Il magnifico viaggio - volume 3

Glossario quente nel linguaggio familiare e non è raro nella lingua letteraria. Esempio: «Dalla semplice considerazione delle verità fin qui esposte egli è evidente che il fine delle pene non è di tormentare (C. Beccaria, Dei delitti e delle pene, par. 12). Poliptoto Figura retorica che consiste nel ripetere una parola già usata a breve distanza, modificandone il caso (o, nelle lingue non flessive, la funzione sintattica), il genere, il numero, il modo e il tempo. Esempio: «Cred io ch ei credette ch io credesse (Dante, Inferno, XIII, 25). Polisindeto Ripetizione della congiunzione tra più periodi, proposizioni o membri di proposizione fra loro coordinati. Esempi: «sì ch io mi credo omai che monti et piagge / et fiumi et selve sappian di che tempre / sia la mia vita (F. Petrarca, Canzoniere, 35, 9-11); «Ed io saperlo / e deggio, e voglio (V. Alfieri, Mirra, atto V, scena II, 142-143). Preterizione Figura retorica che consiste nell affermare di voler tacere qualcosa di cui tuttavia si parla o comunque si fa cenno. L effetto ricercato è, in realtà, di mettere in evidenza ciò che apparentemente viene tralasciato. Nel discorso comune compaiono molte forme rituali di p. ( meglio non parlare di , per non dire ecc.). Esempio: «Cesare taccio che per ogni piaggia / fece l erbe sanguigne / di lor vene (F. Petrarca, Canzoniere, 128, 49-51). Prolessi Costruzione sintattica (detta anche anticipazione) in cui una o più parole (o un intera proposizione) sono collocate prima di ciò che sarebbe richiesto dal costrutto ordinario. Esempio: «Guarda la mia virtù s ell è possente (Dante, Inferno, II, 11). Prosopopea Figura retorica che consiste nel raffigurare come persone esseri inanimati o entità astratte. Esempi: «quel loco, de lo qual Amor l ha tratto. / Io non m accorsi, quand io la mirai, / che mi fece Amore / l asalto agli occhi (Cino da Pistoia, Angel di Deo simiglia in ciascun atto, vv. 12-15); «Là, presso le allegre ranelle, / singhiozza monotono un rivo (G. Pascoli, La mia sera, vv. 11-12). Q Quartina Strofa di 4 versi, di qualsiasi misura. Si usarono q. monorime nella poesia ritmica latino-medievale. Nella poesia italiana la q. si trova per lo più in combinazione con altre strutture strofiche a formare componimenti di diversa natura; per es., le 2 q. del sonetto (seguite da 2 terzine ) o la ripresa della ballata grande. Un componimento di sole q. è detto anche quarta rima. Quinario Nella metrica, verso composto di 5 sillabe (o, più propriamente, di 5 posizioni metriche ), con un solo accento principale sulla 4ª, usato di solito con altri versi, talora anche da solo, specialmente alternando un quinario piano con uno sdrucciolo e viceversa. Due quinari accoppiati in un verso solo formano il quinario doppio, usato anche come metro barbaro per imitare il falecio latino. Esempio: «Mentre ne càlici / il vin scintìlla / si come l ànima / ne la pupìlla (G. Carducci, A Satana, vv. 5-8). R Registro (di comunicazione, di espressione) Ogni diverso modo di realizzare, nell atto linguistico, le diverse possibilità che offre un sistema linguistico o dialettale, soprattutto in rapporto al ricevente e alle finalità che chi parla o scrive si propone. Rima Identità fonetica nella terminazione di due o più parole, a partire dalla vocale tonica, particolarmente percepibile qualora tali parole si trovino a breve distanza in un testo in prosa o in fine di verso in testi poetici. Fanno r. o sono in r. vocaboli come testo : manifesto (r. piana, perché fra parole piane), virtù : tribù (r. tronca), veicolo : ridicolo (r. sdrucciola), biasimano : spasimano (r. bisdrucciola): queste coppie illustrano la r. perfetta. Quando l identità fonetica dalla tonica in poi non è assoluta, si ha una r. imperfetta, come nel caso dell assonanza o della consonanza . In un componimento poetico le rime vengono identificate a seconda della loro disposizione in una sequenza di versi; i tipi di disposizione fondamentali sono: r. baciata, quando procede per coppie (AABB); rima alternata, se le rime si alternano (ABAB); r. incrociata, se una coppia abbraccia un altra coppia (ABBA o ABA. ABA); r. invertita, se più sequenze si presentano con i componenti disposti in ordine inverso (ABC.CBA); r. ripetuta o replicata, quando i componenti di diverse sequenze rimano nello stesso ordine (ABC.ABC); r. incatenata, come nella terzina dantesca, che ha schema ABA.BCB.CDC.DED. Ripresa In musica e nella poesia destinata originariamente a essere cantata (per es., la ballata , il rispetto ecc.), ripetizione di una parte della composizione. Ritmo Nella metrica, l alternarsi, in un verso, di sillabe toniche e sillabe atone secondo determinate leggi: scandire il r. di un verso, leggerlo in modo da mettere in risalto tale alternanza; riferito alla metrica classica, e in particolare alla lettura moderna (in cui si accentano le arsi, generalmente lunghe, dei metri). In prosa, il succedersi degli accenti di frase, in genere senza leggi fisse (eccetto in qualche caso, come nel cursus della prosa d arte medievale), ma secondo il gusto e la sensibilità di chi scrive o parla. Anche, il componimento stesso che è caratterizzato dall opposizione di sillaba tonica a sillaba atona, rispetto al verso classico basato sulla quantità sillabica e vocalica. S Sdrucciolo In linguistica, che ha l accento sulla terzultima sillaba (it. esile). Versi s.; endecasillabi , settenari , ottonari s. sono quelli che, terminando con parola s., hanno 12 sillabe invece che 11, 8 invece che 7 e così via; ottave s., composte di versi sdruccioli. Esempi: «Ora cen porta l un de duri margini (Dante, Inferno, XV, 1); «D alghe tessuta e vimini / sia pur campestre e rustica (P. Rolli, Inverno, vv. 37-38). Senario Verso composto di 6 sillabe metriche, con accento principale fisso sulla 5ª sillaba; compare per lo più accostato ad altri versi. S. doppio o accoppiato è detto il verso costituito da due emistichi di 6 sillabe metriche ciascuno, separati da una cesura fissa, chiamato anche dodecasillabo. 645

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento