto distanti, nella lirica greca. Nel ritratto critico che egli dà di sé nel Saggio sullo stato della letteratura italiana nel primo ventennio del secolo XIX, ha modo di precisare così la sua opinione circa il carattere della poesia lirica: «La proprietà della vera poesia lirica consiste in primo luogo nel presentare fatti interessanti, in guisa da eccitare in noi le più forti sensazioni; e quindi mettere a cognizione di tutti quelle opinioni che tendono in primo grado alla felicità degli uomini». Qui viene indicato il processo come si riflette nella coscienza del lettore: prima immagini, dati di intuizione (fatti interessanti), capaci di provare forti sensazioni; conseguenza di quelli, l’acquisizione di nozioni utili alla propria felicità. Considerato il processo creativo dal lato del poeta, la direzione si inverte, poiché i «fatti interessanti» nascono in lui come emanazione, anzi come funzione della verità di cui vuole rendere gli altri partecipi. Il Foscolo esplicitamente ammette (e lo ripeterà subito dopo con altre parole) che la lirica, com’egli la concepisce, ha una sua verità da esprimere.

La novità del genere attuato con i Sepolcri consiste nel fatto che si tratta di un carme, quasi di un poema: la funzione poetica non si esaurisce nel giro di una rappresentazione in sé conchiusa, che rispecchi in blocco una verità definita e precisa che urge all’obiettivazione (e può trattarsi di un moto dell’animo fissato in una intuizione), ma si sviluppa in una serie di rappresentazioni che aderiscono, più che a una verità apoditticamente1 espressa, ad un vero dialettico, cioè a un processo del pensiero; non dunque una lirica che obiettivi in un congruo giro di versi un moto della coscienza, bensì un carme, un componimento più o meno ampio che traduca immagini, legate dal tessuto discorsivo, un certo opinare2 e un complesso sentire.


(Antonino Pagliaro, Nuovi saggi di critica semantica, D’Anna, Messina-Firenze 1956)

COMPRENDERE IL PENSIERO CRITICO

1 Perché la tomba di per sé è inutile? Che cosa denuncia la sua presenza?


2 Qual è il rapporto tra le immagini poetiche e il messaggio che l’autore vuole comunicare nel carme Dei Sepolcri?

Il magnifico viaggio - volume 4
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Il primo Ottocento