Il magnifico viaggio - volume 3

15 20 25 30 si maritasse col discorso d un altro,22 ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda; e forse stima23 che la filosofia sia un libro e una fantasia d un uomo, come l Iliade e l Orlando furioso, libri ne quali la meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l universo), ma non si può intendere se prima non s impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne quali è scritto. Egli24 è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi25 è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.26 Ma posto pur anco,27 come al Sarsi pare, che l intelletto nostro debba farsi mancipio28 dell intelletto d un altr uomo [ ], e che nelle contemplazioni de moti celesti si debba aderire ad alcuno, io non veggo per qual ragione ei s elegga Ticone, anteponendolo a Tolomeo e a Nicolò Copernico, de quali due abbiamo i sistemi del mondo interi e con sommo artificio costrutti e condotti al fine;29 cosa ch io non veggo che Ticone abbia fatta, se già al Sarsi non basta l aver negati gli altri due e promessone un altro, se ben poi non esseguito.30 22 quando d un altro: quando non si appoggiasse (maritasse) sull opinione di un altra persona. 23 stima: ritiene. 24 Egli: il libro dell universo. 25 mezi: mezzi. 26 laberinto: labirinto. 27 posto pur anco: anche ammesso. 28 mancipio: servo. 29 de quali al fine: dei quali abbiamo sistemi astronomici compiuti e definiti con estrema abilità (artificio). 30 esseguito: sviluppato. DENTRO IL TESTO Un cambiamento epocale Il metodo induttivo La metafora del libro 88 / IL SEICENTO I contenuti tematici Il brano presenta una vivace critica di Galileo nei confronti della cultura del suo tempo. Mentre padre Grassi, per avanzare le proprie argomentazioni, cerca di appoggiarsi all opinioni di qualche celebre autore (rr. 13-14), Galileo sostiene che per conoscere la verità è necessario osservare direttamente ciò che ci circonda. Per comprendere l universo non ci si può dunque affidare alla fantasia d un uomo (r. 16), ma alle verità che ci offre la matematica, perché la natura segue leggi che possono essere scoperte, comprese e interpretate soltanto attraverso il linguaggio sintetico e analitico dei numeri e delle forme geometriche. Senza questo prezioso strumento di indagine, all uomo non rimarrebbe che aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto (r. 23), smarrito all interno di un mondo del tutto incomprensibile. La conoscenza nasce dunque dalla natura: Galileo mette così in discussione il principio d autorità, il cosiddetto ipse dixit, l idea cioè che per procedere nella scienza sia necessario basarsi pedissequamente su concetti non verificati né verificabili, forti soltanto del nome di chi li ha affermati, spesso a partire da una visione erronea del mondo. Il metodo galileiano è invece di tipo induttivo: si deve partire dall osservazione dei fenomeni concreti per trarne leggi e regole di validità generale. Le scelte stilistiche L immagine centrale del ragionamento galileiano è la metafora dell universo come un libro (r. 19) che bisogna saper leggere. Non si tratta di una trovata originale, essendo stata riproposta, in tempi relativamente vicini all autore, anche dal filosofo umanista Pico della Mirandola e da molti scrittori rinascimentali, tra cui Tommaso Campanella. Tuttavia il concetto acquista qui una forza espressiva nuova nell evidenziare che la scrittura in un tale libro non deve essere poetica o fantastica, ma razionale e matematica. Impadronirsi di questo linguaggio rappresenta la condizione propedeutica a comprendere le leggi dell universo e la ricchezza della natura in tutta la sua varietà.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento