Il magnifico viaggio - volume 3

PROVA 1 120 125 130 135 140 145 150 155 160 Al ritorno dalla caccia, il principe tirò il capo di seta e suonò il campanello; ma suona pure, che prendi quaglie, suona pure, che passa il vescovo! Poteva suonare a martello; la fata faceva la stordita. Va allora in furia alla camera, e, non avendo la flemma di chiamare il cameriere e cercare la chiave, dà una spallata alla serratura, spalanca la porta, si caccia dentro, apre la finestra, e, vedendo la mortella sfrondata, cominciò a fare un gran piagnisteo, gridando, strillando, vociando: «O amaro me, o scuro me, o tristo me! E chi mi ha fatto questa barba di stoppa? E chi mi ha fatto questo trionfo di coppe? O rovinato, sconquassato, sprofondato principe! O mortella mia sfrondata, o fata mia perduta, o vita mia dolente, o gusti miei andati in fumo, o piaceri miei andati in aceto! Che farai, o Cola Marchionne sventurato? Che farai, infelice? Salta ora questo fosso; strappati da questa morsa! Sei scaduto da ogni bene e non ti scanni? Sei alleggerito di ogni tuo tesoro, e non ti sveni? Sei abbandonato dalla vita, e non dài di volta? Dove sei, dove sei, mortella mia? E quale anima più dura di un piperno mi ha devastato questo bel testo? O maledetta caccia, che mi hai cacciato da ogni contento! Oimè, sono spedito, son distrutto, sono morto, ho finito i giorni miei! Non è possibile che io campi per sperimentare questa sorta di vita senza la mia vita! forza che stenda i piedi, perché senza il mio bene il sonno mi sarà tribolo, il mangiare tossico, il piacere stitico, la vita acerba! . Queste e altrettali parole, da impietosire le pietre della strada, diceva il principe; e, dopo lunga nenia e amaro pianto, pieno di angoscia e di rabbia, non chiudendo mai occhio per dormire, né aprendo mai bocca per mangiare, tanto si lasciò invadere dal dolore, che la sua faccia, prima di minio orientale, diventò d orpimento, e il roseo prosciutto delle labbra si fece rancida sugna. La fata, che era tornata a germogliare dagli avanzi raccolti nel vaso, vedendo lo stato di disperazione e di malattia del principe gli apparve di nuovo e gli disse... «Su, su, principe mio, basta! Cessa questa nenia, asciugati questi occhi, lascia la collera, spiana questo volto contratto! Eccomi viva e bella, a dispetto di quelle male femmine, che, spaccatomi il cranio, fecero delle mie carni quel che Tifone del povero fratello! . Il principe, a questa vicenda che accadeva quanto meno si pensava, risuscitò da morte a vita, e, tornandogli il colore alle guance, il calore al sangue, lo spirito al petto, dopo averle fatto mille carezze, vezzi e tenerezze, volle sapere per filo e per segno come era andato il caso. E, appreso che il cameriere non ci aveva alcuna colpa, lo fece richiamare e, ordinato un gran convito, col buon consenso del padre sposò la fata. Al convito, oltre che tutti i principali del regno, volle che, in prima linea, fossero presenti le sette arpie, che avevano fatto macello di quella vitelluzza di latte. Sparecchiate le mense, il principe interrogò uno per uno tutti i convitati: «Che cosa meriterebbe chi facesse male a questa bella giovinetta? , indicando col dito la fata, così bella che saettava i cuori come folgore, tirava le anime come argano e trascinava le voglie come carro. E tutti quelli che sedevano a mensa, a cominciar dal re, dissero uno che meritava la forca, un altro che era degno di ruota, chi di tenaglia, chi di precipizio, chi di una pena e chi di un altra. In ultimo, toccò di parlare alle sette cernie, alle quali, sebbene questo discorso non troppo andasse a sangue e già si sognavano la mala notte, tuttavia, poiché la verità sta sempre dove tresca il vino, risposero: chi avesse animo di solo toccare quella delizia dei gusti d amore, sarebbe stato meritevole di esser sepolto vivo in una chiavica. A questa sentenza, pronunziata dalla propria loro bocca, il principe disse: «Voi stesse vi siete fatto il processo, voi stesse avete firmato il decreto. Resta che io faccia eseguire l or- Prove sul modello INVALSI / 631

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento